Vandana Shiva davanti al Cinema Troisi di Roma

Vandana Shiva davanti al Cinema Troisi di Roma (Foto: Navdanya International)

The Seeds of Vandana Shiva, l’agroecologia può salvare il pianeta

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ripercorriamo la vita e le battaglie dell’eco attivista indiana con il documentario a lei dedicato. Per ricordarci che proteggere i semi e la biodiversità vuol dire proteggere la vita sulla terra

 

«Il cibo è un’arma. Quando controlli il cibo, controlli la società. Quando controlli i semi, controlli la vita sulla terra». Così Vandana Shiva, ecoattivista indiana impegnata da 50 anni nella difesa del pianeta contro gli interessi dei grandi gruppi industriali, racconta il ruolo del cibo nella nostra società all’interno del documentario sulla sua storia: The Seeds of Vandana Shiva (2021).

Un viaggio attraverso decenni di lotte, partite delle pendici dell’Himalaya per diffondersi in tutto il mondo, che esplora il potere dell’agroecologia per il futuro del nostro pianeta.

Proiettato il 30 maggio presso il Cinema Troisi di Roma, nell’ambito dell’Agenda Ecologia dell’Unione Buddhista Italiana, il documentario girato da Camilla Denton Becket e James Becket ripercorre le battaglie intraprese dall’attivista fin dagli anni ’70 del secolo scorso. Dalla difesa delle foreste himalayane insieme alle donne del movimento Chipko (che in hindi significa “abbracciare”, come il gesto con il quale venivano protetti gli alberi dall’abbattimento), alle lotte contro le multinazionali dell’agrobusiness, le esperienze di Vandana Shiva sono battaglie che oggi continuano a essere più accese che mai. «Non è un film su di me, ma sui fatti che hanno determinato i nostri tempi», ha commentato l’attivista, presente in sala durante l’incontro organizzato in collaborazione con l’organizzazione Navdanya International, della quale è presidente.

 

Il pubblico dell’evento del 30 maggio (Foto: Navdanya)

Una filiera del cibo che sfrutta e distrugge

In diverse parti del mondo, la deforestazione continua a “mangiare” foreste, soprattutto per fare spazio al sistema alimentare globale. Ovunque, le specie agricole coltivate stanno diventando sempre meno, messe da parte in favore delle monocolture promosse dalle multinazionali e che stanno creando un pericoloso impoverimento genetico. I pesticidi continuano a inquinare i campi, innescando un circolo vizioso che comporta l’uso sempre più massiccio di prodotti chimici e spese insostenibili per gli agricoltori. I “cibi artificiali” vengono proposti come soluzione alimentare, ma rischiano solo di creare nuovi squilibri all’interno della società. Intanto, gli organismi geneticamente modificati (OGM) tornano ad affacciarsi nel dibattito pubblico. «Sono venduti oggi come ‘nuovi ogm’, ma di nuovo hanno ben poco. Si tratta di una delle pratiche più inquinanti, che distrugge qualsiasi potere nutritivo del cibo», ha detto Shiva, che ribadisce come i rischi di queste strategie siano gli stessi di un tempo.

Il problema è che oggi, invece di fare marcia indietro, stiamo spingendo sull’acceleratore. «Come se avessimo un altro pianeta sul quale andare», ha aggiunto l’attivista.

Seminare e generare un’altra società

Mentre la maggior parte di sementi del mondo è nelle mani di pochi, grandi, gruppi industriali, la storia di Vandana Shiva dimostra come il potere per ripristinare gli equilibri del nostro pianeta sia racchiuso in piccoli semi da coltivare. «Il modo migliore per resistere alle forze della distruzione è creare azioni di rigenerazione: conservare i semi e condividerli è la più grande forma di resistenza che possa esserci», ha detto Shiva. È ciò che l’ecoattivista ha fatto in oltre 30 anni di attività con l’organizzazione internazionale Navdanya (che in hindi significa “nove semi”), impegnata a difendere i diritti dei piccoli agricoltori di tutto il mondo, la sovranità alimentare delle comunità locali e la biodiversità agricola.

Solo in India, Navdanya ha dato vita a centinaia di banche dei semi comunitare. Salvando, condividendo e coltivando in modo ecologico migliaia varietà autoctone che stavano sparendo.

 

L’agricoltura sostenibile contrasta il climate change

Seguendo l’attivista per circa dieci anni, “The Seeds of Vandana Shiva” racconta gli incontri, i viaggi, le manifestazioni e le conferenze internazionali nei quali l’attivista ha invocato, e continua a invocare, l’abbandono di un modello agricolo intensivo in favore dell’agricoltura ecologica. L’unica in grado mettere un freno alle crisi climatica. Come ha detto Shiva in alcune testimonianze video raccolte nel documentario, «il 40% delle soluzioni per il cambiamento climatico passa per l’agricoltura biologica e per le mani dei piccoli agricoltori». Un modello che potrebbe essere, anche quello, economicamente più sostenibile: «Il cibo biologico costa molto a causa dell’avidità del mercato. Gli studi dimostrano che il 95% della differenza fra quello che vene pagato dal consumatore e quello che va all’agricoltore viene divorato dalle catene di distribuzione.

«La soluzione sono i mercati diretti di scambio, i piccoli mercati e la diffusione dei biodistretti, dove sono attive filiere sostenibili. Ci sono diversi modi per affrontare e risolvere il problema dei prezzi gonfiati».

Come ai tempi del movimento Chipko, nella trasformazione ecologica un ruolo principale lo hanno le donne. «Sono le prime persone a essere esposte alla violenza dei modelli di sviluppo industriali, ma sono anche coloro che hanno dimostrato di saper resistere», ha detto Shiva. Una delle voci più influenti dell’ecofemminismo, movimento che lega la difesa dell’ambiente e della natura ai diritti di genere, che continua a essere più necessaria che mai.

 

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Saperenetwork è...

Enrico Nicosia
Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare

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