Il Consiglio europeo ha finalmente adottato ieri la Nature Restoration Law, che ha l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Dopo il rinvio del 22 marzo scorso, quando la votazione era saltata per il voto contrario dell’Ungheria che si era aggiunto a quello di Italia, Olanda, Svezia e Polonia e all’astensione di Austria, Belgio e Finlandia, la ministra austriaca dell’azione climatica e dell’ambiente Leonore Gewessler ha sbloccato la situazione votando a favore. Negli scorsi mesi, un’ampia mobilitazione scientifica e ambientalista aveva sostenuto la necessità urgente di questa legge.
Secondo il ministro belga della transizione climatica, dell’ambiente, dell’energia Alain Maron, questo voto positivo «concordato tra il Parlamento europeo e il Consiglio quasi un anno fa, è il risultato di un duro lavoro, che ha dato i suoi frutti. Non c’è tempo per una pausa nella protezione del nostro ambiente. Oggi il Consiglio dell’UE sceglie di ripristinare la natura in Europa, proteggendo così la sua biodiversità e l’ambiente di vita dei cittadini europei. È nostro dovere rispondere all’urgenza del collasso della biodiversità in Europa, ma anche consentire all’Unione europea di rispettare i suoi impegni internazionali».
Il prossimo di questi impegni sarà la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (CBD COP16) che si terrà a fine ottobre in Colombia.
Un’eredità per il nuovo Parlamento
La Nature Restoration Law stabilisce obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati negli habitat terrestri e marini degli Stati membri, anche fine di contribuire a raggiungere gli obiettivi europei in materia di mitigazione e adattamento climatico e a migliorare la sicurezza alimentare. Inoltre Introduce, ad esempio, requisiti specifici per nuove misure volte a invertire il declino degli insetti impollinatori come le api al più tardi entro il 2030.
La sua approvazione appare come un’indicazione per gli europarlamentari neoeletti, che avvieranno la nuova legislatura il prossimo 16 luglio: questione climatica e tutela della biodiversità sono prioritarie nell’azione politica dell’UE.
All’Italia che ha votato contro, sostenendo, nelle parole della viceministra all’ambiente e sicurezza energetica Vannia Gava, che «Il Regolamento, così com’è, impatta negativamente sul settore agricolo dell’Unione, accrescendone gli oneri economici ed amministrativi», hanno risposto dichiarazioni come quella della presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini «La strategia che cerca di contrapporre agricoltura e ambiente è dannosa per tutti».