Un wet market in Cina
Un wet market in Cina (Foto: Unsplash)

Alla Fiera dell’Est. “Wet market” e rischio di epidemie

Il parere degli scienziati รจ pressochรฉ unanime, all'origine della pandemia da Covid-19 ci sarebbe il consumo e il traffico di animali selvatici, i cui parassiti hanno compiuto un salto di specie, come giร  accaduto con la Sars. Un problema anche economico perchรฉ grazie a questo commercio si sfamano molte persone
31 Marzo, 2020
5 minuti di lettura

Polli interi spennati, appesi con tanto di testa e becco. Serpenti vivi, tartarughe, cicale, porcellini dโ€™India, tassi, lontre, ricci. Sono le immagini dei โ€œwet marketโ€:ย i mercati informali che offrono prodotti agricoli e carne fresca, spesso di animali selvatici, macellando sul posto gli animali vivi e vendendone le carni nelle cittร  della Cina e di tante altre parti dellโ€™Asia e dellโ€™Africa. Un incubatore di infezioni emergenti che, secondo alcuni, andrebbe chiuso per sempre.

Oggi รจ sulla bocca di tutti il mercato di Wuhan, in Cina, dove pare abbia avuto origine la pandemia di Covid-19, e che vende, fra gli altri, ratti e salamandre, scorpioni e scoiattoli, zibetti e tartarughe, e persino cuccioli di lupo. Mentre altrove, in Africa, si vendono anche scimmie, pipistrelli, uccelli e insetti di ogni genere.

Una simile commistione di animali selvatici ed esseri umani, in condizioni igieniche spesso precarie, รจ un terreno perfetto perchรฉ i parassiti degli animali facciano il salto di specie e infettino lโ€™uomo. Come del resto, prima dellโ€™attuale pandemia, era giร  accaduto con la SARS.

Guarda il video di un mercato in Cina

Il divieto temporaneo

Non sorprende, quindi, che allโ€™emergere del nuovo coronavirus le autoritร  cinesi abbiano chiuso il mercato di Wuhan e gli altri simili in tutto il paese, e poco dopo abbiano proibito temporaneamente di commerciare e mangiare animali selvatici vivi, eccetto quelli acquatici. ยซPechino dovrebbe rendere il divieto permanenteยป, ha scritto il Wall Street Journal. In sintonia, per una volta, con parecchi gruppi ambientalisti.

Come osserva la Wildlife Conservation Society in questi mercati si commerciano roditori, portatori di moltissimi patogeni; pipistrelli, particolarmente capaci di diffondere i germi dato che volano e che non risentono piรน di tanto delle infezioni grazie al loro particolare sistema immunitario; e primati, pericolosi per la loro affinitร  alla nostra specie, basti pensare che dalle scimmie รจ venuto, per esempio, lโ€™Hiv umano.

Si stima che mammiferi e uccelli selvatici ospitino centinaia di migliaia di virus potenzialmente pericolosi per lโ€™uomo.

E nei wet market questi animali sono tenuti ยซin aree affollate dove un mix di saliva, sangue, urina e altri liquidi corporei entrano a contatto con venditori e consumatoriยป, generando ยซuno dei piรน deleteri ponti costruiti dallโ€™uomo a oltrepassare le barriere naturali che un tempo separavano umani e animali selvaticiยป.

Uno studio su soli 7 mercati, per esempio, ha trovato che vi erano venduti mammiferi selvatici di 12 famiglie capaci di ospitare 36 diversi patogeni in grado di infettare lโ€™uomo.

Perciรฒ Christian Walzer, direttore esecutivo dei programmi di salute della Wildlife Conservation Society, ha chiesto di chiudere questi mercati, rafforzare il contrasto al traffico di fauna selvatica viva, e sforzarsi di modificare le abitudini alimentari dei consumatori. La soluzione ultima, osserva lโ€™associazione, รจ ridurre la domanda di animali selvatici cambiando le norme culturali al riguardo. Unโ€™operazione facilitata dallโ€™attuale pandemia, che in Cina ha giร  ridotto molto lโ€™appeal di questi alimenti: unโ€™indagine ha mostrato che se nel 2014 solo metร  dei cinesi era contraria a mangiare animali selvatici, oggi lo รจ il 97% degli interpellati.

