“Trashed” e quella plastica con cui continuiamo ad assassinare i mari
Il documentario di Candida Brady sugli effetti dei rifiuti sul nostro Pianeta, con la guida d’eccezione di Jeremy Irons, è disponibile sul canale YouTube della CG Entertainment. Un viaggio di responsabilizzazione, dal Vietnam allo Yorkshire, passando per il Libano. Necessario, mai come ora
La buona notizia è che se il genere umano continua a produrre, utilizzare e gettare tra i rifiuti le attuali quantità di plastica presto si estinguerà. La cattiva è che l’infertilità – cui sembra condannato per le sostanze tossiche presenti nella dossina – fa vittime anche e soprattutto nella fauna, marina in primis.
Il messaggio di Trashed, documentario pubblicato nel 2012 dalla regista Candida Brady (secondo dei tre film per l’ambiente proposti gratuitamente sul canale YouTube della CG Entertainment) è chiaro: l’obiettivo rifiuti zeri conviene a tutti ed è in mano a ognuno di noi, nessuno escluso.
Jeremy Irons, premio Oscar per Il mistero Von Bulow, FAO Goodwill Ambassador dal 2011, racconta attraverso una serie di interviste, che ha condotto in giro per il mondo ad attivisti e scienziati che lottano contro l’inquinamento, il problema dello smaltimento dei rifiuti.
In Libano, tra montagne di macerie prime
Il viaggio dell’attore britannico tra i grandi mondezzai del pianeta parte da Saida, a pochi chilometri da Beirut. È quella Sidùn cantata da Fabrizio de André nell’album Creuza De Ma, che nel 1982 era teatro di una guerra civile di cui, come sempre, a pagare il costo più alto è stata la popolazione civile.
Sidone, tristemente celebre anche per la cosiddetta “montagna della spazzatura”, discarica per le macerie del conflitto che per 40 anni ha avuto un impatto importante sulla vita della città, situata a un solo chilometro di distanza.
Irons, dieci anni fa, poteva ancora osservare, con stupore e orrore insieme, quei 58 metri di rifiuti, poteva sentirne l’odore e raccontare come temporali e vento li facessero volare fino alle porte della città e riversandoli nel mare, fino alle coste dei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Non poteva sapere che – forse anche grazie all’opera di sensibilizzazione del suo lavoro – nel 2013 sono iniziati i lavori di un progetto ambizioso per trasformare quella montagna in una discarica moderna e in un parco.
La diossina, dallo Yorkshire al Vietnam
Dalle coste libanesi, la seconda tappa sono le lande verdissime dello Yorkshire, dove dalle cave delle discariche si spargono polveri sottilissime e nocive. Non migliore la situazione in quei siti dove quelli che dovevano essere l’alternativa pulita, gli inceneritori, si sono rilevati altrettanto velenosi a causa delle emissioni di diossina.
«Per capirne il livello di tossicità, quale luogo migliore – si chiede Jeremy Irons – del Vietnam». In Vietnam l’areonautica statunitense ha riversato l’Agente Orange, un defoliante costituito da due diversi erbicidi e contenente diossina, utilizzato per uccidere le piante e privare i vietcong del riparo offerto dalla foresta.
Irrorando il Vietnam del Sud con oltre 75 milioni di litri di erbicidi, gli Stati Uniti hanno contaminato oltre due milioni di ettari di foreste, avvelenato raccolti e corsi d’acqua e causato malformazioni e gravi disabilità in migliaia di bambini nati dopo la guerra. La diossina ha avuto, inoltre, gravissimi effetti sui bambini nati negli anni successivi alla guerra, vittime di disabilità fisiche e mentali.
La plastica di cui non abbiamo bisogno
Se i feti malformati in formaldeide e le centinaia di bambini abbandonati perché deformi spingono l’attore, insieme allo spettatore, ad abbassare con pudore lo sguardo, la vergogna che assale, una volta di più, al cospetto di viscere di aironi colmi di tappi di plastica, carapaci costretti da reti di plastica, pinne di delfini impigliate in buste di plastica, può essere a tratti insopportabile.
C’era bisogno di vedere di nuovo gli effetti nefasti del nostro produrre, usare, plastica? Pare di sì, visto che solo il 3 luglio di quest’anno si è arrivati allo stop e alla messa al bando di bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, palette, bastoncini per palloncini, tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo e tutti i prodotti in materiale oxo-degradabile, grazie a una direttiva europea.
Dieci minuti di responsabilità
Eppure, la forza di Trashed e la sua attualità non sta solo e tanto nel mostrare anche situazioni e personaggi virtuosi, ma sta tutta nell’opera di responsabilizzazione individuale su cui insiste: la rivoluzione che può mitigare, se non eliminare, l’impatto dell’essere umano sul Pianeta è partita dal basso e dal basso deve proseguire.
Ogni giorno, ogni nostra scelta, ogni acquisto, ogni spreco si ripercuote dall’Antartide fino all’Artico, dal Pacifico all’Atlantico. Dopo quasi 10 anni, Jeremy Irons è ancora là che mi chiede: era davvero indispensabile comprare dell’insalata in un imballaggio? I 10 minuti risparmiati a lavarla e tagliarla valgono la zuppa di plastiche che sta uccidendo i nostri mari?
Saperenetwork è...
- Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.
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