PreCop di Milano, cosa resta?

È terminata da pochi giorni la All4Climate-Italy2021 e la voce della società civile, parallelamente agli incontri ufficiali, si è fatta sentire forte e chiara. Ma cosa resta di queste giornate intense e partecipate? Lo abbiamo chiesto a Martina Comparelli, portavoce di Fridays For Future Italia  
6 Ottobre, 2021
3 minuti di lettura

Quattrocento delegati provenienti da tutto il mondo per gli eventi istituzionali di Youth4climate, il meeting consultivo organizzato dal Ministero della Transizione Ecologica negli spazi del Milano Convention Center. Migliaia di giovani nelle strade del capoluogo lombardo e negli altri luoghi in cui si è incontrata la rete di Climate Open Platform che raccoglie movimenti, individui, associazioni. Infine, la PreCop governativa durante la quale è riemerso con chiarezza il nodo delle disuguaglianze al cospetto della sfida climatica.

È terminato solo pochi giorni fa il ricco palinsesto degli eventi di All4Climate-Italy2021 che lancia la volata verso il vertice di novembre a Glasgow. Ma cosa resta di questa esperienza?

 

I Fridays For Future per le strade di Milano
I Fridays For Future per le strade di Milano

 

Una sintesi sta certamente nelle parole che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha speso a margine dell’incontro con Greta Thunberg, Vanessa Nakate e Martina Comparelli, portavoce di Fridays For Future Italia:

«La vostra generazione è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità. O affrontiamo adesso i costi di questa transizione. O agiamo dopo, il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico».

 

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Tre temi al centro del dibattito

Un confronto prezioso, che ha ruotato intorno a tre questioni concrete, come racconta proprio Martina Comparelli:

«Il primo è stata la decarbonizzazione a livello nazionale e internazionale, il secondo l’abbandono del gas in Italia, un combustibile fossile che noi in gran parte non abbiamo e che acquistiamo dall’estero, a caro prezzo, rendendoci dipendenti da altre nazioni nel senso sia economico che geo-politico, quando invece potremmo fare affidamento sulle energie rinnovabili».

Infine, il terzo punto, citato anche nel discorso di Vanessa Nakate allo Youth4Climate, è il fondo da 100 miliardi di dollari a supporto dei Paesi che stanno già facendo i conti con gli effetti della crisi climatica. Durante l’incontro proprio Martina Comparelli ha consegnato la bozza del documento redatto dalla Climate Open Platform.

 

Martina Comparelli portavoce dei Fridays For Future Italia
Martina Comparelli portavoce dei Fridays For Future Italia

«Ovviamente i lavori si sono completati più in là – ha spiegato l’attivista – ma considerando che i contenuti coprivano anche i temi che avremmo trattato nel nostro incontro con Draghi, abbiamo deciso, insieme alle altre realtà coinvolte, di completare una prima versione da consegnare direttamente nelle mani del Premier».

I volti internazionali di #FFF

Sui media si è molto parlato del “bla, bla, bla”, del  discorso di Greta che ha portato ancora una volta il suo importante contributo al dibattito.

 

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Ma durante la PreCop abbiamo avuto modo di iniziare a conoscere anche un altro volto internazionale del movimento, quello di Vanessa Nakate: 25 anni, nata in Uganda, laureata in economia aziendale e fondatrice del Rise up Climate Movement. Qualcuno sta già sospettando che ci sarà un passaggio di testimone. È un’intuizione che ha delle basi reali? Prova a rispondere la Comparelli:

«In generale l’intero movimento Fridays for Future sta cercando di porre al centro del dibattito non Vanessa come singola persona, ma tutti coloro che subiscono quello che Vanessa subisce, che vedono quello che Vanessa vede. Le loro voci sono assolutamente le più importanti, quelle che possono dare un supporto più utile alla lotta alla crisi climatica».

E aggiunge: «Quindi non c’è un passaggio di testimone ma un cambiamento di narrazione che vede come protagonisti i MAPA, acronimo dell’inglese Most Affected People and Areas, persone e aree più colpiti dalla crisi».

 

L'attivista ugandese Vanessa Nakate
Vanessa Nakate, climate activist dell’Uganda. Tra le sue campagne di sensibilizzazione c’è quella contro la deforestazione della foresta pluviale nella Repubblica Democratica del Congo

La partecipazione sentita e trasversale durante gli scioperi

La mobilitazione nelle piazze è stata molto sentita e partecipata: per le strade si sono riversati cortei eterogenei di persone che hanno a cuore il futuro del Pianeta e una transizione che non lasci indietro i più deboli. Aggiunge Martina Comparelli:

«Non c’erano solo giovani ma anche una forte presenza intergenerazionale. C’è stato un bello scambio su numerosi argomenti: decarbonizzazione ma anche agricoltura e migrazione climatica. Venerdì 1 ottobre, il giorno dello Student Strike for Future, eravamo in cinquantamila, ma la forte partecipazione si è mostrata anche il giorno dopo con 10.000 persone che hanno deciso di scendere nuovamente in piazza».

E adesso?

È ora di tirare le somme, insomma, di questa esperienza e di capire come proseguire nella lotta dal basso per una transizione ecologica giusta e che inizi prima possibile.

«Prima di tutto è necessario analizzare la settimana passata – conferma Comparelli – perché ovviamente dobbiamo capire come imparare da ciò che è accaduto, dobbiamo comprendere cosa è andato bene e cosa può andar meglio, le pratiche da mantenere. Insomma, sarà il momento di un po’ di autocritica».

Saranno settimane impegnative: il 22 ottobre è previsto un altro sciopero globale, in seguito sarà la volta del G20, il 30 e 31 ottobre, per poi giungere alla Cop26 di Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre.

 

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La strada perché la voce degli scienziati e dei cittadini sia finalmente ascoltata, insomma, è ancora molto lunga. Ma tutto fa pensare che le mobilitazioni di Milano abbiano gettato le basi per percorrerla fino in fondo.

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