Francesco De Gregori tra ermetismo e cani senza padroni

Forse non tutti sanno che  Francesco De Gregori quando scrisse Alice non aveva nemmeno vent’anni, e che in quella  e nelle altre canzoni i riferimenti letterari e artistici, almeno nella sua mente, erano già chiari: Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol, Cesare Pavese, lo stream of consciousness dell’Ulisse di Joyce, le libere associazioni dadaiste, ma anche film come Otto e mezzo o Blow Up, l’America di Kerouac e quella di Andy Warhol.  A svelarlo è Enrico Deregibus, giornalista, studioso e culture della canzone italiana, nel suo ultimo lavoro dal titolo “Francesco De Gregori. I testi. La storia delle canzoni” ( Giunti Editore, 2020). Che si presenta ai lettori  come la seconda parte di “Francesco De Gregori. Mi puoi leggere fino a tardi”, la corposa biografia del cantautore che il giornalista piemontese ha pubblicato nel 2015, sempre per Giunti.

Nelle oltre settecento pagine − ricche di brani, aneddoti, fonti di ispirazione −  si colgono i retroscena e le curiosità della produzione artistica del Principe in una versione decisamente accurata. Lasciandoci guidare dai brani musicali che da Theorius Campus fino a De Gregori canta Bob Dylan hanno accompagnato e accompagnano la nostra vita, possiamo  provare a rispondere alle nostre domande sull’opera degregoriana,  in primis sullo stile di scrittura ermetico.  In realtà, spiega Deregibus, le canzoni di Francesco De Gregori sono un «movimento di senso e di sensi». Non c’è nessuna fuga dalla realtà o chiusura. Potremmo dire che allo stesso modo di Tristan Tzaran anche per De Gregori «la logica è una complicazione». Dopotutto le poesie e le nostre esistenze  non si nutrono forse anche di irrazionalità? Sulla scrittura di De Gregori  l’autore ritorna diverse volte, e lo fa attraverso i commenti dello stesso cantautore, come nel caso della canzone enigmatica Niente da capire:

«Io davvero non capivo. Chi capisce davvero quello che succede in una storia d’amore? L’artista forse è talmente lucido da capire che non si può capire niente, e restituisce questa incomprensibilità. Creando scandalo se è una canzone».

 

Ascolta Niente da capire di Francesco De Gregori

E più avanti con Scacchi e tarocchi, dove le parole ambigue non fanno altro che da specchio a una delle pagine più buie della storia italiana: il terrorismo. Dichiarò Tullio De Mauro:

«Devo riconoscere che nessun giovane scrittore ci ha dato una testimonianza creativa sul terrorismo. L’ho trovata soltanto in un testo di De Gregori, Scacchi e tarocchi. Lui sì, ci ha detto qualcosa di interessante».

L’opera discografica del Principe non può essere classificata sbrigativamente come ermetica. Nelle canzoni c’è altro. Troviamo infatti echi pasoliniani e felliniani, preghiere laiche, l’incanto e il disincanto dell’amore, cani senza collare e padroni, lavori a cottimo, contrabbandieri, documenti di seconda mano, marinai, anarchici gentiluomini. La nostra storia, la nostra vita. E allora nel viaggio infinito dentro la sua musica, tra miraggi, metafore e allegorie, non  ci resta  che riconoscere uno stile unico, quello che ha attratto grandi  poeti e parolieri  a partire da  Ivano Fossati e Fabrizio De Andrè.

 

Ascolta Scacchi e tarocchi di Francesco De Gregori

 

Ascoltare De Gregori, in definitiva,  significa potere far tesoro del  punto di vista originale di un artista schivo che non ha rinunciato e non rinuncia a schierarsi  contro chi ha contribuito alla decadenza del nostro tempo: i “vigliacchi della comunicazione” o  chi non prendere  posizione fra chi ha  costruito supermercati rubando e chi ruba nei supermercati. Denunciando il mito dell’ottimismo e  facendoci fare i conti con l’amaro realismo del brano Numeri da scaricare, il cui significato − si legge nel libro  −  è stato spiegato dal cantautore romano in una intervista del 2005:

«Il futuro è già qui, il futuro è presente. È orribile, ma è così. È l’inferno che avanza. Se guardi distrattamente, puoi pensare che si viva tutti in un grigio e brutto purgatorio. In realtà, sono i privilegiati ad abitarlo. Il paradiso non esiste più. Il purgatorio è per noi povera gente che ha un pizzico di fortuna in più. L’inferno è per gli altri. Se esci di qui, dalla porta di quest’hotel, troverai mendicanti e disoccupati, dolore e disperazione. Vent’anni fa non era così e nemmeno dieci. Oggi, quando sali su un aereo provi emozioni e paure che non avevi prima delle Due Torri. Qui fuori è inferno, non purgatorio. E il paradiso è un’invenzione».

 

Ascolta Numeri da scaricare di Francesco De Gregori

Anche se Enrico Deregibus ha dichiarato che il progetto non nasce  con lo scopo di spiegare i testi e di interpretarli, possiamo senza indugi dire che il risultato finale del suo lavoro è un volume fondamentale per chi ama Francesco De Gregori e per chi vuole avventurarsi in una analisi critica della sua opera.

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)