Dalla prima manifestazione statunitense in difesa del diritto di voto delle donne, all’8 marzo 1946 con la comparsa in Italia della mimosa come simbolo della Giornata internazionale della donna, fino alle nuove sfide di oggi, l’empowerment femminile, vale a dire la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie azioni, è uno dei processi fondamentali in una società più giusta e veramente paritaria. In quest’ottica, l’UN Women, l’organismo delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, ha scelto di puntare l’attenzione, come tema di quest’anno per la Giornata internazionale della donna 2023, (il cui acronimo è IWD 2023, International Woman Day), su innovazione e tecnologia per l’uguaglianza di genere: DigitALL: Innovation and technology for gender equality.
Visualizza questo post su Instagram
Si vuole così porre l’accento sul divario digitale di genere e, allo stesso tempo, promuovere l’istruzione nell’era digitale, l’innovazione inclusiva e il cambiamento tecnologico per l’emancipazione femminile e sottolineare l’importanza di proteggere i diritti delle donne negli spazi digitali e di affrontare la violenza di genere online, facilitata dalle TIC (Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione, espressione utilizzata, nel senso più generale, per descrivere l’area di attività tecnologiche legate agli strumenti che consentono di comunicare o diffondere informazioni e notizie).
Basta scorrere qualche dato, in Italia, in Europa e nel mondo, per rendersi conto di quanto sia ancora là da venire una reale eliminazione del gender gap in fatto di alfabetizzazione digitale.
A cominciare dal recente sondaggio commissionato da Amnesty International condotto in 8 Paesi da Ipsos Mori, che ha evidenziato come il 23% delle donne intervistate ha subito abusi o molestie online. Un tema fondamentale, per il quale si rimanda al bel documentario a cura delle giornaliste Florence Hainaut e Myriam Leroy, #FatUglySlut!.
Guarda il trailer del documentario sulle molestie online #FatUglySlut
Secondo il rapporto Progress on the Sustainable Development Goals: The gender snapshot 2022 di UN Women, l’esclusione delle donne dal mondo digitale ha ridotto di 1 trilione di dollari il PIL dei Paesi a basso e medio reddito nell’ultimo decennio, perdita che, senza interventi, può arrivare fino a 1,5 trilioni di dollari entro il 2025. Un’analisi dell’Osservatorio 4.Manager (che si occupa di individuare i trend economici e di mercato che impattano sullo sviluppo delle competenze manageriali nel nostro Paese) ha evidenziato come in Europa la percentuale degli uomini che lavorano nel settore digitale è 3,1 volte superiore a quella delle donne e solo il 22% di chi si occupa di Intelligenza Artificiale è donna. In Italia la situazione si assesta sulle stesse percentuali: nonostante un leggero miglioramento nell’inclusione digitale di donne e ragazze, nel nostro Paese le differenze di genere sono ancora molto marcate in ogni aspetto del mondo digitale, dall’uso di Internet alle competenze specialistiche e all’occupazione.
In Europa, le donne italiane occupano gli ultimi posti del Women in Digital Index .
Sebbene le ragazze rappresentino quasi il 60% dei laureati in Italia (percentuale stabile da dieci anni a questa parte), la loro presenza – come si evince da indifesa 2022, dossier di Terres des Hommes – all’interno dei corsi di laurea STEM (science, technology, engineering e mathematics) è ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Nell’anno accademico 2020/2021, secondo i dati forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione, le studentesse immatricolate nei corsi di laurea STEM sono il 21%, la metà rispetto agli uomini. Eppure, la laurea in una disciplina come ingegneria o più in generale nelle materie scientifiche permette di avere migliori sbocchi occupazionali e maggiori possibilità di guadagno.
Se nelle economie in via di sviluppo ed emergenti, problemi strutturali impediscono alle donne di utilizzare Internet e altri dispositivi digitali, in zone del mondo come l’Italia, le donne affrontano altri tipi di vincoli alla loro completa emancipazione digitale. La competenza digitale, vale a dire la capacità di acquisire, elaborare e comunicare informazioni digitali, è condizionata dal background socio-culturale, compreso l’ambiente famigliare, il patrimonio culturale e l’orientamento accademico. Gli stereotipi di genere, d’altronde, influenzano fortemente la cultura italiana e ritraggono la competenza digitale come una “cosa per ragazzi”, perfino tra le generazioni più giovani. In una ricerca dell’Istituto Toniolo e Ipsos più di un terzo degli intervistati pensa che gli uomini siano assolutamente migliori delle donne in informatica, e la percentuale aumenta ancor di più se ci si focalizza solo sugli intervistati di sesso maschile.
Solo il 6.5% del campione crede le donne generalmente migliori in informatica dei maschi, con una percentuale sorprendente del 5.7% tra le intervistate di sesso femminile.
«C’è molto da fare per il futuro delle giovani donne nel nostro Paese. È urgente un cambiamento culturale che non può che partire dalla scuola. Occorre lavorare affinché genitori e insegnanti incoraggino le ragazze a seguire percorsi di studio che permettono carriere vicine ai loro reali desideri, al netto dei condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre e infermiere», si legge in una dichiarazione di Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes.
La situazione, dunque, è decisamente critica, ma non per questo insuperabile: se il divario digitale di genere limita il potenziale di trasformazione della tecnologia nel suo complesso, l’emancipazione femminile può tradursi in soluzioni più creative e più soddisfacenti per le esigenze femminili anche nel campo tecnologico. Colmare il divario digitale di genere, d’altronde, va a beneficio dell’intera società e dell’economia. Per le donne, poi, è di fondamentale importanza cogliere le opportunità create dal settore informatico e digitale, specialmente in un momento in cui il Covid-19 ha mostrato quanto sia importante l’informatica nel mercato del lavoro. La necessità di una tecnologia inclusiva e di un’educazione digitale è insomma cruciale per un futuro sostenibile, più sicuro e più equo. L’8 marzo 2023 è una giornata importante per sottolinearlo una volta di più.