Il cacciatore. Il capolavoro di Michael Cimino torna sul grande schermo

Una scena del film Il cacciatore di Michael Cimino. Uscito nel 1978, torna in Italia, al cinema, dal 22 al 24 gennaio 2024, in versione restaurata 4k

Il cacciatore. Il capolavoro di Michael Cimino torna sul grande schermo

Torna in sala la versione restaurata 4k del capolavoro del regista italo americano, che parla al pubblico di oggi come il giorno in cui è uscito, 45 anni fa. Un racconto di formazione e amicizia in cui l’elemento naturale è coprotagonista, tra la “piccola Russia” d’America e l’incubo vietnamita, cervi, scene da matrimoni e giungla

 

Il 23 marzo 1979 arrivava in Italia, forte di 9 nomination agli Oscar, Il cacciatore (The Deer Hunter), di Michael Cimino; uscito negli Usa nel dicembre 1978, da lì a pochi giorni doveva aggiudicarsi 5 statuette: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista, a Christopher Walken, miglior montaggio e miglior sonoro. Il lungometraggio torna ora in sala, dopo 45 anni, dal 22 al 24 gennaio 2024, in versione restaurata 4k, con Lucky Red; un’occasione da non perdere non solo per chi non l’avesse mai visto, ma anche per chi già conosce già la storia per goderne di nuovo in tutta la sua bellezza su grande schermo e in versione originale.

Ci si potrà così rendere conto di come il capolavoro di Cimino non abbia subito affatto il passare del tempo e riesca – così come l’altro grande film dedicato alla guerra in VietnamApocalypse Now di Francis Ford Coppola, del 1979 – a parlare alle platee di oggi come fece con quelle della fine degli anni Settanta.

 

“Stranieri nella giungla” e la natura co-protagonista

Seconda prova per una giovanissima Meryl Streep, candidata agli Oscar come miglior attrice non protagonista, riunisce nel cast Robert De Niro (che aveva invece già all’attivo alcuni dei capisaldi della cinematografia mondiale, come Il padrino – Parte II di Coppola, Taxi Driver di Martin Scorsese e Novecento di Bernardo Bertolucci, e il primo dei suoi due Oscar), Christopher WalkenJohn Savage e John Cazale, che morì durante le riprese per un cancro ai polmoni. La vicenda si dipana in tre ore, divise in tre atti, attorno all’esperienza in Vietnam: prima della guerra, durante e dopo. Mike (De Niro), Nick (Walken) e Steven (Savage) lavorano in un’acciaieria di Clayton, Pennsylvania, e nel tempo libero cacciano cervi nei boschi sovrastanti la cittadina. Quando vengono chiamati alle armi, per prestare servizio in Vietnam, Steven decide di sposarsi, organizzando così una festa combinata di matrimonio e addio. Ciò che vivranno dall’altra parte del mondo, “stranieri nella giungla”, li cambierà per sempre.

 

Christopher Walken in una scena del Cacciatore. Per la sua interpretazione magistrale vinse l'Oscar come Migliore Attore Non Protagonista nel 1979
Christopher Walken nell’iconica scena della roulette russa del Cacciatore. Per la sua interpretazione magistrale vinse l’Oscar come Migliore Attore Non Protagonista nel 1979

 

Racconto di formazione e d’amicizia

Più che un film di guerra, Il cacciatore si inserisce tra i grandi racconti di formazione e di amicizia al maschile, tra litri di birre e la smania di conquistare il proprio posto nel mondo. E colpisce, oggi più che mai, il loro senso di appartenenza a un’America che aveva accolto dalla Russia la generazione precedente, ancora fortemente ancorata alle proprie tradizioni, ma per la quale sono pronti a dare la vita; scontrarsi con il puro caso che decide chi vive e chi muore, era però qualcosa a cui non erano preparati; un destino ingovernabile che impedirà, al rientro, di farsi artefici della vita e della morte di qualsiasi essere vivente, anche del cervo tanto agognato: un sentimento di insensata precarietà che non può non parlare alle platee ancora oggi.

Non a caso è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ed è al 53esimo posto nella lista dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi stilata nel 2007 dall’American Film Institute.

La classifica, oltre ai premi, le critiche e la popolarità, tiene conto anche dell’importanza storica del film in quanto tale e l’impatto culturale che ha avuto nella società statunitense. Difficile non riconoscere quanto Il cacciatore abbia lasciato un segno in tutto l’Occidente, Italia compresa.

 

Una scena del film Il cacciatore di Michael Cimino. Uscito nel 1978, torna in Italia, al cinema, dal 22 al 24 gennaio 2024, in versione restaurata 4k
Sulla scia del grande romanzo di formazione e d’amicizia, Il cacciatore narra le vicende di un gruppo di giovani prima, durante e dopo la guerra del Vietnam

La piccola Russia d’America

Le scene del matrimonio all’inizio del film, nella piccola comunità russa di Clairton, quelle della roulette russa a cui i Vietcong costringono i prigionieri americani, l’inno nazionale cantato nel finale del film sono alcuni dei momenti più noti della cinematografia mondiale, a cui la celeberrima Cavatina composta dal chitarrista Stanley Myers fa da imprescindibile colonna sonora. E sì che col film seguente, I cancelli del cielo, del 1980, Cimino con i suoi 219 minuti avrebbe invece portato quasi al fallimento la United Artists (il budget stimato è di 44 milioni di dollari contro i tre guadagnati al botteghino) e accelerato la fine della New Hollywood: i registi, che con la metà degli anni Sessanta avevano ottenuto di avere l’ultima parola sulle loro opere, avrebbero dovuto ricominciare a lottare con i produttori per il controllo sul proprio lavoro. Il tramonto di un movimento artistico non avrebbe comunque portato con sé quanto accaduto prima; le corde che Il cacciatore sa ancora suonare, potente, stanno a dimostrarlo.

 

 

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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