Casermarcheologica, un luogo di scoperta
Lo Spazio in progress per l’Arte Contemporanea di Sansepolcro (Ar) ha preso vita in un antico edificio recuperato nel 2013 dall’artista e docente Ilaria Margutti, dai suoi allievi e dalla cittadinanza. Un’esperienza di “rigenerazione umana”
Entrando a Casermarcheologica si percepisce il pavimento irregolare sotto i piedi. Alzando lo sguardo appaiono i muri scrostati, carichi di storie e vissuti, e si sente un leggero fremito di possibilità che si aprono, di immaginazione che prende forma e si riveste di materia. La nascita di questo palazzo situato nel centro di Sansepolcro si perde nel Medioevo ed è una stratificazione di storie che hanno lasciato i segni sui muri.
Storia di un recupero collettivo
Dagli interni con giardini e terrazze risalenti al 1400-1600, alle facciate datate fino al 1800, la struttura sul finire dell’Ottocento è stata il salotto culturale di Minerva Muglioni (appartenente alla ricca famiglia dei Buitoni). Poi diventa caserma dei carabinieri e infine scuola.
Negli Anni Ottanta il palazzo viene abbandonato per oltre 30 anni finchè Ilaria Margutti, oggi presidente dell’Associazione Casermarcheologica, nel 2013 vi entra con un gruppo di ragazzi del Liceo scientifico Città di Piero nel quale è docente di storia dell’arte. Dal suo sguardo visionario e dallo slancio entusiastico dei ragazzi è partito un percorso che ha dato nuova vita all’intera struttura aprendola alla cittadinanza, agli artisti e a tanti progetti culturali che negli anni stanno riempiendo le sue stanze.
«Undici anni fa sono stati i ragazzi che ho portato qui a incoraggiarmi a iniziare un’azione di pulizia. Mi dicevano ‘Prof! Ma questo posto è troppo bello! Ripuliamolo!’
«È iniziato così il progetto di rinascita di Casermarcheologica. Qui non c’erano le finestre ed era pieno di piccioni e guano, così abbiamo iniziato a pulire». Inizialmente si sono mossi in modo spontaneo: interventi ad opera della cittadinanza hanno scavalcato gli iter e le tempistiche della burocrazia. «Poi, prosegue Ilaria Margutti, l’amministrazione comunale ha creduto nel progetto dandoci fiducia». È nata così l’Associazione Casermarcheologica che oggi sostiene ed amministra l’intera struttura e tutte le sue attività. E’ stata poi la project manager Laura Caruso, entrata presto nell’associazione, a trovare la strada per collegare visione e materia e, attraverso bandi europei, nazionali, regionali… trovare i fondi per rendere agibile la struttura ed aprirla alla cittadinanza.
Rigenerazione umana
Il tema della rigenerazione urbana, fortemente presente oggi in diversi processi di recupero di spazi cittadini, è stato trainante per la storia di Casermarcheologica, ma Margutti ci tiene a sottolineare che «la nostra idea di rigenerazione urbana è a base culturale. Non si tratta di chiudere una buca su una strada, o rendere agibile una struttura come questa per il solo fine dell’agibilità. Noi vogliamo che siano coinvolte le persone. Più che rigenerazione urbana si tratta di una rigenerazione umana. Sono le persone che devono essere messe nelle condizioni di prendersi cura dei luoghi, renderli vivibili e fruibili. Questo è un modello che si sta ampliando, anche se delle radici di questi progetti se ne sa sempre troppo poco. Per questo vogliamo che la storia di Casermarcheologica si offra come modello».
Una storia che, durante le visite guidate, raccontano a un pubblico eterogeneo che va dalle scuole alle famiglie del posto ad artisti internazionali. Ciò che tengono a sottolineare, e che Casermarcheologica sicuramente testimonia, è l’importanza del dialogo con i luoghi. Lasciare che uno spazio mostri la sua storia. I muri di Casermarcheologica segnati dal tempo sono parte di una scelta narrativa che vuole sottolineare l’identità di un luogo e non cancellarla. «Lavoriamo sul vuoto e sull’immaginazione», aggiunge Ilaria Margutti mentre procediamo tra le ampie stanze dove risuonano i nostri passi. Sulle pareti a tratti scrostate segni di chiodi, resti di mostre, qualche locandina, addirittura tracce di antichi affreschi e greche. Ogni volta che si passa oltre una porta ci si immerge in una nuova realtà dove quaderni appesi a fili formano immaginari labirinti, o sedie solitarie invitano a riflettere sulle assenze, ad ascoltarsi…
Quaderni d’artista
I quaderni d’artista disseminati tra le stanze di Casermarcheologica creano la suggestione di un’eco, un vociare sommesso che ci ricollega al nostro passato adolescenziale e al tempo stesso ci lancia verso il futuro delle nuove generazioni. Si tratta di un progetto che Margutti sta portando avanti da diversi anni con le ragazze e i ragazzi dei licei e che ha avuto il suo apice negli anni del Covid. «Dopo il covid ho notato come i ragazzi abbiano un’esigenza fortissima di capire se stessi: con questi quaderni si svolge un lavoro che permette ai giovani di incontrare un artista per incontrare se stessi». Ogni anno Ilaria sceglie una classe, generalmente una III o una IV liceo, a cui proporre il progetto e con loro affronta un tema diverso. «L’anno scorso abbiamo parlato di arte e scienza e quindi ho portato esempi di artisti quali Anish Kapoor, Tomas Saraceno, Ólafur Elíasson. I quaderni sono stati esposti al Museo Galileo Galilei».
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Il tema che viene affrontato è di carattere generale, poi ognuno trova il suo filo conduttore, la sua cifra stilistica. «In passato abbiamo lavorato sulla Metamorfosi e da lì ognuno si è chiesto quale fosse la propria metamorfosi, tema che in adolescenza è estremamente centrale e delicato». Ecco perché ogni quaderno ha una sua personalità: prende spunto dal lavoro di un artista, ma si sviluppa in modo personale. «Facendo questi quaderni i ragazzi acquisiscono un metodo di lavoro con se stessi, comprendono i propri punti forti, le vocazioni, le proprie capacità o inclinazioni».
Costellazioni
Al piano superiore, tra i resti di un set teatrale, una grande struttura in cartone di Olivier Grossetête e i diari dei ragazzi appesi al soffitto, si aprono lo studio dell’artista Emiddio di Pace e quello di Ilaria Margutti. Qui troviamo i suoi lavori di embroidery art dedicati a Henrietta Leavitt, astronoma e matematica passata alla storia per aver scoperto il metodo per misurare la distanza tra le stelle in base alla loro magnitudo.
Il lavoro di Margutti sembra la rappresentazione visiva di scrigni di potenzialità. Tra punti delicati che tracciano percorsi possibili, ove emergono forme riconoscibili e altre ancora da intuire. Nel guardarli si ha la sensazione di ripetere il viaggio appena fatto in Casermarcheologica ritrovando squarci di aperture su mondi possibili, seguendo il fil rouge (che in alcune opere mantiene appunto il colore) di una narrazione che a tratti è appena accennata e in altri sembra essere sottolineata, quasi urlata. È un incontro tra l’indiscutibile presenza e il mondo delle possibilità, delle visioni ancora da cogliere, delle intuizioni. Forse Casermarcheologica ci racconta proprio questo, invitandoci ad allenarci all’ascolto dei luoghi e alle storie presenti negli spazi vuoti, spingendoci a ipotizzare, immaginare e poi, solo dopo aver ascoltato, osare, in accordo con quanto abbiamo intorno.
Saperenetwork è...
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Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.