C’è un’arte che presagisce e c’è un’arte che rimpiange. Da una parte i cieli azzurri di Giotto a raccontare il nuovo rapporto con il divino o Matrix che anticipa e rivela la mostruosità dell’AI, dall’altra i Romantici e Canova, nostalgici della forza e della bellezza e del passato. Ecco, Il maestro che promise il mare di Patricia Font e Montessori – La nouvelle femme di Léa Todorov, i due film appena usciti sul mondo della pedagogia e della scuola – non a caso diretti da due registe donne – ci parlano del rimpianto. Della nostalgia per tutti i Maestri che il Novecento ha messo in campo nel secolo che ha “scoperto”, buono ultimo, l’essere del bambino, le sue caratteristiche intrinseche e autonome, le tappe evolutive, i bisogni e le potenzialità.
Ovvero tutte le conoscenze necessarie ad educarli per renderli esseri umani liberi, responsabili, per farne cittadini e cittadine vòlti al bene comune, oltre che al benessere individuale.
Il maestro che promise il mare
Antoni Benaiges, il maestro protagonista del pluripremiato film spagnolo di Font, è un giovane insegnante catalano che nel 1935 porta nella scuola rurale di Bañuelos de Bureba, piccolo paese della provincia di Burgos, la visione e il metodo di Célestin Freinet: nessun autoritarismo, lezioni aperte e improntate al dialogo, autonomia nel fare, ciclostile per stampare quaderni-libri sui temi studiati insieme, fiducia e rispetto reciproci. Il maestro che promise il mare, un film toccante e intensamente recitato, è ispirato alla vera storia di Benaiges, alla cui memoria la cittadina ha dedicato un centro studi, e tratto dal romanzo omonimo di Francesc Escribano, anche autore della sceneggiatura, ma arricchisce la poetica e tragica vicenda del giovane insegnante con un continuo dialogo tra passato e presente: a scoprirne la storia è infatti Ariana, nipote immaginaria di uno degli alunni di Antoni, che si mette sulle tracce del nonno e del bisnonno scontrandosi inevitabilmente con la dolorosa realtà dei massacri franchisti e delle fosse comuni.
il maestro che promise il mare trailer
Anche Antoni, nel luglio del 1936, viene torturato e impietosamente mostrato al paese sottomesso, ai suoi allievi e ai genitori, proprio coloro che, dopo la diffidenza iniziale, avevano accordato al maestro rivoluzionario persino il permesso di portarli a vedere il mare di cui avevano tanto parlato durante le lezioni. Il sogno della gita verrà brutalmente annientato con lo scoppio della guerra civile, ma quell’anno di scuola così diverso e divertente, rimarrà nei cuori e nelle menti di ogni allievo come un seme di speranza. E il sacrificio del maestro “rosso” e laico, fucilato e forse sepolto nella fossa comune di La Pedraja, diventa oggi il pretesto per ribadire la necessità storica di non dimenticare né le migliaia di morti dei “désaparecidos” né gli esempi di quel coraggio e pensiero critico che proprio la scuola dovrebbe instancabilmente coltivare.
Montessori – La nouvelle femme
Coraggiosa certamente è stata anche Maria Montessori, la pedagogista forse più famosa al mondo, che torna sullo schermo nel primo film di finzione della documentarista Todorov, con il volto e la determinazione di Jasmine Trinca in un biopic solido e tradizionale, illuminato dalle attrici protagoniste (Leïla Bekhti interpreta la cocotte francese che interpella la giovanissima Montessori per affidarle la figlia neuropatica) e dallo straordinario gruppo di bambini con bisogni speciali a cui la regista (madre di una bambina neuropatica) ha affidato il ruolo dei primi pazienti della pedagogista.
Prima laureata in medicina in Italia, presto neuropsichiatra, Montessori muove i primi passi di quello che diventerà il suo Metodo a contatto con i bambini frenastenici dei quartieri più poveri di Roma: sono loro, spesso abbandonati in manicomio, a risvegliare nuovi sguardi sul concetto di intelligenza del bambino e nuovi metodi di cura, in primis un amore smisurato e un assoluto rispetto per l’Altro. Eppure, proprio la Maestra per eccellenza dovette sottostare alle leggi del suo tempo e rinunciare per molti anni al bambino nato dalla relazione con il neuropsichiatra Giuseppe Montesano.
Il film indaga proprio sul doppio binario della sua ricerca scientifica ed educativa agli esordi e del prezzo altissimo che, in quanto donna, Montessori dovette pagare per vedere riconosciuti il suo lavoro e la sua indipendenza.
Ha ragione, Trinca, a sostenere che questa storia del passato veicola ancora oggi un importate messaggio per le donne di oggi in termini di equità salariale, opportunità, riconoscimento sociale, genitorialità ostacolata dalle nostre irrisorie maglie legislative. C’è ancora bisogno di molte “nouvelle femmes”, come si appellavano agli inizi del secolo scorso le donne che cominciavano a sperimentare in società nuovi e femministi modi di stare al mondo, per cambiare.
Lezioni dal passato
E hanno ragione, i due i film, a evocare degli straordinari educatori di ieri per sottolineare lo spaventoso e ordinario vuoto culturale di oggi. Nel nostro Paese i concorsi falliscono, la Commissione europea deferisce l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione per l’uso abusivo dei contratti a tempo determinato, le riforme stagnano o propongono percorsi e test irragionevoli, gli istituti affogano nella burocrazia e negli inutili investimenti del PNRR per la digitalizzazione forzata.
La scuola è promessa di futuro, di mare che attende ogni singolo ragazzo: quanto ci vorrà per tornare a capire che scuola è relazione, esperienze vive e tempo lento?
«La strada è lunga e perigliosa – disse Montessori alle sue studentesse – ma vedo la luce per voi». Un bell’augurio da dedicare ad ogni maestro, ad ogni allievo.
montessori la nuvelle femme