Stefano Mengoli
Stefano Mengoli è paesaggista, ecologo, specializzato in manageriato del verde urbano, in green design e in recupero ambientale

Come riforesteremo le nostre città? Colloquio con l’ecologo Stefano Mengoli

La nuova Legge Clima prevede il finanziamento di un programma sperimentale per la riforestazione delle città metropolitane, per un importo di 15 milioni di euro. Sta ai Comuni spendere questo denaro in modo corretto. Stefano Mengoli, paesaggista ed ecologo, specializzato nel manageriato del verde urbano, ci ha spiegato come
14 Ottobre, 2020
3 minuti di lettura

«Un albero tutela la biodiversità di un territorio, garantisce la funzionalità degli ecosistemi, contrasta i cambiamenti climatici, migliora la salute e il benessere dei cittadini, ha una funzione di assorbimento e stoccaggio di CO2, migliora la qualità dell’aria, abbassa le temperature urbane e per ultimo, ma non per importanza, rende belle le nostre città». Così il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, a commento del decreto attuativo (divenuto operativo in questi giorni) della norma sulla Legge Clima che prevede anche il finanziamento di un programma sperimentale per la riforestazione delle città metropolitane. 

Nel dettaglio, la norma introduce il finanziamento per un importo di 15 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2020 e 2021. Ma come e cosa dovranno fare i Comuni per far si che questo denaro sia speso in modo corretto? Quali sono le figure professionali che dovranno occuparsi del verde urbano? Stefano Mengoli, laureato in Scienze Forestali presso l’Università di Firenze e in Architettura del paesaggio presso La Sapienza di Roma, paesaggista ed ecologo, specializzato in manageriato del verde urbano, in green design e in recupero ambientale ha le idee chiare in merito.

«Per  essere operativo è chiaro che le città si devono dotare di adeguata conoscenza del patrimonio gestito – spiega Mengoli –  quindi dell’inventario del patrimonio arboreo, e che questo consenta di avere consapevolezza della consistenza in termini di quantità (numero di alberi), di ubicazione (alberi georeferenziati), di ripartizione del numero come genere specie e relativa suddivisione tra conifere (piante con aghi) e latifoglie (piante con lamina fogliare)».

Conoscere il patrimonio da gestire

Un livello di attenzione, continua Mengoli, che: «Include normalmente anche la conoscenza sul reale stato di salute degli alberi in vegetazione lungo strade piazze parchi giardini, e dovrà saper chiarire se l’impiego del finanziamento verterà o verso il rinnovo degli alberi in vegetazione o verso la loro sostituzione per ringiovanire l’età media del patrimonio arboreo cittadino o ancor più verso l’integrazione con l’introduzione di nuovi impianti arborei. È del tutto evidente che l’attuazione del finanziamento porterà ad operare delle scelte per il governo della città, opzionando o una linea più conservativa (sostituiamo solo alberi mal messi) oppure ricercando l’innovazione e l’ammodernamento dell’alberata cittadina, introducendo nuove specie e magari nuovi modelli per disegnare diversi viali alberati e i boschi rispetto a quelli tradizionali».

 

riforestazione urbana
Il decreto, previsto dal dl Clima, stabilisce le modalità per la progettazione degli interventi e il riparto delle risorse tra le Città metropolitane per il finanziamento del Programma sperimentale di forestazione

 

A ciascuna città il proprio verde

Ma a chi affidare il compito di  valutare quale sia il verde urbano giusto in quella determinata città, come evitare di fare errori che andranno poi a ripercuotersi sul futuro? «La capacità di operare giuste scelte sarà guidata dal sapere riconoscere e opzionare l’età di servizio degli alberi – sottolinea Mengoli – , un concetto complicato da spiegare in poche righe e che è attuabile solo da personale competente in materia: si traduce sinteticamente nel concetto che tecnicamente ogni specie in città ha un ciclo di vita ideale dettato dalle potenzialità di genere poi vi è quello reale dettato dalle interferenze e limitazioni imposte dall’ambiente città e che aggiornano in negativo l’età di maturità della pianta e il suo destino, anticipando l’età a cui la pianta deve essere sostituita. Non si tratterà solo di sapere operare con una capacità tecnica (il riconoscere età di servizio), ma con una maturità politica che mira all’affiancare una traduzione del “naturalismo” indotto dal termine forestazione urbana (modificare in senso naturalistico il paesaggio delle nostre città) con nuove strumentazioni urbanistiche».

 

I controlli ministeriali

«Se forestazione – continua l’ecologo – equivale a rinnovamento/rigenerazione urbana, per consentire di raggiungere la dimensione topografica indotta da una città, è assolutamente necessario che gli strumenti urbanistici contengano un piano del verde cittadino, cioè la politica urbana e la sua traduzione tecnica in chiave di spazi verdi e piani alberati, né più e né meno di come si è fatto per ingrandire la città, dotarla di infrastrutture e servizi». Come ha sottolineato recentemente il ministro Costa, si vigilerà affinché i lavori svolti siano eseguiti in maniera corretta:

«Chiaramente questi fondi saranno controllati  e possono essere anche revocati nel caso in cui si riscontrino difformità tra l’esecuzione e la progettazione. Inoltre il ministero ammetterà solo piani dettagliati di gestione che prevedano la piantumazione e anche la gestione e la manutenzione delle aree verdi realizzate, per almeno 7 anni, e la sostituzione con nuovi alberi in caso non attecchiscano quelli piantati».

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