Italia, 2050. Nel mare ormai c’è più plastica che pesci. Cronache Marine di Luca Paolassini, “il primo docufilm girato nel 2050”, si apre con un primo incontro, con una ragazza, una cacciatrice di sacchetti di plastica. Per lei, giovanissima, non è poi così assurdo che nel mare i pesci siano praticamente scomparsi.
«Mia madre pescava i polpi, io mi accontento dei sacchetti», esordisce. A lei, per la quale da quando è nata i sacchetti sono sempre stati nel mare, quasi dispiace rimuoverli dal loro “habitat naturale”. C’è poi lo chef di microplastiche. Un ristoratore che serviva ottimi piatti di pesce fintanto che era ancora possibile pescarlo. «Il mio ristorante stava per chiudere, ma poi ho scoperto le microplastiche», spiega.
Incontri ravvicinati nel mondo che (forse) verrà
In modo velatamente ironico i primi due incontri mostrano un futuro in cui le nuove generazioni si sono adattate al cambiamento e hanno fatto di necessità virtù. Gradualmente poi, la tragica realtà viene a galla per quello che è. Segue l’incontro con una collezionista di packaging. Lei era in prima linea contro l’inquinamento marino mentre ora è costretta a celebrarlo nelle sue opere. Dal mare raccoglie imballaggi di ogni genere e ne fa delle mostre volte a sensibilizzare.
«Un bicchiere è emblematico per spiegare il dramma della plastica monouso – racconta l’artista – viene utilizzato per quattro secondi, il tempo di berne l’acqua al suo interno, invece in mare impiega oltre quattro secoli per degradarsi».
Pescare plastica, per aiutare il mare
L’ultimo incontro è con un pescatore. Un uomo che, data l’età e il suo mestiere, ha vissuto in prima persona lo spopolamento degli oceani e la progressiva invasione della plastica.
«Pescavamo sempre più plastica e sempre meno pesci, così abbiamo deciso di riconvertire il peschereccio», afferma con malinconia. Le sue parole trasmettono nostalgia per un tempo andato ma anche desiderio di continuare a lottare. Dovendo pur mangiare, al posto dei pesci il suo peschereccio raccoglie plastica da conferire al riciclo. «È redditizio e si aiuta il mare». Forse non tutto è perduto.
La campagna dell’Istituto Oikos
Scritto da Luciano Marchetti e Davide Canepa, il corto nasce a sostegno della campagna di sensibilizzazione contro la plastica monouso promossa dall’Istituto Oikos nell’ambito del progetto Life Beyond Plastic. In rete dal 18 al 20 dicembre, è stato presentato al Green Movie Film Festival, il festival del cinema ambientale della capitale. «È importante che in questo momento storico – commenta Luciano Marchetti, che è anche direttore creativo di Viceversa Studio – l’arte, la cultura e il cinema possano in qualche modo essere un veicolo per comunicare meglio quelle che sono le priorità del Pianeta».
A ogni “usa e getta” la sua storia
Quattro storie che, in modo del tutto originale, focalizzano l’attenzione sui principali problemi dell’inquinamento marino da plastica. Dai sacchetti alle bottiglie, passando per le microplastiche e gli imballaggi: ogni storia è dedicata a una sfumatura dell’impatto ambientale dell’usa e getta. Ogni anno, solo in Europa, consumiamo cento miliardi di buste di plastica. Tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastiche finiscono ogni anno nel Mar Mediterraneo e nei mari d’Europa. Delle oltre 7,2 milioni di tonnellate di plastica finite nelle discariche europee nel 2018, quasi la metà era costituita da imballaggi. 10 prodotti, tra cui le bottiglie, da soli rappresentano il 43% di tutti i rifiuti marini. Sono questi i dati dell’ Istituto Oikos.
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Il 2050 è vicino, ma possiamo ancora farcela
È con un rapporto del 2016 della Ellen MacArthur Foundation, in collaborazione con il World Economic Forum, che è emerso che di questo passo, entro il 2050, la plastica negli oceani supererà i pesci. Ma il futuro del pianeta è nelle nostre mani e siamo ancora in tempo per invertire la rotta. «Spero che questa – ha concluso Marchetti – sia un’occasione per spronare tutti a dare uno sguardo diverso a un mondo che mi auguro non sarà come quello che abbiamo raccontato con il nostro progetto».