Energia dal compost, il progetto di ZeroC per l’economia circolare nell’hinterland milanese

La bioraffineria progettata da ZeroC sarà la prima del genere in Italia. Permetterà di trasformare i rifiuti organici di sei comuni nell'area metropolitana di Milano in energia e biometano (Foto: ZeroC)

I comuni dell’hinterland milanese guardano verso l’economia circolare. In particolare quelli che aderiscono a ZeroC, vale a dire la società interamente pubblica che sostiene la transizione ecologica nel ciclo dei rifiuti a Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Cormano, Pioltello, Segrate e Sesto San Giovanni.

 

Conferenza stampa ZeroC
Un momento della conferenza stampa alla quale hanno partecipato Massimo Centemero del Consorzio italiano compostatori, l’amministratore di ZeroC, Andrea Lanuzza, e il tecnico Gianluca Longu

 

I dati, presentati ieri in conferenza stampa, lo confermano: la frazione umida raccolta in queste sei località sfiora il 95% di purezza, una percentuale dunque ormai prossima alla soglia ottimale che prevede soltanto il 2,5% di materiale non compostabile, secondo le rilevazioni effettuate durante gli ultimi due anni da Ispra e Cic (Consorzio italiano compostatori). Una base importante, che deriva da un percorso di coinvolgimento e consapevolezza delle comunità locali. E che guarda verso un progetto fortemente innovativo, centrato proprio sulla valorizzazione della “Frazione organica del rifiuto solido urbano”: la nascita di una bioraffineria che produca oltre 240 mc/h di biometano, in grado di alimentare circa 2.200 utilitarie.

 

Rappresentazione grafica della Strategia europea per la Bioeconomia
La strategia europea per la bioeconomia (Fonte: European Commission. “Bioeconomy Strategy”. Ec.europa.eu, https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/research-area/environment/bioeconomy)

 

Un impianto, il primo di questo genere in Italia, integralmente carbon neutral, nel quale sarà trattata la frazione organica proveniente dai sei Comuni soci e i fanghi di depurazione per produrre inoltre energia, sia elettrica che termica, fertilizzanti. La piattaforma permetterà inoltre, attraverso processi di fermentazione allo studio attraverso progetti europei, di estrarre alcuni polimeri biodegradabili, i Pha, fondamentali nella produzione di bioplastiche compostabili con proprietà meccaniche superiori. Tutto si basa, appunto, sulla valorizzazione industriale del rifiuto organico, la Forsu appunto, come ha spiegato Andrea Lanuzza, amministratore unico di ZeroC:

 

Andrea Lanuzza
Andrea Lanuzza è l’amministratore unico di ZeroC, società interamente pubblica nell’area metropolitana di Milano

 

«La Forsu è una risorsa davvero preziosa. Per questo occorre prima di tutto differenziare e poi migliorare la qualità per ridurre la percentuale di materia non compostabile nel rifiuto, ad esempio abbattendo l’uso di sacchetti sbagliati e differenziando correttamente alcuni tessili sanitari come gli assorbenti».

La ricerca,  presentata dal direttore del Cic, Massimo Centemero, e dal tecnico Gianluca Longu, ha fotografato del resto quali siano gli aspetti da migliorare nella fase di raccolta sul territorio, a patire dalla presenza nell’organico di rifiuti che andrebbero conferiti altrove: i sacchetti di plastica o la plastica presente all’interno dei sacchetti rappresentano quasi il 34% del “materiale non compostabile”, i tessili sanitari, vale a dire i pannolini, oltre il 12%. Mentre gli inerti, comprese le lettiere degli animali domestici, insieme a vetro e metallo costituiscono un ulteriore 18%.

 

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A questo fine ZeroC si appresta a lanciare una campagna di comunicazione che prevede advertising cartaceo, strumenti digitali, incontri pubblici: «Sono previsti sei appuntamenti ludico-formativi il sabato pomeriggio, tra aprile e maggio, presso i parchi di ciascun comune socio per sensibilizzare bambini e adulti sull’importanza del corretto conferimento dell’umido – spiega ancora Andrea Lanuzza – Sono proprio i cittadini i primi protagonisti della transizione ecologica che intendiamo attuare». Una sfida per l’intera comunità locale, insomma, che la società consociata da Gruppo Cap e dai sei comuni punta a sviluppare come un punto di riferimento nazionale nella valorizzazione industriale del rifiuto organico:

«La biopiattaforma è una raffineria unica nel suo genere in Italia, un imponente progetto industriale di economia circolare applicata al rifiuto – conclude l’amministratore unico di ZeroC – È necessario l’impegno di ciascun attore della filiera per capitalizzare al massimo i benefici che può dare in termini economici e ambientali».

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Roberta Sapio
Riminese, di formazione giuridica, ha collaborato con l’Università di Bologna e di Buenos Aires, si è occupata a lungo di editoria e comunicazione. Attualmente scrive per diverse testate giornalistiche,cartacee e on line. Si occupa di comunicazione e eventi in campo ambientale, culturale e artistico nel settore privato.

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