Flow, comunità in viaggio in un mondo nuovo

Il protagonista di Flow, lungometraggio lettone di Gints Zilbalodis

Che sospiro di sollievo tornare a casa, dopo aver visto Flow – Un mondo da salvare, il nuovo film d’animazione di Gints Zilbalodis, e trovare Nero, il mio gatto dal pelo corvino e gli occhi gialli, acciambellato al suo solito posto e completamente asciutto. Sollievo tanto più intenso quanto intensa è stata l’ansia vissuta per 84 minuti nel seguire le avventure del piccolo felino nello splendido lungometraggio lettone, presentato con successo nella sezione Certain Regards al Festival di Cannes 2024 e all’Annecy Festival 2024 (dove ha vinto tre premi, tra cui il prestigioso premio della giuria).

Gints Zilbalodis © Kristaps Kalns
Il regista lettone Gints Zilbalodis (Foto: © Kristaps Kalns)

In barca tra paesaggi sommersi

Solitario e indipendente – ma anche tenero e affettuoso, come spesso un gatto nero sa essere… – il protagonista di Flow si aggira in un territorio dove gli esseri umani sembrano essere scomparsi, non prima di aver costellato la Terra di splendide statue e giganteschi templi, specchi, bottiglie e navigli, più o meno di fortuna. Il “nostro” Gatto, dopo aver perduto la sua casa a causa di un’incredibile alluvione, trova rifugio su una barca che si vede costretto a condividere con un capibara, un cane, un lemure e una cicogna. Insieme attraverseranno paesaggi sommersi, nel tentativo di accettare le differenze uno dell’altro così da superare le sfide e i pericoli del nuovo mondo.

D’altronde, l’aveva ben spiegato il Poeta che “messi in un vasel… vivendo sempre in un talento”, non può che crescere il desiderio di stare insieme.

Dalla sua, Gints Zilbalodis ai versi preferisce le immagini ed elimina completamente i dialoghi dal suo racconto, così come aveva fatto anche nei suoi cinque cortometraggi (Aqua, del 2012, realizzato a soli 17 anni, Priorities e Followers, entrambi del 2014, Inaudible del 2016 e Oasis del 2017) e nel lungometraggio Away del 2019 (vincitore di Annecy Contrechamp).

Lirismo e sogno

«Tutti i film che ho fatto prima non avevano dialoghi. Penso che sia la mia forza: raccontare storie attraverso le immagini piuttosto che le parole. Tutti i personaggi sono animali e volevamo che si comportassero come tali, per mantenere la base del film. Non è un film Disney. Non posso dire al pubblico cosa succede nella loro testa. Questo silenzio mi ha permesso di essere più espressivo con altri strumenti cinematografici. Ad esempio, ho potuto concentrarmi sulla macchina da presa», ha spiegato il regista a Marta Balaga in un’intervistaVariety.

 

Flow un mondo da salvare

 

L’animazione 3D e i movimenti di camera a mano rendono ancora più onirico e poetico l’universo in cui si muovono i diversi animali, un universo che per ammissione dello stesso Zilbalodis doveva essere «immersivo e semplificato. Non abbiamo renderizzato ogni filo d’erba o ogni pelo. A volte l’immagine è traballante e sgranata; e volevo anche riprese lunghe. Ci sono molte coreografie complicate. Doveva ricordare in qualche modo il ‘found footage’ (il girato di repertorio, ovvero riprese cinematografiche preesistenti ed archiviate, che vengono poi riutilizzate, ndr)».

Relazioni, convivenze, compromessi

Allegoria potente quanto poetica, Flow, Straume in lettone, che la consueta malaugurata convenzione tutta italiana di distribuire con titoli fuorvianti ha tradotto con Un mondo da salvare (e che il mondo sia da salvare, secondo questo meraviglioso giovane filmmaker lettone, è davvero suggestione tutta del distributore in questione) mette in scena le due tendenze tanto umane quanto animali di vivere come individui o come una collettività; tendenze che anche qui, dopo lo scontro iniziale, non possono che trovare un compromesso in nome della sopravvivenza. Chi non si adatta, soccombe.

 

«Se potessi esprimere un desiderio per il futuro dell’animazione, queste immagini ne rappresenterebbero il magnifico e mozzafiato inizio», ha scritto su X Guillermo Del Toro, allegando una clip del film. E se lo dice Del Toro, per il quale l’animazione non è un genere ma un medium a tutti gli effetti, non c’è che da consigliare di affrettarsi per non perdere al cinema questo piccolo gioiello. Assicuratevi solo, se vivete con un gatto nero, di aver chiuso bene le finestre e che il cielo non prometta diluvi universali. In anteprima nazionale ad Alice nella Città (il 22 e 23 ottobre), Flow sarà in sala dal 7 novembre, distribuito da Teodora Film.

 

Saperenetwork è...

Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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