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Decarbonizzati e felici? È possibile e conviene

C’è chi ancora pensa che la crescita economica vada in senso contrario rispetto alla lotta al cambiamento climatico? Nel libro “La decarbonizzazione felice”, Enrico Mariutti spiega come in realtà questa sfida sia un formidabile moltiplicatore di opportunità per il tessuto imprenditoriale. In Italia più che altrove
24 Giugno, 2021
3 minuti di lettura
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Siamo abituati a vedere la lotta al cambiamento climatico come una sfida epocale, che ci imporrà sacrifici e stravolgerà il nostro modo di vivere. Ma se invece provassimo a trasformarla in un’occasione? È questa la chiave di lettura del libro di Enrico Mariutti, “La decarbonizzazione felice”, edito da Ilsole24ore. Presidente dell’organizzazione no-profit Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), Mariutti accompagna il lettore nella presa di coscienza che, con la giusta dose di coraggio e ingegno, la lotta al riscaldamento globale può diventare un volano di sviluppo per i territori, addirittura un moltiplicatore di opportunità per il tessuto imprenditoriale. Non solo, ma anche uno strumento per mitigare le disuguaglianze economiche e per smorzare il conflitto sociale. 

 

 

Tutto parte dalle foreste

Ma come fare? Prima di tutto, spiega l’autore, quel che serve non è una ricetta miracolosa ma una visione complessiva: la politica ambientale va calata nel contesto economico, sociale e politico del nostro Paese, diventando un tutt’uno con il settore industriale. In particolare, l’Italia deve puntare sulla gestione del patrimonio forestale, la finanza verde, smart cities e nuovi materiali. Mariutti parte dalle foreste. La decarbonizzazione in Italia, secondo l’autore, passa attraverso il ruolo del legname nell’edilizia e nell’industria del design. Quello del mobile, infatti, è uno dei settori più competitivi e internazionalizzati del panorama industriale italiano. A questo segmento si aggiunge il potenziamento del settore della carta, la chimica verde e le bioraffinerie, la gestione del patrimonio forestale in ottica di dissesto idrogeologico. Senza dimenticare che le piante sono diventate un potentissimo strumento di branding per le aziende e il simbolo più condiviso della cultura ecologista. «Se l’Italia vuole riconoscere il reale potenziale carbonico del patrimonio forestale – scrive Mariutti – deve impegnarsi a misurare accuratamente la capacità di cattura dei propri boschi». Per farlo ci vuole una cornice istituzionale in cui possano muoversi agevolmente università e strutture di ricerca. «In poche parole, stiamo parlando di fondi alla ricerca». Briciole, se paragonati al fabbisogno finanziario correlato alla decarbonizzazione, ma spiccioli di notevole potenziale politico

 

 

L’innovazione del settore agricolo

La decarbonizzazione nel settore agricolo è un’altra occasione irripetibile per innescare una transizione verso un modello di business più avanzato, redditizio (per tutti, anche per i lavoratori attualmente sottopagati) e sostenibile. Arboricoltura e silvicoltura sono due segmenti strategici: eucalipto, pioppo e robinia sono solo alcune delle piante su cui l’industria del mobile e della carta possono puntare. E poi? Olivi, viti, alghe e ancora compostaggio e biocarburanti da scarti agricoli e rifiuti zootecnici: ecco come completare il quadro di un’agricoltura “carbon negative”. Mariutti ci accompagna in questo percorso costellato di bioprodotti di notevole interesse, anche dal punto di vista energetico dal momento che proprio dagli scarti si può ottenere il biometano. In uno scenario realistico, il comparto agricolo sarebbe in grado di garantire assorbimenti di anidride carbonica pari al 30% delle attuali emissioni nazionali. 

 

Il compostaggio è un processo biologico del tutto naturale. L’utilizzo del compost come fertilizzante è alla base di alcune delle tecniche agronomiche definite sostenibili.

Mobilità low carbon e città

L’ultimo capitolo, l’autore lo dedica alle città e ai trasporti. Grazie alle energie rinnovabili, all’uso di materiali innovativi (tra cui asfalto e calcestruzzo fotocatalitici), all’efficienza energetica degli edifici e dei trasporti, al verde urbano, al miglioramento del ciclo dei rifiuti, sono moltissime le opportunità e le possibili combinazioni. Per tutto questo, però, ci vuole un piano organico, improntato al pragmatismo: nel complesso, l’Italia potrebbe ridurre, senza troppe difficoltà, le emissioni di almeno un 20%. Sommando poi riqualificazione edilizia con la graduale transizione verso modelli di mobilità low carbon, più l’assorbimento forestale e l’implementazione di pratiche agricole carbon negative, l’autore arriva a immaginare il taglio del 90% delle emissioni italiane di anidride carbonica. Tutto questo è possibile, conclude Mariutti, senza rinunciare a crescere

 

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