George Camille
George Camille, l'artista che rappresenta l'essenza delle Seychelles espone a Roma fino al 30 giugno (Foto:www.georgecamille.com)

George Camille, le mille anime delle Seychelles a Roma

Testuggini giganti e pappagalli neri, rosso fuoco, cieli azzurro cobalto e mari profondi: l'artista seychellese porta la sua magnifica Africa nella Capitale. Fino al 30 giugno nella capitale presso 28 Piazza di Pietra Fine Art Gallery
14 Giugno, 2023
2 minuti di lettura

Arcipelago delle Seychelles: 115 isole tra granitiche, coralline e atolli. È un luogo geografico talmente famoso al mondo da essere quasi sconosciuto per la sua storia politica, naturalistica, geografica. Al largo dell’Africa orientale e del Madagascar, in pieno Oceano Indiano, queste isole furono luogo di deportazione di schiavi e punto di passaggio per avventurieri e mercanti. Ma i simboli di questo arcipelago non sono solo il pappagallo nero dell’isola di Praslin e la testuggine gigante di Aldabra. C’è anche l’artista creolo George Camille, 60 anni, che fino al 30 giugno sarà a Roma con i suoi grandi quadri a tempera, le incisioni acquarellate, le sculture in resina, gli sbalzi in rame.

Camille è noto in tutto il mondo per la sua forza espressiva, per i suoi colori tropicali, per le costruzioni grafiche in cui la figura umana si sposa con la natura, con i mirabolanti pesci dei fondali corallini.

George Camille ha il coraggio di mettere insieme le sue donne creole abbracciate a pesci enormi, persino incantate dall’apparizione delle sterne bianche, una meraviglia dell’isola di Cousin.

 

 

Testuggini giganti e pappagalli neri

Il rosso fuoco e l’azzurro cobalto si mischiano a un amore forte per la Natura maiuscola per la sua terra – è nato nell’isola di Mahè – al punto di cercare di difenderla con ogni mezzo. Così non ha paura di confrontarsi con la scultura più iconica possibile: il coco de mer, il seme più grande del mondo lo costruisce in resina e lo dipinge in bianco con simboli in nero che ripetono le grafiche native di gechi, pesci, lucertole e serpenti, e tra gli uccelli persino il bianco fetonte dalla lunghissima coda. Altre sculture mito: le testuggini giganti di Aldabra (attenzione: testuggini quelle di terra, tartarughe quelle di mare, ma nessuno ci fa caso) con il carapace istoriato di simboli antichi, di segni quasi preistorici.

 

George Camille insieme ad una sua opera, una scultura a forma di tartaruga
George Camille fino al 30 giugno sarà a Roma con le sue meravigliose opere

 

Proteggere la Natura è un’arte

Camille ha l’Italia nel cuore soprattutto perché per ben tre volte ha esposto alla Biennale di Venezia ma anche perché ha un rapporto di amicizia con il gruppo degli artisti naturalisti italiani che si riconoscono nel progetto Ars et Natura. Con loro ha contribuito a creare nel 2015 un bellissimo libro, Seychelles, interamente dipinto e oggi introvabile. Così mentre l’artista creolo spiega la mostra è facile rompere il ghiaccio e parlare liberamente della Natura dell’arcipelago. Ci sono cose che non vanno proprio bene. Forse è il segno dei tempi in cui si può fare di tutto ma per l’artista Camille ci sono troppe distruzioni in atto.

«Si tagliano le nostre foreste, i nostri alberi, le nostre piante – racconta con voce tranquilla – e si possono introdurre specie alloctone senza controllo. Oggi i potenti della Terra con i soldi possono fare quello che vogliono, persino costruire una grande villa in cima a una collina lussureggiante, un patrimonio della nostra meravigliosa natura protetta»

 

Seychelles nel cuore di Roma

Per dare forza alle sue parole George Camille anni fa creò un’istallazione all’interno dello scheletro di un’antica chiesa diroccata: dall’alto scendono verso terra centinaia di rami di gomma nera ornati di foglie di fil di ferro. Il tutto in materiale riciclato. La performance Camille la presentò con successo alla Biennale di Venezia e l’ha ripetuta in piccolo ricostruendola alla Fine Art Gallery in Piazza di Pietra a Roma, dove espone fino al 30 giugno Seychelles my soul. Per la cronaca il catalogo, della mostra in grande formato a colori, è curato dalla storica dell’arte Gina Ingrassia, ed è edito da Alessandro Troisi della Pandion.

 

Mielizia

Saperenetwork è...

Fabrizio Carbone
Fabrizio Carbone
Giornalista professionista dal 1970, Fabrizio Carbone ha lavorato alla redazione romana de “Il Resto del Carlino” (nel 1972 da New York), de “La Stampa” e di “Panorama”. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News.
Mielizia
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