A poche ore dall’alluvione nelle Marche, che si aggiunge ai fenomeni di siccità, nubifragi, scioglimento dei ghiacciai che ci hanno accompagnato lungo tutta l’estate, sembra ormai appurato che gli eventi climatici estremi siano, in Italia come nel resto del mondo, sempre più frequenti. Solo qualche settimana fa, mentre eravamo sotto gli ombrelloni, dati aggiornati della mappa del rischio climatico sono stati diffusi da Legambiente, nell’ambito dell’Osservatorio Cittàclima:
da gennaio a luglio 2022 si sono verificati, soprattutto nelle aree urbane, 132 eventi climatici estremi. Il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio.
Una tendenza in crescita costante negli ultimi anni, tanto che dal 2010 a luglio 2022 gli eventi estremi sono stati in Italia ben 1.318, con danni che Legambiente conteggia così: «516 allagamenti da piogge intense, 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture da piogge, 123 esondazioni fluviali (con danni), 63 danni da grandinate, 55 danni da siccità prolungata, 55 frane da piogge intense, 22 danni al patrimonio storico, 17 temperature estreme in città/ondate di calore». Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente
«Servono cambiamenti strutturali, politiche innovative, investimenti in tecnologie pulite e un piano nazionale di adattamento al clima non più rimandabili. Senza dimenticare che va aggiornato anche il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) ai nuovi obiettivi europei di riduzione di gas climalteranti del RepowerEU, va applicato un taglio radicale dei tempi di autorizzazione dei nuovi impianti a fonti rinnovabili e va prevista una procedura semplificata per il rinnovo e il potenziamento di quelli esistenti».
Nel report Legambiente ha evidenziato come il nostro sia l’unico dei grandi paesi europei a non essersi dotato di un piano nazionale di adattamento al clima, rimasto in bozza dal 2018. Infatti, l’Italia sembra mantenere, anche sulle questioni ambientali e climatiche, lo stile di rincorrere le emergenze senza programmare una strategia di interventi.
Eppure già nel 2012 l’IPCC aveva pubblicato il rapporto “Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation”, sui rischi degli eventi estremi e sulla necessità di portare avanti un adattamento al cambiamento climatico.
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Peccato che, anche in un’Italia in campagna elettorale, il tema della crisi climatica appaia sottovalutato. Lo ha evidenziato un monitoraggio sui discorsi dei principali leader politici candidati alle elezioni svolto da Greenpeace e dall’Osservatorio di Pavia
Il monitoraggio ha analizzato i telegiornali generalisti in prima serata e i talk show politici trasmessi da Rai, Mediaset e La7, più i quattordici account Facebook dei leader, nel periodo fra il 21 agosto e il 4 settembre. La crisi climatica è stata citata in meno dello 0,5% delle dichiarazioni riprese dai telegiornali principali. Nei talk show la crisi climatica è stata citata nel 7,8% dei discorsi a tema ambientale, che equivale al 6,2% sul totale delle dichiarazioni. Su Facebook, l’emergenza climatica è presente in circa lo 0,2% di tutti i post pubblicati.
Un vuoto sconcertante, ancora una volta, nonostante le agende climatiche e le petizioni messe in campo dalla società civile.