Il nocciolo del problema. La corilicoltura intensiva che invade l’Italia

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Da Alba ad Avellino, passando per Cuneo, Terni, Viterbo. E poi parti di  Abruzzo, Molise, Puglia. L’ultima moda dell’agricoltura intensiva si chiama coricoltura, e l’Italia ne è diventata alfiere. Secondo produttore mondiale con una quota di mercato del 12%, infatti, la Penisola viene dopo solo alla Turchia con il suo temibile 70%. Il Lazio è la prima regione produttrice, con 45.967 tonnellate l’anno, 45.000 nella sola Viterbo. Poi c’è la Campania con 39.590 tonnellate. Solo ad Avellino se ne contano 15.200. In terza posizione il Piemonte, nonostante la notorietà della specie più rinomata, la Tonda gentile delle Langhe, con poco più di 20.000 tonnellate l’anno.

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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