Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, l’appello di SOS Villaggi dei Bambini
La pandemia ha causato la più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia: in occasione della Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, SOS Villaggi dei Bambini sottolinea la necessità di investire nella scuola e di creare un “patto educativo territoriale”
Periodo di riapertura delle scuole, periodo di paure e polemiche, dubbi e una sola certezza: la scuola deve riaprire e ripartire, migliorandosi, perché è il primo vero argine alle diseguaglianze e alla povertà educativa e materiale di ogni individuo. I dati parlano chiaro: per l’Oms la pandemia da Covid-19, ha portato alla chiusura delle scuole per quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 Paesi. La più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia. Oggi, 8 settembre, Sos Villaggi dei Bambini, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, chiede un grande impegno collettivo per contrastare l’emergenza educativa, che non fa che aggravare le diseguaglianze già generate da povertà e disagio sociale.
L’emergenza educativa in dati
Ciò vale sia in Italia, che nel mondo, dove sono 250 milioni i bambini che non sanno né leggere né scrivere né contare. Sono cifre drammatiche, se accostate a quelle che riguardano la condizione socio-economica delle famiglie in Italia, dove, secondo i dati Istat 2019, sono oltre 1,8 milioni i nuclei in condizioni di povertà assoluta, con 1 milione e 260 mila bambini coinvolti. La pandemia ha aggravato le diseguaglianze con il digital divide che ha lasciato indietro milioni di studenti. Dei quasi 1,6 miliardi di studenti le cui scuole hanno chiuso, circa 463 milioni, oltre il 30% non sono stati in grado di accedere alla didattica a distanza, secondo i dati Unicef. Le disparità sono particolarmente acute nei Paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana, dove quasi il 90% degli studenti non ha accesso a un computer e l’82% non ha Internet da casa, secondo i dati dell’Unesco.
1/3 degli alunni nel mondo (463 milioni) non ha avuto strumenti e ambienti idonei per usufruire della didattica a distanza durante la chiusura delle scuole per #COVID19: i dati nel nuovo rapporto UNICEF https://t.co/pO0fKDOSuv
Italia, la nostra petizione https://t.co/KFBIpAyNDI pic.twitter.com/FAZaETqe7i
— UNICEF Italia (@UNICEF_Italia) August 28, 2020
La scuola presidio di tutela
«La chiusura delle scuole, sia pur necessaria – ricorda Samantha Tedesco, Responsabile Advocacy e Programmi di SOS Villaggi dei Bambini – ha danneggiato tutti i bambini ma, come tutte le crisi, ha avuto ripercussioni maggiori sui bambini che appartengono a famiglie vulnerabili; parliamo di giovani vittime di violenza, di bambini che vivono in case-famiglia, di minorenni stranieri non accompagnati».
È soprattutto per loro, spiega Tedesco, per i bambini e i giovani più deboli, che la scuola è non solo il luogo in cui apprendere, ma spesso la possibilità di un pasto sano e completo al giorno: «Per molti bambini, purtroppo, è l’unico pasto completo dell’intera giornata. La scuola è la possibilità quindi di alimentare il corpo e la mente, è la possibilità per molti bambini non solo di mangiare, ma di essere “visti” da adulti competenti, di fare sport, di essere considerati bambini e ragazzi con bisogni propri. La scuola è un presidio di tutela per i bambini vulnerabili».
Una discriminazione silenziosa
Se si pensa che, in Italia, durante il lockdown 1 bambino su 10 non è riuscito a seguire la didattica a distanza e ha quindi abbandonato in maniera silenziosa la scuola, 1 bambino su 5 non è riuscito a fare i compiti, risulta ancora più chiaro quanto sia necessaria la scuola. D’altronde lo dimostrano altri dati, ancora più allarmanti: le segnalazioni ai centri antiviolenza sono aumentate rispetto allo stesso periodo 2019, segno che, durante questi mesi, sono aumentati i bambini che hanno subito violenza in diverse forme, anche violenza assistita, mentre gli interventi educativi domiciliari sono stati annullati perdendo la possibilità di monitorare le situazioni già critiche.
Occasione di rinascita
L’unica strada da intraprendere per invertire questa rotta che porta a una discriminazione ulteriore di quei bambini che già prima della pandemia erano in condizioni di disagio, è quella di investire. Il problema e la necessità di affrontarlo sono globali, ma per quanto riguarda l’Italia, Sos Villaggi dei Bambini lancia un appello affinché la scuola rinasca dalla crisi.
«Non chiediamo di tornare alla scuola di prima – ribadisce Samantha Tedesco – perché la normalità della scuola di prima non andava già bene. Ci eravamo solo adattati. Il rapporto numerico 1:25 non andava bene nemmeno prima».
La situazione era evidentemente già compromessa prima della pandemia, quest’ultima può paradossalmente essere un’occasione: «Chiediamo che dall’esperienza del Covid-19 nascano idee nuove. Serve un “patto educativo territoriale” come stiamo dicendo in molti. Investiamo sulle figure educative, mappiamo i luoghi del territorio, osiamo andare oltre le sentinelle o gli assistenti civici per controllare il rispetto del distanziamento fisico».
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