La fila delle salme a Steccato di Cutro, dopo la tragedia all'alba di oggi. (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)
La fila delle salme a Steccato di Cutro, dopo la tragedia all'alba di oggi. (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)

L’Europa pianga per questi morti

A Crotone una tragedia immane, con 59 vittime accertate, fra cui 14 bambini. La testimonianza di suor Loredana Pisani, della Migrantes diocesana: «I sopravvissuti ci hanno raccontato che gli scafisti gettavano i migranti in acqua, poi la barca è finita sugli scogli». La catena di solidarietà fra associazioni e istituzioni
26 Febbraio, 2023
3 minuti di lettura

C’è silenzio. Troppo. A Crotone il Palazzetto del sport dedicato all’atleta Milone, luogo di incontri sportivi, simbolo di gioia e socialità per piccoli e grandi atleti, oggi è stato trasformato nella camera ardente che ospiterà le 59 salme dei migranti che hanno perso la vita nel naufragio di Steccato di Cutro. Le auto delle onoranze funebri arrivano lente. È vietato entrare, qualcuno pone dei fiori sul cancello del PalaMilone, ma nessuno osa parlare. Il dolore e l’indignazione sono troppo forti.

 

I resti del barcone a Steccato di Cutro (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)
I resti del barcone a Steccato di Cutro (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)

Domenica di tragedia

È successo prima ancora che sorgesse l’alba di una domenica che avrebbe dovuto essere come tante altre. Mentre i cittadini di tutta la provincia, ignari, erano ancora avvolti nel sonno, l’ennesima tragedia di migranti si consumava al largo delle acque gelide e mosse di quel tratto di Ionio che bagna la bianca spiaggia di Steccato di Cutro, non molto distante dalla più grande area marina protetta d’Italia, quella di Capo Rizzuto. Un barcone partito quattro giorni fa da Izmir, in Turchia, con a bordo forse duecento migranti fra cui interi nuclei familiari, si è letteralmente frantumato sugli scogli catapultando tra le onde migranti di origine iraniana, irachena, afgana e siriana, tra cui molte donne e bambini. Le vittime accertate, al momento, sono 59 di cui 33 donne, 9 bambini e 5 bambine. Ottanta i superstiti di cui 20 ricoverati in ospedale, uno in gravi condizioni in terapia intensiva. Intanto continuano le ricerche per gli eventuali dispersi che dovrebbero essere venti o trenta secondo le stime della prefettura.

«Abbiamo visto altri naufragi ma così tragici mai – dice il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce – i numeri sono drammatici, queste persone cercavano un porto sicuro e invece hanno trovato la fine».

 

Lenzuola allineate

L’allarme è scattato alle prime luci dell’alba ed è bastato poco agli uomini della Capitaneria di Porto, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Polizia, dei Carabinieri e della Croce Rossa per capire che non era un semplice naufragio. Scene strazianti sono apparse ai loro occhi mentre con mare forza 3 e onde alte due metri avviavano con difficoltà le prime operazioni di recupero delle vittime. I soccorritori non dimenticheranno facilmente i corpi privi di vita in mare o le salme allineate sulla sabbia coperte con le lenzuola bianche. La catena della solidarietà tra istituzioni e associazioni è stata tempestiva. In ospedale un bimbo ricoverato in pediatria ha ritrovato la sua mamma al pronto soccorso, ma la sorellina risulta dispersa. Così racconta suor Loredana Pisani, direttrice della Migrantes diocesana di Crotone:

«Da questa mattina stiamo contemplando una tragedia immane nei volti dei sopravvissuti si legge tanta paura e orrore, in ospedale alcuni hanno raccontato che gli scafisti vedendo delle luci in mare, pensando che fosse la Guardia costiera hanno buttato i migranti in acqua e poi la barca si è scagliata su uno scoglio».

 

Leggi anche >  Crotone, barca spezzata in due dal mare. Morti oltre quaranta migranti

 

Lo stupore di Piantedosi

Partito con un volo di Stato alle 15.30 da Roma e atterrato all’aeroporto di Sant’Anna alle 16.30, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo un incontro in Prefettura ha commentato: «La mia presenza qui era doverosa, è il segnale di attenzione dello Stato». Poi ha aggiunto: «Mi chiedo come sia possibile che vengano organizzate traversate di questo tipo, come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate che si rivelano tragicamente pericolose».

 

I sopravvissuti durante le prime ore dopo il naufragio a Steccato di Cutro (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)
I sopravvissuti durante le prime ore dopo il naufragio a Steccato di Cutro (Foto per gentile concessione del quotidiano Il Crotonese)

In fuga da guerre e povertà

Eppure le traversate continueranno ad essere organizzate, ci saranno sempre scafisti disponibili a traghettare vecchie carrette, indifferenti ai problemi di chi cerca altrove una vita più dignitosa.

Perciò che fare?

La parola dovrebbe passare all’Europa perché non si può rimanere indifferenti e non si può morire così, soprattutto se si è venuti alla luce solo tre mesi fa. Ma non si può morire così a prescindere dall’età e dalla nazionalità o solo perché si sogna una vita lontano dalle guerre, dalle persecuzioni, dalla povertà o dalle macerie provocate dall’ultimo terremoto in Turchia e in Siria. È questa la grande beffa. Nel frattempo la Procura della Repubblica di Crotone, guidata dal dottor Giuseppe Capoccia, ha aperto un’inchiesta per omicidio e disastro colposo. E per domani, lunedì 27, nei comuni di Crotone e Cutro è stato proclamato il lutto cittadino.

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