Polli interi spennati, appesi con tanto di testa e becco. Serpenti vivi, tartarughe, cicale, porcellini dโIndia, tassi, lontre, ricci. Sono le immagini dei โwet marketโ:ย i mercati informali che offrono prodotti agricoli e carne fresca, spesso di animali selvatici, macellando sul posto gli animali vivi e vendendone le carni nelle cittร della Cina e di tante altre parti dellโAsia e dellโAfrica. Un incubatore di infezioni emergenti che, secondo alcuni, andrebbe chiuso per sempre.
Oggi รจ sulla bocca di tutti il mercato di Wuhan, in Cina, dove pare abbia avuto origine la pandemia di Covid-19, e che vende, fra gli altri, ratti e salamandre, scorpioni e scoiattoli, zibetti e tartarughe, e persino cuccioli di lupo. Mentre altrove, in Africa, si vendono anche scimmie, pipistrelli, uccelli e insetti di ogni genere.
Una simile commistione di animali selvatici ed esseri umani, in condizioni igieniche spesso precarie, รจ un terreno perfetto perchรฉ i parassiti degli animali facciano il salto di specie e infettino lโuomo. Come del resto, prima dellโattuale pandemia, era giร accaduto con la SARS.
Guarda il video di un mercato in Cina
Il divieto temporaneo
Non sorprende, quindi, che allโemergere del nuovo coronavirus le autoritร cinesi abbiano chiuso il mercato di Wuhan e gli altri simili in tutto il paese, e poco dopo abbiano proibito temporaneamente di commerciare e mangiare animali selvatici vivi, eccetto quelli acquatici. ยซPechino dovrebbe rendere il divieto permanenteยป, ha scritto il Wall Street Journal. In sintonia, per una volta, con parecchi gruppi ambientalisti.
Come osserva la Wildlife Conservation Society in questi mercati si commerciano roditori, portatori di moltissimi patogeni; pipistrelli, particolarmente capaci di diffondere i germi dato che volano e che non risentono piรน di tanto delle infezioni grazie al loro particolare sistema immunitario; e primati, pericolosi per la loro affinitร alla nostra specie, basti pensare che dalle scimmie รจ venuto, per esempio, lโHiv umano.
Si stima che mammiferi e uccelli selvatici ospitino centinaia di migliaia di virus potenzialmente pericolosi per lโuomo.
E nei wet market questi animali sono tenuti ยซin aree affollate dove un mix di saliva, sangue, urina e altri liquidi corporei entrano a contatto con venditori e consumatoriยป, generando ยซuno dei piรน deleteri ponti costruiti dallโuomo a oltrepassare le barriere naturali che un tempo separavano umani e animali selvaticiยป.
Uno studio su soli 7 mercati, per esempio, ha trovato che vi erano venduti mammiferi selvatici di 12 famiglie capaci di ospitare 36 diversi patogeni in grado di infettare lโuomo.
Perciรฒ Christian Walzer, direttore esecutivo dei programmi di salute della Wildlife Conservation Society, ha chiesto di chiudere questi mercati, rafforzare il contrasto al traffico di fauna selvatica viva, e sforzarsi di modificare le abitudini alimentari dei consumatori. La soluzione ultima, osserva lโassociazione, รจ ridurre la domanda di animali selvatici cambiando le norme culturali al riguardo. Unโoperazione facilitata dallโattuale pandemia, che in Cina ha giร ridotto molto lโappeal di questi alimenti: unโindagine ha mostrato che se nel 2014 solo metร dei cinesi era contraria a mangiare animali selvatici, oggi lo รจ il 97% degli interpellati.
Antropologia e necessitร di cambiamento
Non tutti perรฒ concordano con queste posizioni. Innanzitutto, secondo alcuni studi i nessi tra mercati informali e infezioni emergenti non sono cosรฌ netti come spesso si pensa, e il vero problema รจ il traffico di animali selvatici, che avviene non solo a scopo alimentare ma anche per usarli come trofei, per presunte proprietร medicamentose, per rituali e per altri impieghi.
ยซChiudere i wet market cinesi sarebbe un terribile erroreยป hanno dichiaratoย per esempio gli antropologi Christos Lynteris, della University of St Andrews, e Lyle Fearnley, della Singapore University of Technology and Design, che hanno studiato a lungo le malattie zoonotiche in Cina.