 

Christian Waltzer, professore esperto di animali salvatici
Christian Waltzer, direttore programmi salute della Wildlife Conservation Society

Antropologia e necessitร  di cambiamento

Non tutti perรฒ concordano con queste posizioni. Innanzitutto, secondo alcuni studi i nessi tra mercati informali e infezioni emergenti non sono cosรฌ netti come spesso si pensa, e il vero problema รจ il traffico di animali selvatici, che avviene non solo a scopo alimentare ma anche per usarli come trofei, per presunte proprietร  medicamentose, per rituali e per altri impieghi.

ยซChiudere i wet market cinesi sarebbe un terribile erroreยป hanno dichiaratoย per esempio gli antropologi Christos Lynteris, della University of St Andrews, e Lyle Fearnley, della Singapore University of Technology and Design, che hanno studiato a lungo le malattie zoonotiche in Cina.

 

Secondo l’opinione dei due antropologi, i racconti folkloristici e raccapriccianti di questi mercati cosรฌ in voga sui media occidentali, proporrebbero una visione orientaleggiante e spesso venata di sentimenti anti cinesi, fatta apposta per colpire. Sempre a loro avviso, articoli come quello del Wall Street Journal metterebbero spesso insieme immagini di mercati diversi, dando unโ€™idea distorta di come funzionano e cosa vendono, e ignorando le vaste differenze culinarie regionali. In questo modo alimenterebberoย  il disgusto, coniugando la paura dei virus con quella della potenza emergente della Cina e della sua cultura irriducibilmente diversa, di cui il cibo diviene unโ€™icona: i mercati diverrebbero allora ยซversioni caotiche dei bazar orientali, aree senza legge dove animali che [secondo i nostri canoni] non dovrebbero essere mangiati sono venduti come alimenti, e quel che non dovrebbe essere mischiato viene messo insiemeยป.

Si tratterebbe, secondo Lynteris e Fearnley, di un’immagine del tutto erronea, che dร  unโ€™idea distorta dei โ€œwet marketโ€, un termine ombrello che mette insieme realtร  molto diverse, di solito molto meno esotiche. E le differenze sono cruciali per valutarne la pericolositร : differenze di dimensioni , di prodotti venduti (animali vivi, solo carni e vegetali, solo pesce e altri animali marini) e di provenienza degli animali, selvatici o dโ€™allevamento.

La gran parte degli animali infatti, inclusi quelli per noi piรน strani come rane e serpenti, provengono in realtร  da allevamenti. Che sono stati la soluzione trovata di molti allevatori โ€“ il cui punto di vista รจ spesso ignorato in questi discorsi, come quello dei venditori โ€“ alla concorrenza insostenibile degli allevamenti industriali nel settore delle carni tradizionali, quali suini e pollame.

Inoltre, sebbene informali, questi mercati non sono senza regole, perlomeno in Cina, dove dopo lโ€™epidemia di Sars ricevono ispezioni regolari delle autoritร  sanitarie.

Oltre la cultura, l’aspetto economico

In ogni caso, questi mercati sono una fonte di cibo essenziale per gli abitanti di molte cittร . Specialmente per milioni di poveri che vi abitano. Perciรฒ, se chiuderli temporaneamente puรฒ essere utile, tentare di abolirliย  avrebbe un impatto enorme sulla vita quotidiana di moltissimi cinesi e con tutta probabilitร  otterrebbe il solo esito di trasferire il commercio in clandestinitร , come giร  era accaduto in Cina ai tempi della Sars. Peggiorando cosรฌ ulteriormente lโ€™attenzione allโ€™igiene e i rischi per la salute pubblica.

Anche la Wildlife Conservation Society, del resto, riconosce che per ridurre davvero questi traffici bisognerร  offrire unโ€™alternativa concreta sia ai consumatori sia ai produttori le cui vite dipendono da questi commerci, creando per loro nuove opportunitร  economiche.

Quel che ci vuole ora, sostengono ancora i due antropologi, non รจ vietare questi commerci ma sottoporli a una regolamentazione serrata, basata sulla realtร  variegata di queste diverse attivitร  e sulle conoscenze scientifiche. Come quella appena giunta da uno studioย dellโ€™Universitร  di Hong Kong che mostra come alcuni pangolini, importati di contrabbando in Cina, contengano coronavirus abbastanza simili a quello che sta causando lโ€™attuale pandemia.

Guarda il video sul pangolino

La similitudine non รจ cosรฌ forte da dimostrare con certezza che il virus pandemico provenga dal pangolino, che potrebbe aver fatto da ospite intermedio fra i pipistrelli e lโ€™uomo. Indica comunque che i pangolini sono unโ€™altra importante fonte di coronavirus patogeniย e andrebbero quindi ยซmaneggiati con curaยป dallโ€™uomo. E magari banditi dai mercati.

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