Il fascismo nel piatto e la rivoluzione necessaria. La lezione di Vandana Shiva
Mozzarelle di finte bufale e finti filantropi, fake-meat, Bill Gates e le multinazionali che “seminano“ il nostro destino. Un intervento lucido e appassionato, come sempre, quello della fisica quantistica ed economista, all’EireneFestival di Roma per presentare il suo ultimo libro
«Per noi è normale far coincidere la democrazia con la libertà, ma non è esatto. La democrazia ha molte facce e una lunga storia. In Grecia, dov’è nata, era la partecipazione esclusiva alle decisioni dei privilegiati, ovviamente fuori le donne e gli schiavi. E negli ultimi trent’anni quella che chiamiamo democrazia è in realtà la dittatura del neoliberismo. Ci siamo abituati a pensare che votare vuol dire scegliere i propri leader, ma anche questo non è vero. Sono i soldi che scelgono chi ci governa, il potere economico del nuovo fascismo». Quello che più colpisce di Vandana Shiva è la naturalezza sorridente con cui pronuncia affermazioni come questa. Analisi lucidissime e impietose, tragicamente vere, taglienti come la spada di Kill Bill. Si è chiusa con il suo intervento a Roma la prima edizione di EireneFest, il festival del libro per la pace e la nonviolenza, quattro giorni intensi di incontri e titoli, dibattiti e confronti internazionali per ribadire che un altro sguardo sul mondo è possibile, che un altro approccio alla guerra è doveroso e che proprio i libri possono guidarci verso cammini e scelte profondamente alternative al “nuovo fascismo”.
Guarda il video di Vandana Shiva all’EireneFest 2022
Fisica quantistica ed economista militante, autrice di oltre venti libri e vincitrice nel 1993 del Rightly Livelihood Award, il Nobel per la pace alternativo, Vandana è forse la più nota teorica dell’ecologia sociale e una delle ambientaliste e eco femministe più famose del mondo.
Nata in Utter Pradesh, da oltre quarant’anni ha fatto della battaglia contro gli Ogm e le multinazionali la sua ragione di vita: prima le battaglie contro i fertilizzanti, poi la fondazione nel 1992 del movimento Navdanya (“Nove semi”, quelli sufficienti a garantire la sopravvivenza alimentare a qualunque contadino indiano) che ha contribuito non poco ai primi accordi internazionali per la protezione della biodiversità e la repressione della biopirateria, infine l’impegno contro la “proprietà intellettuale” che Monsanto & co. rivendicano sui semi sterili con cui hanno infestato il mondo.
Ma oggi serve una marcia in più. La guerra e prima ancora il covid 19, ultimo arrivato dei 300 patogeni che da trent’anni mettono a rischio la salute nostra e di tutte le specie viventi del pianeta, sono la prova che «non possiamo salvarci senza cambiare il paradigma economico, culturale e ambientale che regge le nostre vite. Solo scegliendo la via della cura, nel rispetto della Terra, consegneremo alle nuove generazioni un mondo migliore».
Diceva Gandhi che «Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità» e si intitola Dall’avidità alla cura. La rivoluzione necessaria per un’economia sostenibile l’ultimo libro di Vandana Shiva, da poco uscito per Emi Edizioni e presentato proprio al festival, dopo un tour in Italia che l’ha vista anche tra gli allevatori di bufale del nostro Sud. «Una mozzarella senza latte di bufala non è una mozzarella e la fake-meat non è carne. Lo dico a voi che siete in Italia i creatori della dieta mediterranea che è un valore perché è figlia della biodiversità alimentare» ha detto la scrittrice. E ancora:
«La Monsanto è stata comprata dalla Bayer e l’obiettivo non è più di produrre cibo ma di coltivare materie prime per i laboratori alimentari. Non piante, cereali o ortaggi ma proteine e carboidrati per creare qualcosa di totalmente sintetico e processato. Non ci cascate! I cibi pseudo-vegetali come la simil-carne, il simil latte o il simil-pesce che ci vengono proposti come cibo del futuro in realtà sono cibi ultra-trattati che generano le malattie croniche che ben conosciamo. È questa la posta in gioco: verità contro falsità, salute contro malattia, libertà contro tecnofascismo».
Ce n’è per tutti ed è giusto che sia così. Perché da un lato c’è la Terra Madre, come intitolò Ermanno Olmi il documentario del 2009 che mostrava la raccolta del riso nella valle del Doon dove sono custoditi i semi delle varietà locali di riso, tramandati di generazione in generazione, la Terra viva dove tutto si rigenera e si custodisce; e dall’altro i modelli di sviluppo, produzione e consumo della globalizzazione e della deregolamentazione che punta all’eliminazione dell’essere umano.
Quell’1% di multimiliardari che ad ogni crisi si arricchiscono ancora di più e incarnano l’avidità mascherata da filantropia.
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Vandana Shiva punta il dito anche contro la green economy e coloro che propongono di abbattere gli animali per ridurre le emissioni di gas serra:
«Gli animali sono nostri parenti, non possiamo sterminarli e non sarebbe neppure utile farlo. Bill Gates continua a scrivere testi senza fondamenti scientifici anche su questo. Il problema non sono i bovini ma gli allevamenti intensivi. Il cambiamento climatico è figlio della violenza contro la Terra. Da 200 anni utilizziamo fonti combustili fossili. Il nostro pianeta era molto caldo e le piante lo hanno reso vivibile. Piante a animali hanno vissuto in simbiosi per milioni di anni. Non sono loro il problema».
E contro la geoingegneria digitalizzata che lavora per sopprimere l’agricoltura, ovvero la vita, proponendo lo scenario distopico di una terra soffocata dai pesticidi, arata da trattori giganteschi telecomandati dai droni, innaffiata dagli algoritmi decisi dal satellite, piena di semi sterili…
«Ognuno può fare la differenza. Scegliere e non farsi scegliere – si è congedata Vandana. Coltivare una pianta su un davanzale, decidere se cambiare questo paradigma di morte. riprendersi la sovranità. Ricordate: la democrazia nasce dal seme. Seminare e generare un’altra società, combattere per l’autodeterminazione, questa sì, è democrazia. Il cibo è la moneta della vita. Se non permetteremo fascismo nel piatto non lo permetteremo neppure nelle nostre vite».
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Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
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