Sono passati dieci anni dall’inizio dall’inizio della guerra in Siria. Ad oggi si registrano 384 mila morti e più di 11 milioni di profughi. La maggior parte delle persone è costretta a spostarsi all’interno del Paese o a fuggire oltre frontiera. E in questo scenario disumano a pagare lo scotto più alto sono soprattutto i bambini. Le stime dell’Ocha (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari) dicono che 11,7 milioni di persone hanno bisogno di aiuto. Fra essi, quasi 11,3 milioni di persone, di cui il 40% bambini, non ricevono più cure mediche e non hanno accesso agli ospedali.
Come ha ricordato Save the Children, nella difficile battaglia contro il coronavirus non possiamo dimenticarci di loro. In Siria, a Idlib, dove quasi 1 milione di persone sono state costrette a sfollare in condizioni inumane in campi cresciuti a dismisura, l’autoisolamento sarebbe praticamente impossibile nel caso di un contagio da coronavirus, con conseguenze potenzialmente devastanti per famiglie.
«Quella dovuta alla diffusione del Covid-19, è una crisi sanitaria mondiale che richiede una risposta coordinata a livello globale – ha dichiarato Save the Children – È nel nostro interesse impegnarsi per fare ogni sforzo per prevenire un’ulteriore diffusione del virus e ancora di più nei campi per rifugiati o sfollati dove l’isolamento o il test sono una vera sfida. I bambini sopportano già il peso di molte delle infezioni più diffuse come polmonite, malaria e colera e le loro famiglie faticano altrettanto ad avere l’assistenza medica necessaria».