E adesso tocca a lei, a Giorgia Meloni. La ragazza di destra che ha cominciato precocemente a fare politica nel movimento studentesco e che adesso si ritrova moglie, madre e cristiana a Palazzo Chigi, questione di ore, con l’incarico di formare il governo nel periodo più buio per l’Europa dal 1945 a oggi. Robusta come pochi altri premier eletti durante le ultime legislature, visto quel 44,5% che assicura al campo conservatore un’ampia maggioranza sia alla Camera, sia al Senato. E soprattutto visto quel 26,3% che tiene il suo partito, Fratelli d’Italia, lontano anni luce dalle misere percentuali degli alleati, entrambi al di sotto del 10%, aspetto non da poco vista l’importanza degli equilibri interni nei tre governi della legislatura che se ne va.
Si entra in una fase diversa, c’è poco da dire, dal punto di vista storico più cronachistico. Che piaccia o no ai molti, compresi noi stessi davanti al caffè del mattino, che s’avventurano nell’analisi di un esito ampiamente annunciato, nella descrizione degli scenari futuri, nella prefigurazione di una resa dei conti che fa parte del gioco, un po’ shakespeariano, di ogni competizione. Purché non si dica che è stato un voto di protesta. Semmai di disperazione da parte di un paese spaventato dalle molteplici incertezze di questo secondo decennio del nuovo secolo, i famigerati anni Venti, che molte generazioni non hanno mai provato.
C’è un “meme”, come si chiamano i contenuti virali sui social, che circola fra gli appassionati di calcio, quello in cui Antonio Cassano, già stella della Roma e della Nazionale, parla di Ronaldo. Recita più o meno così:
Cristiano Ronaldo mi piace? No!
Ha fatto 807 gol… Chapeau!
Ha vinto tanto? Chapeau!
Mi piace come giocatore? No!
Lo metto tra i più grandi della storia? No!
Parere mio personale, sbaglierò? Amen!
Guarda il video di Franco Cassano
Lo facciamo nostro nella valutazione di questa premier che adesso si gioca alla grande questa chance sparigliando le carte di un arco politico annichilito, da una parte e dall’altra, terzo polo compreso. Se non fosse per quel presidio sulle tematiche ambientali che ruoterà intorno al 15% abbondante di Giuseppe Conte e del Movimento Cinque Stelle che porta peraltro in Parlamento l’ex ministro all’Ambiente, Sergio Costa.
E allora ha ottenuto il 26%, Giorgia? Chapeau! Ci piacciono le sue idee? Sinceramente no perché certi punti del suo programma che parlano di rinnovabili e piantumazione di alberi ci sembrano la foglia di fico che nasconde intenzioni ben diverse, vedi il ponte sullo Stretto, il nucleare e un impianto complessivo ancora centrato sulle fonti fossili. La mettiamo fra le grandi della storia, come si chiede Cassano su Ronaldo? Spetta a lei dimostrarlo. Si appresta, infatti, a diventare la prima donna presidente del Consiglio in Italia. Ma la visione di cui è portatrice va in una direzione ortogonale rispetto a quella di una società capace di cogliere le sfide dell’innovazione che si celano dietro gli anni difficili che stiamo attraversando.
E se ci sbaglieremo amen, come diceva Cassano.
Il nostro mestiere resta lo stesso: produrre conoscenza, educare al cambiamento, alimentare la dialettica. Chiunque stia al timone.