Misericordia, quella speranza delle donne ai margini che salva l’umanità
Tratto dalla pièce omonima, il nuovo film di Emma Dante presentato in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma è una riflessione amara sulla fragilità e sulla forza femminile
La compassione nei confronti della sofferenza altrui, che spinge a desiderare di alleviarlo, si chiama misericordia. Non solo una virtù dell’etica cristiana, ma un sentimento anche laicissimo di partecipazione verso il dolore degli altri che sta al centro del nuovo bel film di Emma Dante. «È una parola che ha qualcosa dentro di profondamente umano più che di religioso, perché è il sentimento che voglio provare quando vedo un disgraziato. Non devo avere pietà di lui ma sentire di condividere quella disgrazia. Quando vediamo qualcosa di terribile, quell’orrore ci riguarda», ha spiegato la regista in una dichiarazione all’Ansa.
Presentato in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma (nella sezione Special Screenings), Misericordia arriva dopo i due fortunati e premiatissimi lungometraggi Via Castellana Bandiera (2013) e Le sorelle Macaluso (2020). Segna dunque nuovamente la carriera della regista anche dietro la macchina da presa, dopo il successo ottenuto dalla pièce originale, a lungo in tournée in Italia e all’estero (dove continua a essere messa in scena). Leggiamo nelle note di regia che l’opera
«Racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società. Racconta la fragilità delle donne, la violenza che continua a perpetuarsi contro di loro, la loro disperata e sconfinata solitudine».
Miseria e tenerezza
Bettina (Simona Malato), Nuzza (Tiziana Cuticchio) e Anna (Milena Catalano) sono tre prostitute che vivono in una baraccopoli tra rottami e spazzatura: davanti il Mediterraneo, cristallino, alle spalle una montagna maestosa. Insieme crescono come possono Arturo (Simone Zambelli), rimasto orfano e con una disabilità intellettiva dopo che sua madre è stata uccisa mentre tentava di fuggire dalla miseria. Il film si apre proprio col suo femminicidio, in cima alla montagna. Da quel momento, le donne di Contrada Tuono, nel trapanese, si prenderanno cura di ciò che resta di Lucia, morta ammazzata dalla furia di un uomo senza pietà, con la tenerezza e l’insofferenza della miseria, dell’ignoranza, della disperazione. Arturo, ormai 18enne, ha ancora la spensieratezza dei bambini e la mancanza di malizia degli animali, ma conosce la curiosità, l’affetto e la paura.
Il film, adattato per il grande schermo dalla stessa Dante insieme a Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, è zeppo di immagini simboliche che ognuno potrà leggere a seconda della propria sensibilità e del proprio armamentario culturale: inutile sottolineare quanto la tragedia greca, in questa figlia della Magna Grecia, sia materia viva a cui attingere e a cui tornare, pur rimanendo ben piantata nell’oggi. Ha detto ancora la regista all’Ansa:
«Quando scrivo le storie, quello che succede fuori mi influenza moltissimo. Non mi interessano le storie in costume, perché non saprei da dove cominciare per raccontarle, anche se mi diverte guardare quei film. Nella nostra contemporaneità c’è qualcosa di orribile, ma non posso sottrarmi».
Attualità e Magna Grecia
E in questo rimestare senza sosta nell’attualità, dove i femminicidi e gli abusi sulle donne sono all’ordine del giorno (è balzata agli onori della cronaca una polemica e sarcastica dichiarazione della regista sul suo profilo Facebook su un’auspicabile evirazione degli stupratori della ragazza di Palermo), non si può che evidenziare la ricchezza e la sensibilità della messinscena, curata dalla scenografia arida e ricercata insieme di Emita Frigato, fatta di tende di lana e pneumatici dismessi, di pigne raccolte chissà dove e di ferite del pavimento da cui la terra sembra vomitare tutto il suo strazio, e gli incantevoli costumi di Vanessa Sannino, altra collaboratrice storica di Emma Dante, fatti di lana e di avanzi di non si sa chi. Impeccabili le interpretazioni di tutto il cast, a partire da Zambelli, giovane ballerino prestato prima allo spettacolo e ora al film, e dalle tre attrici protagoniste, tutte bravissime, al laido Polifemo del sempre abilissimo Fabrizio Ferracane, fino all’Enzo con il volto di Carmine Maringola (spesso anche scenografo teatrale per la regista siciliana).
Dante ha dedicato Misericordia a suo figlio Dimitri, che nel film appare anche nel gruppo di bambini: a schermo spento, nel buio della sala, se ne può comprendere il motivo e condividere la suggestione che a salvare l’umanità basti anche la più flebile speranza, tenuta in vita da un gruppo di donne, in un margine miserabile, appeso tra il mare e la montagna.
Misericordia esce al cinema, distribuito da Teodora Film, il 16 novembre 2023.
Saperenetwork è...
- Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.
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