Il 5 giugno è una giornata speciale, e quest’anno lo è ancora di più. Speciale perché è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, ancora più speciale perché apre ufficialmente le danze del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema. Questa festività “verde”, di cui stamattina alle 10.30 ora italiana si tiene il momento principale a Islamabad, la capitale del Pakistan che è il paese ospitante per il 2021, non è un’invenzione dell’ultima ora. Proclamata nel 1972 durante la Conferenza Onu sull’ambiente umano, e celebrata a partire dal 1974, ha segnato tappe importanti nella presa di coscienza delle problematiche ambientali. Mai come quest’anno, però, l’ambiente ci parla in modo forte e chiaro, ci coinvolge, ci chiama a mobilitarci in prima persona, ognuno a modo suo. Il perché ormai lo sappiamo: la pandemia è uno dei tanti campanelli d’allarme – per noi uno dei più tragici – che segnalano il grave stato di salute del pianeta.
Di cosa parliamo quando parliamo d’ecosistema
Un prato, uno stagno, un bosco, una spiaggia sono tutti esempi di ecosistemi. L’ecosistema non è però un luogo fisico, o meglio: lo è, ma è molto più di quello. Un ecosistema è un’unità composta da un certo tipo di ambiente, con le sue caratteristiche fisiche e chimiche, dall’insieme degli organismi che vivono in quell’ambiente e da tutte le relazioni e le interazioni che gli organismi hanno tra loro e con l’ambiente. Detta così, come tutte le definizioni suona un po’ asettica e pedante. Ma proviamo a immaginare la foresta amazzonica, con la sua immensa varietà di alberi e arbusti e tutto il suo brulicare di creature, ognuna che vive la sua vita, ognuna strettamente connessa alle altre. E proviamo ora a immaginare cosa significano, in termini pratici, due concetti come deforestazione e perdita di biodiversità. Un grossissimo danno per l’ecosistema foresta, che vede decimata la quantità e la varietà di piante, animali e altri organismi che ne fanno parte. E un grave danno anche per noi, dato che gli effetti del degrado o della distruzione di un ecosistema si ripercuotono sugli equilibri e il benessere dell’intero pianeta.
Guida pratica per ripristinatori
Non è un caso che l’Onu abbia dedicato il decennio che va dal 2021 al 2030 al ripristino degli ecosistemi. Quello della foresta amazzonica è solo un esempio eclatante, ma tutti gli ecosistemi naturali sono compromessi in modo più o meno grave, e vanno ripristinati per recuperare la loro struttura e le loro funzioni. Buoni suggerimenti su come dare una mano per curare il pianeta ce li dà l’Unep (United nation environment programme) nella sua Guida pratica per il ripristino dell’ecosistema, con lancio ufficiale in occasione della Giornata dell’Ambiente. La guida chiama all’azione proprio tutti, dai singoli individui alle associazioni, dalle aziende ai governi, in un movimento globale chiamato #GenerationRestoration.
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I modi per “riparare il mondo” sono tanti, e se nell’insieme lo sforzo può sembrare titanico, il cambiamento diventa più semplice quando la mobilitazione è generale. Qualche esempio? Ce n’è per tutti i gusti: partecipare o sostenere progetti di conservazione e restauro ambientale, scegliere prodotti sostenibili e cibo biologico e locale, rendere più verde il nostro ambiente (si può partire anche solo dal terrazzo di casa o dal giardino condominiale!), cambiare le nostre abitudini per alleggerire l’impatto sull’ambiente, fare pressione sui decisori e i produttori affinché la visione ecologica orienti le scelte a tutti i livelli. E ce n’è per tutti i gusti anche nella scelta degli ecosistemi da ripristinare. La guida individua sette grandi categorie: foreste e boschi, fiumi e laghi, ambiente urbano, oceani e coste, colture e prati, montagne, torbiere.
Di ognuna, tratteggia in poche righe “i fondamentali”: perché è importante per noi, quali sono le minacce e l’attuale stato di conservazione, quali sono i passi, gli interventi, le azioni che portano al ripristino. A questo punto, via libera all’immaginazione e alla creatività: da fare ce n’è e tanto, ma anche i modi per rimboccarci le maniche sono mille. A partire dalle parole di Jordan Sanchez, giovane poeta nata e cresciuta nel Bronx, che alla Giornata dell’Ambiente ha dedicato questo motto: Reimagine, Recreate, Restore.
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