La squadra al lavoro sulla Guernica di Ercole Pignatelli, davanti all'opera: da sinistra Silvia Capiluppi, Vito Chiatante, l'artista e Laura Guilda (Foto: Daniele Pignatelli)

E’ ancora oggi un manifesto contro ogni guerra l’opera dipinta da Pablo Picasso nel 1937 in seguito al bombardamento aereo nazi-fascista della città basca di Guernica. Un’opera che porta con sé la denuncia delle atrocità delle quali è capace il genere umano e che travalica il tempo riportando al suo interno tracce e spunti di grandi lavori del passato, ma che si è anche prestata da subito a numerose reinterpretazioni. Tra le prime, il grande arazzo richiesto da Nelson Rockfeller eseguito dallo studio di Jacqueline de la Baume-Durrbach sotto gli occhi dello stesso Picasso. L’ultima, eseguita in questi giorni da Ercole Pignatelli a Milano nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in un progetto promosso da Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale con il supporto organizzativo di Marsilio Arte.

 

 

L’incontro con Guernica

«Avevo 18 anni e arrivai a Milano proprio quel giorno. Fuori dalla stazione c’era uno striscione che mi sembrò fatto apposta per me – Picasso a Palazzo Reale. Andai subito a vedere la mostra. Era nella Sala delle Cariatidi semi bombardata. C’era ancora sul soffitto una voragine, ci pioveva dentro. Andai a vederla per un mese intero tutti i giorni. Da lì, proprio da quel giorno, è partito tutto». Così ci racconta Ercole Pignatelli e sotto le folte sopracciglia brilla ancora lo sguardo di un diciottenne che dalla Puglia in una notte di fine novembre sale su un treno diretto al nord e scende in una grigia e affollata Milano.

Era il 1953 e la grande tela Guernica, per volontà dello stesso Picasso, aveva preso il volo e dal MoMA di New York era arrivata per la prima volta in Italia.

La Sala delle Cariatidi, con i segni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, sembrò al pittore cubista una perfetta cornice per la sua opera. Oggi a più di 70 anni da quel giorno, Ercole Pignatelli è di nuovo nella grande Sala delle Cariatidi, di nuovo davanti a Guernica, questa volta alla sua. «Per me è uno scherzo del destino» sorride l’artista ormai affermato e continua «in Italia, solo qualche decennio fa, avrebbero potuto chiederla a un Renato Guttuso, a un Salvatore Fiume, oggi a Valerio Adami…» E invece la richiesta è caduta proprio su quel ragazzo che 70 anni prima era rimasto incantato per ore davanti alla grande tela del maestro spagnolo, e che, per un altro gioco della sorte, porta il nome del soggetto del primo disegno che Picasso racconta di aver fatto da bambino: Ercole.

 

La Guernica di Ercole Pignatelli a Palazzo Reale a Milano (Foto: Daniele Pignatelli)
La Guernica di Ercole Pignatelli a Palazzo Reale a Milano (Foto: Daniele Pignatelli)

 

La Speranza nel lavoro di Pignatelli

La Guernica di Pignatelli ha la stessa dimensione della grande tela di Picasso. Stesa nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, è stata lavorata febbrilmente dall’artista e dagli assistenti Laura Guilda, Silvia Capiluppi e Vito Chiatante, dal 4 al 16 maggio in un live painting che è stato un susseguirsi di visite, interviste, foto, video. Tra sali e scendi di scale e fiumi di parole l’opera si è andata formando sotto lo sguardo degli spettatori. Il lavoro è una reinterpretazione della tela di Picasso alla quale Pignatelli ha voluto aggiungere uno sguardo di speranza.

Attraverso dettagli e nuovi elementi, ma anche grazie ad alcuni punti di colore acceso, l’opera mostra sì angoscia e sofferenza come quella di Picasso, ma anche paesaggi e nuova vita.

«Il cavallo morente, con la testa in alto, nell’opera di Picasso morirà sicuramente. Io accanto gli ho fatto nascere una giovenchina. Così anche in braccio alla donna che urla disperata verso il cielo ho messo un bambino sorridente». Tra le zampe del cavallo e sulla destra si intravedono paesaggi dal gusto mediterraneo, con palme e mare che richiamano le opere del Pignatelli. Qui l’artista ha scelto di aggiungere al bianco e nero che compone la tela un accento magenta. «Ci sono molti elementi miei, dal melograno tenuto in mano dalla donna, allo zampillo d’acqua fresca, sono tutti simboli di vita». Poi confessa: «Non posso spiegare tutto. Eppure quando lo guardo a volte mi stupisco e mi chiedo se l’ho fatto davvero io. Lavoro come in uno stato di trance».

 

Ercole Pignatelli (Foto: Silvia Capiluppi)
Ercole Pignatelli (Foto: Silvia Capiluppi)

 

Memento amare semper

E nel titolo che Fabio Novembre ha scelto di dare alla mostra è sottolineato il valore dell’amore come forza per superare il dolore e le atrocità. Sono madri, sia la cavalla che la donna, le più forti risposte alla morte che Pignatelli aggiunge nel suo lavoro. Trasformare il cavallo morente in una cavalla madre, aggiungendole un figlio tra le zampe, è un aggancio potente al più atavico segno di speranza, all’archetipo di vita indistruttibile per eccellenza. Ricordati di amare sempre. Un titolo che suona come un monito. Monito che non è uno schiacciante imperativo, ma porta con sé il potente affetto di una carezza materna, l’incoraggiamento a ritrovare la dimensione più nobile dell’animo umano, a coltivarla in un quotidiano che si estende a un sempre. E questa attenzione al “sempre” sia come ripetizione di una salvifica attitudine dell’animo che come desiderio di superamento della morte, la ritroviamo nei molteplici elementi del mondo naturale: fiori, foglie, frutti, pervadono l’intero lavoro di Pignatelli rincuorando l’osservatore.

Con questa scelta l’artista coglie il contemporaneo in cui, nauseato da un sovraccarico di immagini di orrori e violenze, l’essere umano ha bisogno, più che di essere condannato per le sue nefandezze, di tornare a sentimenti puri e di ricordare sempre di amare.

 

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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