CyberSecurity, attacco allo Stortinget
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Lo scorso agosto i deputati del Parlamento norvegese, e i suoi impiegati, sono stati vittime di un attacco hacker. Adesso Ine Marie Eriksen Søreide, Ministra degli Esteri del Paese scandinavo, alza la voce e punta il dito contro Mosca.
L’accusa diretta al Cremlino
Dietro al cyber-attacco ci sarebbe la Russia, quindi. Ma se i russi sono lo spauracchio assoluto, soprattutto quando si parla di cyber-warfare, il discorso prende tutta un’altra piega a queste latitudini. E non solo perché la Norvegia è il primo membro della NATO che la Russia trova guardando a Ovest.
Lo scorso 1 settembre Oslo aveva reso pubblico il fatto di aver subìto un attacco hacker avvenuto durante il mese precedente. Buona parte delle mail del Parlamento norvegese era stata violata, e così documenti e contatti erano finiti chissà in quali mani occulte.
«In base alle informazioni raccolte, possiamo affermare che dietro ci fosse Mosca», ha affermato la Ministra. «Il fatto che rendiamo pubblico il responsabile, è un segnale forte delle autorità norvegesi», ha aggiunto, sottolineando la fermezza del governo norvegese. Ma l’ambasciata russa a Oslo ha respinto con veemenza le accuse definendole “seria provocazione”.
I dati dei Servizi Segreti
Nel comunicato ufficiale, la Ministra afferma:
La violazione dei dati mostra l’importanza di buone misure di sicurezza. Il nostro crescente utilizzo di soluzioni digitali significa che anche le minacce contro di noi si stanno spostando sulle superfici digitali. Il governo continuerà i suoi sforzi per rafforzare la nostra sicurezza digitale a livello nazionale e rafforzare la cooperazione a livello internazionale.
Le violazioni della sicurezza digitale possono essere evitate solo se sia le aziende che i privati contribuiscono al lavoro di sicurezza preventiva. Si raccomanda a tutte le aziende di seguire le raccomandazioni della National Security Authority (NSM) sulle password e i principi di base di NSM per la sicurezza ICT.
Lo scorso febbraio l’intelligence norvegese, la NIS, aveva lanciato l’ennesima allerta contro le operazioni russe nella regione, volte a destabilizzare la Norvegia e le sue attività. Nel Focus 2020 si legge che “le operazioni di influenza russa sono più sofisticate di quanto si sia visto prima, e ora sono meglio progettate per rivolgersi al pubblico in diversi Paesi“.
“La Russia utilizza i servizi segreti, le comunità di ricerca, i think tank e le società private per esercitare la propria influenza“, si legge nel rapporto NIS. “L’uso di attori non-statali ufficialmente non affiliati al Cremlino contro la popolazione di altre nazioni, rende più facile nascondere i veri legami con i funzionari russi“. E ancora: “In Norvegia, la Russia cerca di alimentare i disaccordi tra la parte settentrionale e meridionale del paese, e tra Oslo e la periferia, nell’ottica della Russia e del comportamento russo“.
Scontro tra le faglie
L’accusa della Norvegia arriva durante un periodo di relazioni sempre più tese con la Russia. Il Paese nordico ha recentemente espulso un diplomatico russo sospettato di spionaggio, provocando di conseguenza l’espulsione del suo omologo dal territorio russo.
Gli ultimi alert della NIS avevano sottolineato l’importanza di un rafforzamento delle difese informatiche della Norvegia. «I servizi di sicurezza e intelligence stanno collaborando strettamente per affrontare la questione a livello nazionale», ha affermato Eriksen Søreide.
La Norvegia è il membro dell’Alleanza Nordatlantica più vicino all’ingombrante vicino russo. E se la collaborazione e la cooperazione internazionale – sia a livello bilaterale sia internazionale – appaiono solide, va anche sottolineato come Washington voglia comunque utilizzare l’alleato scandinavo come “guardiano”.
All’inizio di marzo 2020 gli aerei da ricognizione e anti-sommergibile russi (ASW) sono stati trovati a volare molto più a Sud del cosiddetto “GIUK gap” (Groenlandia – Islanda – Regno Unito). L’area potrebbe rivelarsi uno degli snodi più importanti per le marine della regione in caso di conflitto.
Leonardo Parigi
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- Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia, giornalista pubblicista, collabora con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale. Ha fondato e dirige il portale on-line Osservatorio artico.
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