I gatti nella terra dei “magnagati”, leggende e realtà

Un viaggio tra racconti e tradizioni di Vicenza, città in cui l'amato felino è divenuto icona. Oggi anche più al centro di una cultura del benessere animale
5 Maggio, 2023
3 minuti di lettura

È stato l’essere umano ad addomesticare il gatto o il gatto ad addomesticare noi? Venerato dagli egizi, temuto nel medioevo, oggi è diventato un membro della famiglia, affascinante forse anche per il carattere dagli aspetti contradditori. Il micio tenero che fa le fusa e si lascia accarezzare non ha perso l’indole arcaica di spietato e astuto predatore. In grado di instaurare una stretta relazione con la figura umana, nel contempo si mantiene libero e indipendente. Il rapporto con i felini è particolarmente sentito nella città di Vicenza e affonda le sue radici nei secoli, nutrendosi di leggende, storie vere e fantasia.

Storie e rime dal passato

I vicentini sono chiamati magnagati”, appellativo che si trova in una celebre filastrocca veneta tramandata oralmente da tempi antichi e pubblicata nel 1879: “Veneziani gran signori, Padovani gran dotori, Visentini magna gati, Veronesi… tuti mati”. Secondo altre storie i vicentini mangiarono realmente i gatti, idea forse dovuta a dicerie di periodi di pestilenza e miseria, e magari qualche gatto realmente sarà finito a tavola, a Vicenza o in altre città d’Italia e del mondo. 

stampa

Stampa che rappresenta la piazza dei Signori di Vicenza (1750-1801)

Racconti del tempo della Repubblica Serenissima riferiscono di un’invasione di ratti nel centro storico di Vicenza, tanto che gli abitanti chiesero ai veneziani un esercito di gatti per liberarsene. Scesero con i barconi lungo il Bacchiglione e arrivati a Venezia riempirono le stive di felini, e i cugini lagunari, generosi ma burloni, diedero ai barcaioli ignari anche un lauto pranzo a base di gatto, e solo alla fine svelarono che l’arrosto non era di lepre. Una variante di questo racconto sostiene, invece, che i gatti prestati da Venezia non vennero più restituiti e scomparvero come fossero finiti sulle tavole da pranzo dei vicentini. In tempi più recenti, lo scrittore vicentino Virgilio Scapin scriveva che fu Venezia ad essere invasa dai topi e a chiedere i gatti a Vicenza, che ne era particolarmente ricca perché attirati dal baccalà, squisito piatto di pesce vicentino: la richiesta non fu soddisfatta perché i felini vicentini si volatizzarono, come se qualcuno se li fosse mangiati. Tuttavia sembra non ci siano prove documentali. L’unico collegamento storico lo si può rintracciare nel 1509, quando Padova fu attaccata dalle truppe della Lega di Cambrai, tra cui c’erano anche i vicentini: a quest’ultimi i Carraresi mostrarono dall’alto delle mura della città, in segno di disprezzo, una gatta appesa ad una lancia. Uno sfottò riferito ad una macchina da guerra del tempo chiamata “gatto”.

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Ambiguità fonetiche?

Per altri, la nomea vicentini magnagati deriva piuttosto dalla frase dialettale usata per chiedere se si è mangiato: “gheto magnà”. Molte, nel dialetto vicentino, le parole legate al gatto, come”fare le gate,” o “gate, gate”, cioè fare il solletico. Espressione presente in alcune canzoncine del passato per divertire i bambini, come “Manina bèa”, che recita: “Manina bèa fata a penèo, dove sito stà? Da a nona. Cossa gheto magnà? Pan e late. Gate gate gate…”. Le mamme del tempo, oggi nonne o bisnonne, la cantavano ai bimbi facendo loro il solletico mentre accarezzavano il palmo della mano. Venendo ai tempi nostri, ricordiamo che nel 1994 debuttò Gatton Gattoni: un gatto antropomorfo con il ruolo di mascotte che indossa la maglia biancorossa della squadra di calcio di Vicenza. Quando venne scelto portò fortuna alla squadra che a fine campionato fu promossa in serie A.

gatton gattoni

Gatton Gattoni durante la partita Vicenza Sassuolo nel 2013 (Foto: Wikimedia Commons)

Gattile cercasi

Nonostante il legame con questi piccoli felini, la città di Vicenza è ad oggi sprovvista di un luogo dove accudire i gatti. L’attuale Amministrazione Comunale ha intenzione di realizzare un gattile per i mici più sfortunati, dove verranno curati, nutriti, sterilizzati e avviati ad adozioni consapevoli. La notizia è stata data durante un incontro avvenuto nel Palazzo del Comune di Vicenza in occasione dell’ultima giornata mondiale del gatto, in cui erano intervenuti Marco Zocca, assessore con delega alla tutela e benessere degli animali, la fotografa o meglio catographer Marianna Zampieri, Cecilia Morello, consulente della relazione umano-felina e docente alla Scuola di Interazione Uomo-Animale SIUA, e Anna Zanella, responsabile dell’Ente Nazionale della Protezione degli Animali (ENPA) di Vicenza. Marianna Zampieri e la dottoressa Cecilia Morello hanno presentato un prossimo progetto intitolato “Liberi di essere gatti”, una serie di seminari ed eventi in varie città italiane per sensibilizzare la cittadinanza al rispetto dei gatti e alle adozioni consapevoli.

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Incontro nella sala comunale di Vicenza con Marianna Zampieri, Cecilia Morello, Marco Zocca e Anna Zanella (Foto: Stefania Bernardotto)

Dulcis in fundo

Vicenza qualche anno fa ha persino dedicato al gatto un prodotto di pasticceria, la famosa Gata. Sette amici pasticceri, rispolverata la tradizione, hanno creato questo dolce artigianale nel 2005. Molti ingredienti della ricetta rigorosamente segreta, vengono dalla terra vicentina e sono: farina di grano e farina gialla di mais di Marano, latte e burro di latteria vicentina, miele di acacia, grappa vicentina, mandorle con aggiunta di cacao e una spruzzata di zucchero a velo che ricorda le impronte del gatto. E poi c’è chi preferisce concludere la serata cenando o sorseggiando il caffè in compagnia dei felini. Appena fuori il centro della città del Palladio c’è il Neko Cat Cafè, uno dei pochi bistrò di questo tipo in Italia, sorto a dicembre 2018. Qui otto gatti attendono i clienti: e tra una carezza e un grattino la cena o il caffè hanno tutto un altro sapore.

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