Forse non tutti sanno che nell’Oceano Pacifico esiste un’ isola di plastica. Di quel pezzo di oceano non conosciamo esattamente l’estensione. Alcuni scienziati dicono che è addirittura grande tre volte la Francia o come gli Stati Uniti d’America. Un vero e proprio continente abitato da bottiglie di plastica e spazzatura galleggiante, conosciuto come il Pacific Trash Vortex o Great Pacific Garbage Patch.
Una scoperta che ha suscitato l’interesse di scienziati, ecologisti, cittadini sensibili alle tematiche ambientali. Un’emergenza che riguarda tutti. Anche gli artisti. Per questo motivo c’è chi ha pensato di raccontare la storia di quest’opera artificiale su un palcoscenico. È il caso della compagnia teatrale “La Ribalta” di Pisa.
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In occasione del Festival della virtù civica, che si è svolto dal’1 al 6 dicembre 2019 a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, presso l’Istituto Leardi, Alberto Ierardi, Giorgio Vierda e Luca Oldan hanno portato sul palco Il Settimo continente, uno spettacolo esilarante e intelligente. Che fa riflettere. I giovani artisti ci hanno raccontato la storia della plastica, materiale rivoluzionario. Nel bene e, soprattutto, nel male.
Un materiale facile da utilizzare, che ha pervaso, però, le nostre esistenze. E ha contribuito allo sviluppo della società dei consumi e quindi a quella dell’usa e getta. Con la conseguenza dell’accumulo incontrollato, meccanico e ossessivo. Non è affatto semplice, infatti, disfarsi della plastica, nemmeno se si tratta di una semplice bustina di caramelle. I polimeri, insomma, ci accompagnano in tutte le fasi della nostra crescita. Sono presenti negli oggetti che utilizziamo quotidianamente e in tutti i luoghi: a casa, in ufficio, a scuola.
I tre attori hanno provocato e provocano il pubblico in tutta Italia. Lo fanno indossando i panni di tre guide turistiche qualificate che cercano di propagandare una nuova e interessante meta turistica, con i suoi usi e costumi, tradizioni popolari, piatti tipici.
Intervista di Beppe Rovera alla compagnia teatrale La Ribalta
Tra i dialoghi divertenti e surreali, non mancano le considerazioni che invitano a prendere consapevolezza sul tema. Le tre guide stravaganti, infatti, si chiedono come mai nessuno sia stato in grado di informare in tempo le persone. «Dov’erano i giornalisti e più in generale i mezzi di informazione?», oppure «Perché abbiamo costruito un nuovo continente pieno di spazzatura?».
Alberto, Giorgio e Luca, sommersi da rifiuti – che costituiscono la scenografia del palcoscenico – con le loro battute rivelano il lato oscuro della plastica, vale a dire i danni all’ambiente, alla nostra specie e a i tanti animali marini. E si chiedono: «Cosa possiamo fare?». Loro una soluzione la propongono: l’economia circolare. Una valida alternativa al mondo plastificato, che è legato a doppio filo a un modello di sviluppo basato sull’economia lineare. Occorre allora una trasformazione economica e sociale che non può prescindere dal cambiamento del nostro stile di vita. In altre parole, con le nostre azioni quotidiane possiamo contribuire all’espansione di una nuova economia, che trova la sua forza nel riciclo e nel recupero di materiali. E nel caso della plastica, l’economia circolare sembra essere l’unica strada percorribile per provare a trasformare questo materiale da rifiuto a materiale di riuso.