Felini fantastici e dove fotografarli (tra le calli di Venezia). Dialogo con la “gattografa” Marianna Zampieri
L’autrice del progetto fotografico Cats in Venice ritrae i gatti veneziani narrandone i legami con gli umani e la funzione all’interno di luoghi e comunità
Tre libri di foto e storie di trecento gatti veneziani che abitano una città senza auto e dove il tempo sembra essersi fermato. La gattografa Marianna Zampieri racconta da cinque anni la vita dei gatti nella città lagunare. Sfogliando le pagine si rimane incantati dal fascino e dall’aura di mistero che provengono sia dai felini che dalle scenografie urbane: calli, campielli e palazzi popolari o gotici e settecenteschi della “città dei canali”. Le immagini in bianco e nero della collana “Cats in Venice” sono arrivate anche all’estero.
Marianna, come è nata questa passione per la fotografia dei gatti? E perché si definisce “gattografa”?
Mi definisco “gattografa”, o “catographer”, perché fotografo solo gatti. Ho da sempre un grande amore per i gatti che si è espresso con la fotografia. A seguito dell’adozione del mio gatto Hartur, undici anni fa, ho iniziato, come tutti, con il cellulare sempre in mano, a fotografare il gatto di casa, fino a che mio marito mi ha regalato una reflex e così ho cominciato a uscire di casa sempre alla ricerca di gatti. Da quel momento è scoppiata questa passione. La fotografia è un linguaggio per esprimere quello che vedo e sento nei felini. Mi piace molto stare dietro la macchina fotografica e avere l’opportunità di incontrare un sacco di gatti.
Quale caratteristica dei suoi soggetti la colpisce maggiormente?
L’indipendenza. Il fatto che i gatti fanno sempre quello che vogliono: il rapporto con il felino non è mai scontato, si costruisce giorno per giorno, è quasi un rapporto alla pari. Il fatto di fotografare un gatto è una sfida con me stessa. Ogni volta non so che opportunità avrò, cosa riuscirò a cogliere, né quanto tempo il gatto che incontro mi concederà per scattare.
Immagino non sia facile fotografare un animale. Come riesce ad entrare in sintonia con loro?
Nei primi tempi ho iniziato a fotografare i gatti incontrati fuori di casa. Sono gatti schivi, non abituati all’incontro diretto con persone e quindi la distanza tra me e il gatto era sicuramente maggiore. Da quando ho iniziato il progetto “Cats in Venice”, ho trovato gatti completamente diversi. I gatti veneziani sono abituati alla vicinanza con le persone e mi permettono di avvicinarmi di più. Ora uso una macchina fotografica Mirrorless che è meno ingombrante. Venezia si gira a piedi, un’attrezzatura più leggera e maneggevole mi agevola molto.
Quali strategie usa per avvicinare i felini così liberi ed imprevedibili?
La prima foto la scatto a distanza, per scoprire come l’animale reagisce al rumore della macchina fotografica. Vedersi puntare un obiettivo addosso è come avere di fronte un grande occhio che lo scruta. Dopo un po’ alla volta, cerco di avvicinarmi molto lentamente per capire fino dove posso arrivare. I gatti nella maggior parte dei casi si lasciano avvicinare. Alcuni non mi lasciano il tempo di scattare, perché appena mi metto alla loro altezza per riprenderli, vengono a strusciarsi addosso per essere accarezzati. Alcuni sono molto espansivi e vivaci, per i più schivi uso il cavo del telefonino, lo muovo per attirare l’attenzione. È un gioco che propongo per dare inizio ad un contatto, un pretesto per avvicinarli. L’incontro deve essere un momento piacevole per entrambi. Altre volte faccio rumore con gli anelli, un suono per destare attenzione e vedere se al gatto piace giocare. Abitualmente vado a Venezia una volta alla settimana, al sabato, da sola, perché i gatti non vogliono essere circondati da tante persone.
Servono molti appostamenti prima di riuscire a fotografarli?
Sono i gatti che dettano modalità e tempi. La difficoltà maggiore è trovarli: di solito vado dove mi è stata segnalata la presenza. Ho cominciato chiedendo ai gruppi Facebook, per avere indicazioni sulle zone dove trovare i felini, quindi, raccolgo le segnalazioni dei luoghi frequentati da un determinato gatto e li segno sul Google Map. C’è tutta una organizzazione dietro, ma il gatto non sempre è presente nel luogo previsto anche se li vi abitano i proprietari. Ci sono stati gatti che ho cercato anche per più di un anno, perché magari sbagliavo l’orario in cui mi recavo sul luogo in cui erano stati avvistati. Ora che il progetto “Cats in Venice” è più conosciuto sono i proprietari stessi che mi contattano per far fotografare il loro gatto. Il problema a volte è che ho solo la storia, ma non la foto del gatto. Ad esempio, c’è un gatto che cerco da più di un anno, è un gatto che gira tantissimo, non sta fermo in un luogo; tutti lo hanno fotografato tranne me. Se lo trovo e lo fotografo mi sentiranno urlare di gioia”.
