Debito ecologico, la responsabilità è dei Paesi ricchi per oltre il 70%
L’umanità consuma troppe risorse, ma non tutti gli umani lo fanno allo stesso modo. Il divario tra Nord e Sud del Mondo è enorme: i Paesi ricchi sono i principali responsabili del debito ecologico e della crisi climatica. A pagarne le conseguenze sono quelli più poveri
Ogni anno, il cosiddetto Overshoot day ci ricorda che siamo in debito con la Terra. Di volta in volta, tra l’altro, sempre prima: nel 2021, il giorno in cui l’umanità ha esaurito le risorse a sua disposizione è stato il 29 luglio, invece, nel 2020, il 22 agosto. E se guardiamo la sequenza dal 1970 in poi è evidente un trend preoccupante per cui ogni anno il nostro debito ecologico aumenta. Ma cosa significa esattamente questo? L’ Overshoot day è una giornata simbolica che pone però l’accento su una tematica di estremo rilievo. Le risorse sulla Terra non sono infinite e, in ogni caso, hanno dei tempi di rinnovo che sarebbe bene rispettare. L’umanità, con i suoi 8 miliardi di abitanti, ne consuma quantità eccessive, oltre le capacità di rigenerazione naturali.
Guarda il video sull’Overshoot Day
Avere un debito ecologico significa quindi consumare più risorse di quante se ne hanno a disposizione andando ad attingere a quelle che andrebbero consumate l’anno successivo. Il che si traduce, in definitiva, in un impatto ambientale via via più elevato. In questo, le responsabilità risiedono negli attuali modelli socio-economici, ma non tutti i Paesi hanno avuto lo stesso peso.
Secondo uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, le nazioni ad alto reddito sono responsabili del 74% dello sfruttamento globale di risorse in eccesso, guidato principalmente dagli Stati Uniti (27%) e dai paesi ad alto reddito dell’Ue (25%). La Cina è responsabile per un 15%, mentre il Sud del Mondo (ovvero, i paesi a basso e medio reddito di America Latina e Caraibi, Africa, Medio Oriente e Asia) ne è responsabile appena per l’8%. I soli Paesi a reddito medio-basso e basso, nel complesso, hanno persino consumato meno dell’1% delle 2,5 mila miliardi di tonnellate di risorse utilizzate dall’umanità tra il 1970 e il 2017. Un divario enorme da sempre sospettato che però, per la prima volta, è stato confermato da uno studio scientifico sottoposto a revisione paritaria. Dei risultati che sottolineano quanto le nazioni più ricche del Pianeta – le quali rappresentano appena il 16% degli Stati totali – siano i principali motori del collasso ecologico globale e che pertanto devono ridurre urgentemente il loro uso delle risorse fino a raggiungere livelli più equi e sostenibili. «In media – hanno commentato i ricercatori che hanno condotto lo studio – l’uso delle risorse da parte dei Paesi ad alto reddito dovrebbe diminuire di almeno il 70%. Tali riduzioni richiederanno una legislazione forte sull’estrazione interna di risorse nonché sull’impronta complessiva dei materiali lavorati. Il Parlamento europeo – hanno aggiunto – ha recentemente fatto dei passi in questa direzione chiedendo alla Commissione europea di adottare degli obiettivi vincolanti per ridurre tali impatti entro il 2030 e portarli entro i limiti del Pianeta non più tardi del 2050».
E l’Italia? In mezzo secolo, la nostra Penisola ha consumato 31,5 Giga tonnellate di risorse in eccesso, il 3% del totale globale, accumulando, di conseguenza, un debito ecologico enorme: l’ottavo più grande al livello mondiale. Un discorso analogo, inoltre, può esser fatto guardando alla crisi climatica.
Lo stile di vita della popolazione del Nord del Mondo – così come ha portato ad un maggior consumo di risorse – ha anche fatto sì che questa rilasciasse in atmosfera la più elevata concentrazione di gas ad effetto serra.
Di fatto, la responsabilità nei confronti della crisi climatica attuale è per oltre il 90% in carico ai Paesi più ricchi. Paradossalmente, però, a pagarne le conseguenze sono perlopiù i paesi poveri in quanto sia maggiormente esposti che vulnerabili. Le popolazioni delle nazioni a basso reddito, infatti, da un lato, vivono in luoghi del Pianeta in cui gli effetti del cambiamento climatico sono più accentuati e, dall’altro, mancano di strumenti e risorse economiche per fronteggiarli. Per questi motivi, anche nell’ambito della Cop26 di Glasgow, i rappresentanti dei Paesi del Sud del mondo hanno ribadito la necessità di essere sostenuti economicamente affinché possano arginare le conseguenze negative del riscaldamento globale. Nonostante le appurate responsabilità, tuttavia, le nazioni ricche procedono ancora timidamente in questo senso.
Saperenetwork è...
- Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna
Ultimi articoli
- Mostre7 Marzo 2024Grab, tra ecologia e cultura, il percorso ciclabile che può trasformare Roma
- Animali11 Maggio 2023Madrid, ecco Photo Ark, la mostra fotografica sugli animali in via d’estinzione
- Notizie15 Marzo 2023Clima, il ghiaccio marino antartico è ai livelli più bassi mai registrati
- Primo piano3 Marzo 2023Il nucleo della Terra ha invertito il suo senso di rotazione? La scoperta dei ricercatori cinesi al di là dei sensazionalismi