Mangeremo carne sintetica? Viaggio nel futuro del cibo con il doc di Liz Marshall
Il documentario pone importanti interrogativi su ciò che mangeremo in futuro. La storia di Memphis Meat, la società fondata nel 2015 in California da un gruppo di scienziati visionari che punta a “coltivare” carne a partire da cellule animali
Recensione di Matilde Pileri
In un futuro segnato dalla crisi climatica, diventano cruciali le nostre scelte alimentari. La produzione di carne resta sicuramente l’elemento più controverso in materia di sostenibilità ambientale. Una delle proposte più sorprendenti e innovative degli ultimi tempi proviene da un laboratorio americano, che promette di risolvere la questione una volta per tutte, e di mettere anche tutti d’accordo. Forse.
E dunque, quale sarà il futuro del nostro consumo di carne? Come gestiremo una popolazione sempre più numerosa e quindi una domanda crescente?
Queste sono le domande che il documentario Meat the Future (2020) ci pone, cercando di offrici però qualche risposta: tra queste anche quella di un’innovativa azienda californiana. Si tratta della Memphis Meat, fondata nel 2015 da un gruppo di scienziati visionari, specializzati in tecnologia alimentare e dedita alla ricerca sulla carne coltivata. Con “carne coltivata” ci si riferisce ad un progetto di ricerca il cui scopo è riuscire a far crescere della autentica carne a partire da cellule animali, prelevate da esemplari in salute, senza dover ricorrere alla fase della macellazione. Non si tratta solo di offrire una soluzione ad un’istanza etica (la sofferenza animale raggiunge oggi livelli spesso ingiustificabili) ma di affrontare in maniera innovativa una crisi climatica che non possiamo più aggirare e che dipende in larga parte proprio dall’industria dell’allevamento. La portata innovativa di questa azienda, infatti, è proprio quella di aver capito che bisogna andare incontro ai futuri consumatori soprattutto in paesi come gli Stati Uniti, dove ancora domina il culto della carne e consumatori non vogliono o non sono culturalmente pronti a rinunciarvi. Burger vegetali, minor consumo di carne e pesce possono essere valide alternative, ma è anche vero che non sono ancora alla portata di tutti.
Per questo la Memphis Meat cerca di ottenere della carne che sia prima di tutto saporita ed economica, oltre che sostenibile.
La regista Liz Marshall, di origine canadese, ha realizzato il documentario girando dal 2016 al 2019 e riuscendo, in questo arco di tempo, a riportare i cambiamenti e i successi del team di ricerca. Restano comunque aperte, anche in prospettiva, diverse questioni.
A partire da quella che riguarda un mercato come quello americano, nel quale le multinazionali e le lobby legate all’allevamento, alla produzione e alla distribuzione di carne (nonché alla coltivazione del foraggio necessario) sono influenti a livello globale: è possibile che un prodotto innovativo trovi sbocchi in un contesto del genere?
Il film mostra con efficacia cosa sta succedendo nel settore e si concentra sulla figura di Uma Valeti, co-fondatore di Memphis Meat, un cardiologo brillante diventato poi imprenditore, come esempio di tenacia e determinazione. Il cambiamento può essere vicino, la società sta per avviare la costruzione di un impianto pilota per produrre in scala, in previsione della commercializzazione i suoi prodotti.
Il film è stato visto nell’ambito del “Riviera International Film Festival” di Sestri Levante, maggio 2021. La recensione è stata prodotta nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente
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