Marianna, in realtà cosa desidera raccontare con queste foto e con questi libri?
La parte più interessante sono le storie. E poi Venezia ha un rapporto così stretto con i suoi gatti.
Per questo ha scelto Venezia e non un’altra città?
Venezia nell’immaginario collettivo è legata ai gatti. Quando andavo in gita da piccola c’erano tantissimi felini, anche non tenuti bene, poi c’è stata un’opera di contenimento e di maggior cura da parte di una associazione. Ora a Venezia si incontrano gatti ben curati, nutriti, con proprietari. L’assenza di auto mi permette di trovare una concentrazione di gatti all’aperto, e soprattutto sono tranquilli e quindi si lasciano avvicinare. Inoltre, mi piace molto ambientare le foto in modo che, oltre al soggetto, si possa riconoscere sullo sfondo la città e Venezia nelle foto in bianco e nero rappresenta per me l’ambiente ideale.
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E la scelta di scattare foto in bianco e nero invece che a colori, ha un motivo?
Fare le foto in bianco e nero è forse inusuale per fotografare degli animali, ma questo è un progetto che realizzo per passione, non è su commissione. Ho scelto il bianco e nero perché mi piace l’idea che una foto si possa vedere fra dieci anni e non si collochi nel tempo. Venezia è una città senza tempo e si presta per le mie foto in bianco e nero e poi c’è più … spiritualità nelle immagini. Inoltre, il bianco e nero allontana le distrazioni e concentra tutto lo sguardo sul soggetto. So che la scelta di fare foto agli animali in questa modalità è poco usuale, ma è un gusto mio personale”.
Che tipo di pubblico è quello che acquista i suoi libri, che ammira le sue foto, che frequenta le sue mostre?
Sono per la maggior parte amanti dei gatti, proprietari o appassionati, un pubblico di gattofili: siamo in tanti. C’è anche una parte di persone appassionata di Venezia che apprezza il fatto di vedere le foto degli scorci della città con i gatti. E poi il racconto delle storie dei felini fa la differenza. Cerco le informazioni, li vado a conoscere, li racconto. Ci sono gatti che seguo da cinque anni che hanno cambiato di casa, per cui devo aggiornare le storie. Ad esempio, qualche tempo fa è venuto a mancare un gatto molto noto. C’è un ponte chiamato il Ponte Storto o dei Muti in cui abitavano tre gatti razza Maine Coon, di taglia molto grande, erano di una famiglia che poi si era trasferita altrove. Ma i gatti erano rimasti lì ed erano senza proprietari: in breve tempo attorno a loro si è raccolta una comunità di persone che per quattordici anni li ha accuditi. Quando è mancato uno dei tre gatti ho collaborato alla stesura di un articolo uscito nel giornale locale. In quella occasione tra i gatti e la comunità umana si era formato proprio un forte legame. I gatti erano il simbolo, la caratteristica di quel ponte. Ora se cerchi il Ponte dei Muti trovi che è anche chiamato Ponte dei Gatti. Sono storie che raccontano di un rispetto enorme per gli animali, erano felini che avevano perso un proprietario e che erano diventati di tutti, un po’ come i gatti adottati dal condominio. Sono belle vicende, ricche di umanità, sono queste che voglio far conoscere.
Ha qualche progetto per il futuro?
Con le consulenti della relazione felina Cecilia Morello, Elena Savani, Anna Mozzati stiamo organizzando eventi in varie città d’Italia per migliorare le conoscenze e la consapevolezza dei cittadini sul mondo felino. In questi incontri proiettiamo le immagini del mio progetto sui gatti di Venezia e le consulenti della relazione felina illustrano il comportamento dei felini, le loro caratteristiche e i bisogni. Sono incontri molto utili per rendere consapevoli i proprietari sulla responsabilità che comporta avere un gatto in casa e dell’importanza di garantirgli molteplici esperienze per una vita felice.
Saperenetwork è...
- Stefania Bernardotto vive a Vicenza, insegnante, si è laureata in Archeologia all’Università degli Studi di Padova, è appassionata di storia e di arte. Ama scrivere poesie e alcune sono state pubblicate. Pratica Mindfulness di cui ha titolo di facilitatore. Le sue passioni sono la pittura e la fotografia. Ama gli animali, le piante e i fiori. Il giardino e l’orto biologico sono i suoi hobby insieme al nordic walking che preferisce praticare immersa nella natura, nel silenzio delle montagne o ammirando il tramonto sul mare, momenti che ispirano i suoi versi.
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