In Myanmar, tra emergenza climatica e guerra civile

Un'immagine dal Myanmar nel pieno dell'emergenza 2 settimane fa (Foto: YouTube, @wion)

Dopo l’emergenza climatica che ha riguardato l’Africa, a settembre è stata la volta del Sudest asiatico. In Vietnam, Thailandia, Filippine, Laos, Myanmar e Cina meridionale piogge torrenziali in aggiunta alle precipitazioni stagionali, e le inondazioni e le frane causate dal tifone Yagi hanno sommerso persone e abitazioni e distrutto raccolti. Secondo l’Unicef sono stati colpiti 6 milioni di bambini, e danneggiati più di 850 scuole e oltre 550 centri sanitari, il Vietnam è il paese più colpito. Tuttavia, in Myanmar la situazione è ancor più grave perché la guerra civile in corso ostacola una efficace risposta al disastro. La giunta militare, diversamente da crisi climatiche precedenti, ha persino richiesto aiuti internazionali, cui l’India ha risposto per prima.

 

Nada Al-Nashif, Vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani

Il report Onu

Secondo il Vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Nada al Nashif, che lo scorso 24 settembre ha riferito davanti al Human Rights Council, dal colpo di stato nel febbraio 2021 «almeno 5.600 civili, tra cui 1.160 donne e 624 bambini, sono stati uccisi dai militari. Ad aggravare la violenza, il numero di persone costrette a fuggire a causa di calamità naturali continua ad aumentare ogni giorno. Le inondazioni del tifone Yagi hanno causato circa 800.000 sfollati e oltre 300 decessi segnalati. Tuttavia, secondo quanto riferito, l’esercito non ha emesso avvisi o non ha aiutato le famiglie non militari a evacuare le aree colpite.

I dati delle Nazioni Unite indicano che oltre 18,6 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari; oltre 3 milioni sono stati sfollati dall’inizio del colpo di stato nel 2021 e oltre 15 milioni soffrono di insicurezza alimentare.

In Myanmar l’economia è crollata, dal 2021 il dato del PIL diminuisce del 12% ogni anno. Oltre metà della popolazione vive in povertà, i beni essenziali, nella misura in cui rimangono disponibili, stanno diventando inaccessibili per molti. L’esercito non risponde a questa situazione per mitigare la crisi, ha invece raddoppiato la repressione e le restrizioni alle operazioni umanitarie.

Poca attenzione internazionale

Secondo il report«fonti attendibili hanno verificato che 26.933 individui sono stati arrestati, tra cui 5.556 donne e 547 bambini, incarcerati a tempo indeterminato. I tribunali, controllati dall’esercito, non assicurano il rispetto minimo delle garanzie giudiziarie di base». Un terzo dei morti accertati dall’inizio della crisi erano sotto custodia militare, e il report descrive alcune torture perpetrate, secondo le testimonianze raccolte, dall’esercito sui prigionieri. Nonostante la gravità della situazione, Nada al Nashif ha sottolineato infine come sia stata poca fino ad oggi l’attenzione internazionale per arginare questa ondata di orrore.

«C’è un urgente bisogno di volontà politica e leadership a livello regionale e internazionale per richiedere e ottenere una soluzione nel migliore interesse del popolo del Myanmar».

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Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.

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