Alla lista delle catastrofi climatiche che assediano ormai il Mediterraneo si è aggiunta quella che dal 29 ottobre ha colpito la Spagna meridionale. Ha toccato quota 158, riportano al momento gli organi d’informazione, il bilancio delle vittime. E le autorità avvertono che il conto è destinato a salire. Valencia, come dimostrano le immagini che scorrono a profusione sotto i nostri occhi, è l’epicentro della crisi: i treni nella zona sono bloccati e resteranno tali per almeno due settimane, la rete stradale ha subito danni notevoli. Il dramma è umano oltre che strutturale, intere zone sono isolate e la popolazione denuncia ancora in queste ore l’assenza di interventi anche nelle situazioni più gravi.
I ritardi nell’allerta
Alla carenza dei soccorsi si aggiunge un ulteriore elemento su cui riflettere: l’agenzia spagnola di meteorologia (Aemet), come riporta il quotidiano El País, aveva avvertito con largo anticipo sull’arrivo della Dana, la depressione che ha provocato il fenomeno avverso. L’ente aveva inoltre emesso al mattino del 29 l’allerta rossa per precipitazioni torrenziali proprio nella provincia di Valencia. Ma il governo della regione ha diramato l’allerta critica di secondo livello e per di più in serata, quando ormai gli allagamenti avevano gettato nel panico interi centri abitati. Inoltre l’esecutivo della Comunitat Valenciana avrebbe mantenuto la prerogativa nella gestione dei soccorsi, che avrebbe potuto condividere con Madrid.