Why shutting down Chinese ‘wet markets’ could be a terrible mistake | anthropologist Christos Lynteris and Lyle Fearnley https://t.co/VHdTfgZoVu via @FR_Conversation
โ The Value Question (@dme_project) February 3, 2020
Secondo l’opinione dei due antropologi, i racconti folkloristici e raccapriccianti di questi mercati cosรฌ in voga sui media occidentali, proporrebbero una visione orientaleggiante e spesso venata di sentimenti anti cinesi, fatta apposta per colpire. Sempre a loro avviso, articoli come quello del Wall Street Journal metterebbero spesso insieme immagini di mercati diversi, dando unโidea distorta di come funzionano e cosa vendono, e ignorando le vaste differenze culinarie regionali. In questo modo alimenterebberoย il disgusto, coniugando la paura dei virus con quella della potenza emergente della Cina e della sua cultura irriducibilmente diversa, di cui il cibo diviene unโicona: i mercati diverrebbero allora ยซversioni caotiche dei bazar orientali, aree senza legge dove animali che [secondo i nostri canoni] non dovrebbero essere mangiati sono venduti come alimenti, e quel che non dovrebbe essere mischiato viene messo insiemeยป.
Si tratterebbe, secondo Lynteris e Fearnley, di un’immagine del tutto erronea, che dร unโidea distorta dei โwet marketโ, un termine ombrello che mette insieme realtร molto diverse, di solito molto meno esotiche. E le differenze sono cruciali per valutarne la pericolositร : differenze di dimensioni , di prodotti venduti (animali vivi, solo carni e vegetali, solo pesce e altri animali marini) e di provenienza degli animali, selvatici o dโallevamento.
La gran parte degli animali infatti, inclusi quelli per noi piรน strani come rane e serpenti, provengono in realtร da allevamenti. Che sono stati la soluzione trovata di molti allevatori โ il cui punto di vista รจ spesso ignorato in questi discorsi, come quello dei venditori โ alla concorrenza insostenibile degli allevamenti industriali nel settore delle carni tradizionali, quali suini e pollame.
Inoltre, sebbene informali, questi mercati non sono senza regole, perlomeno in Cina, dove dopo lโepidemia di Sars ricevono ispezioni regolari delle autoritร sanitarie.
Oltre la cultura, l’aspetto economico
In ogni caso, questi mercati sono una fonte di cibo essenziale per gli abitanti di molte cittร . Specialmente per milioni di poveri che vi abitano. Perciรฒ, se chiuderli temporaneamente puรฒ essere utile, tentare di abolirliย avrebbe un impatto enorme sulla vita quotidiana di moltissimi cinesi e con tutta probabilitร otterrebbe il solo esito di trasferire il commercio in clandestinitร , come giร era accaduto in Cina ai tempi della Sars. Peggiorando cosรฌ ulteriormente lโattenzione allโigiene e i rischi per la salute pubblica.
Anche la Wildlife Conservation Society, del resto, riconosce che per ridurre davvero questi traffici bisognerร offrire unโalternativa concreta sia ai consumatori sia ai produttori le cui vite dipendono da questi commerci, creando per loro nuove opportunitร economiche.
Quel che ci vuole ora, sostengono ancora i due antropologi, non รจ vietare questi commerci ma sottoporli a una regolamentazione serrata, basata sulla realtร variegata di queste diverse attivitร e sulle conoscenze scientifiche. Come quella appena giunta da uno studioย dellโUniversitร di Hong Kong che mostra come alcuni pangolini, importati di contrabbando in Cina, contengano coronavirus abbastanza simili a quello che sta causando lโattuale pandemia.
Guarda il video sul pangolino
La similitudine non รจ cosรฌ forte da dimostrare con certezza che il virus pandemico provenga dal pangolino, che potrebbe aver fatto da ospite intermedio fra i pipistrelli e lโuomo. Indica comunque che i pangolini sono unโaltra importante fonte di coronavirus patogeniย e andrebbero quindi ยซmaneggiati con curaยป dallโuomo. E magari banditi dai mercati.