Quello Yoga di primavera che ci riconnette al mondo
Con il lockdown in molti hanno iniziato a praticare la meditazione. Un po’ mossi dall’insicurezza del momento, un po’ dalla stasi eccessiva, un po’ dalla disponibilità di tempo libero. E proliferano le esperienze in rete che favoriscono l’incontro con se stessi, spesso in una dimensione collettiva
Ve li ricordate quelli che fino a qualche settimana fa chiamavamo “gli incastri”? Tutto quel sistema fatto di movimenti prestabiliti tra percorsi di lavoro, spesa, attività sportiva, ai quali si sommavano gli appuntamenti extra che andavano dal dentista dei figli, all’imprevisto alla posta, all’aperitivo con le amiche?
Ecco una delle prime cose che questa quarantena ha fatto crollare è stata proprio questa: la rete degli incastri.
Da soli. Insieme alla nostra autodisciplina
In molti abbiamo inizialmente tirato un respiro di sollievo accorgendoci che potevamo rallentare e che non dovevamo arrampicarci sugli specchi nella ricerca di giustificazioni per cancellare appuntamenti e impegni che riempivano le nostre fitte liste di cose da fare.
Non sapevamo che stavamo mettendo il tasto del pilota automatico su off. Niente più lavastoviglie da svuotare nel tempo del gorgoglio della moka, niente lista di appuntamenti da fissare nel tempo esatto del percorso casa-lavoro, niente più borsone per il kung fu serale infilato nel porta bagagli della macchina già di prima mattina. Insomma tutto quello che facevamo appoggiandoci a una rete di automatismi più o meno collaudata è venuto meno e siamo rimasti soli insieme alla nostra autodisciplina.
Il crollo della ritualità delle nostre giornate ha presto mostrato l’altra faccia della medaglia: il rischio della perdita di un ritmo e della caduta a picco nel buco nero dei pensieri più ossessivi.
Yoga è unione
Mentre gli psicologi distribuivano i primi consigli per una sopravvivenza psichica in quarantena, partendo proprio dall’ancoraggio al ritmo diario e a quello settimanale, in molti hanno iniziato a praticare lo yoga.
Sul web si sono moltiplicate lezioni di ogni tipo, dal classico Hatha Yoga con la sua buona dose di lavoro fisico, al Dhyana Yoga incentrato sugli aspetti più meditativi, al Kundalini Yoga basato sulle precise sequenze di lavoro fisico, respiro e meditazione, al Laya Yoga sostenuto dall’uso del suono con i mantra….
E se già esistevano diverse app e canali Youtube dedicati alla pratica dello yoga, quello che maggiormente caratterizza questo periodo di quarantena sono le lezioni in streaming.
Lo yoga è l’unione della coscienza unitaria individuale con l’Infinito. È quindi uno strumento per mettere in relazione la nostra personale solitudine esistenziale con quella di ogni altra singola forma di vita nell’Universo e da qui percepirci parte del Tutto. Niente di più terapeutico per superare l’isolamento.
Così, dai più inesperti principianti ai praticanti navigati, in tanti aspettano l’orario della lezione come momento di collegamento con il resto del mondo.
In contatto con se stessi
«Ma io non ho mai fatto yoga, sono proprio un super principiante… Posso partecipare lo stesso?». È il leitmotiv nelle chat degli insegnanti, e ancora: «Avrei sempre voluto iniziare, chissà che questa non sia la volta buona…» e poi «Devo correre ai ripari il prima possibile, sennò finisco male…».
Ognuno ha la sua motivazione. Chi mosso dall’eccessiva sedentarietà sente il bisogno di fare qualcosa per la sua schiena bloccata ore al computer, chi ritrovandosi un po’ perso davanti all’inaspettato tempo libero prende il coraggio per iniziare qualcosa che stava aspettando da tempo, chi ancora sente di aver bisogno di recuperare un ritmo e di fermare la corrente dei pensieri. Quasi tutti percepiscono di avere bisogno di lavorare sulle proprie paure, di imparare a danzare con l’incertezza, di stare nel proprio silenzio e conoscersi. Se la pandemia ci sta impedendo il contatto con l’altro allora il desiderio di abbraccio lo rivolgiamo verso noi stessi.
Nello spazio-tempo dell’Ohm
La pandemia ha reso visibilmente concreta e presente la potenza dell’umanità unita e la responsabilità di ogni singola persona rispetto alla collettività. Così, all’orario della lezione sullo schermo del pc o del telefono iniziano a aprirsi una dietro l’altra le finestre dei partecipanti alla classe.
Ognuno sul suo tappetino, ognuno con il suo bagaglio di gioie e sofferenze. Ci si saluta, ci si aggiusta nella posizione a gambe incrociate e poi «Ohm…», inizia la lezione. Ognuno recita il mantra di apertura in solitudine nella consapevolezza che contemporaneamente ogni partecipante alla classe sta vibrando sulle stesse frequenze.
Ascolta dal vivo i brani musicali per la meditazione
Dalle lezioni più intime dove ci si conosce un po’ tutti, si arriva fino a quelle di centinaia di persone che salutano dalle case sulle spiagge nel sole del Messico, agli attici di New York, dagli appartamenti nei condomini metropolitani con aspirapolvere e stendi panni nello sfondo, alle case in campagna con camini scoppiettanti.
Attraversando fusi orari e paralleli l’ohm risuona avvolgendo il mondo.
Saperenetwork è...
-
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.