Raccolta cibo in casa

Consumi, cibo e rifiuti. Cosa è cambiato durante la quarantena

I consumatori in quarantena mangiano di più. Ma anche meglio. E cambia anche un po’ la pattumiera. I risultati della survey realizzata in tutta Italia da Erica
18 Aprile, 2020
2 minuti di lettura

Cosa è cambiato nei comportamenti di acquisto e nella gestione dei rifiuti domestici, durante questa quarantena forzata? A chiederlo è stata la Cooperativa Erica, guidata dal rifiutologo Roberto Cavallo, che ha somministrato un questionario online a migliaia di consumatori in tutta Italia. La survey ha restituito un campione di 1.000 risposte, in prevalenza dalle regioni del nord (che è anche la zona più colpita dal virus), in particolare dal Piemonte.

 

Roberto Cavallo
Roberto Cavallo, amministratore delegato della cooperativa Erica

I consumi

Il questionario di Erica rivela un notevole cambio delle abitudini di acquisto: infatti, in molti prima del coronavirus e del confinamento in casa, avevano come abitudine quella di fare acquisti nei mercati rionali (63%) o in centri commerciali di città vicine (39%) più che nella propria (24,6%) o nei negozi di prossimità (31,9%). Solo il 5,2 % ha dichiarato di avere come abitudine gli acquisti on line prima del lockdown. Dal momento che molti dei comportamenti di prima oggi non sono più consentiti, cambiano luogo e oggetto dell’acquisto: il 44% del campione compra più frutta e verdura e di conseguenza cresce la produzione del rifiuto organico (come ravvisato dal 69% di coloro che ha dichiarato di notare un aumento della propria produzione dei rifiuti).

Insomma, si sta più a casa, si comprano più frutta e verdura e si cucina (e mangia!) di più, ma forse anche un po’ meglio stando cioè più attenti alla salute (più frutta e verdura, meno carne, ma anche – a sorpresa – meno cibi conservati o in scatola). Un’unica nota negativa è l’aumento del consumo di acqua in bottiglia che ha un saldo positivo di un più 10%.

La differenziata

Dal punto di vista dei rifiuti si nota un aumento, come già detto, della produzione della frazione organica ma anche della plastica (rilevato dal 59% dello stesso campione). Inoltre il 40% delle persone dicono di produrre in generale più rifiuti di prima, in coerenza con il maggior consumo in casa dei pasti. L’abitudine a fare la raccolta differenziata non ha invece subito grosse modifiche se non per una parte di cittadini che differenzia meno l’organico e una parte che differenzia meno i metalli, probabilmente perché residenti in Comuni dove non sono raccolti con il servizio porta a porta o stradale e a causa della chiusura degli ecocentri. Chi ha rinunciato a fare la differenziata (ma sono davvero pochi) dice di essere preoccupato per la salute degli operatori, anche se solo il 29% del campione ha preso maggiori precauzioni con in particolare la scelta di pulire e igienizzare di più i contenitori come prioritaria.

 

Guarda i consigli di Roberto Cavallo per migliorare la raccolta differenziata

E le informazioni?

Un capitolo del questionario è dedicato alla comunicazione in merito ai servizi di raccolta differenziata e alle nuove norme in tempo di Covid-19: solo il 37% del campione dice di aver ricevuto informazioni specifiche su come comportarsi e la fonte principale della comunicazione è stata il Comune (per il 41% di chi ha ricevuto comunicazioni) o l’impresa che gestisce il servizio di raccolta (per il 18,8%). Le autorità nazionali, rappresentate dall’Istituto Superiore di Sanità come prima fonte.

Il 43% dei cittadini ha cercato autonomamente informazioni sul tema della gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata e curiosamente le ricerche hanno visto per il 63,5% i giornali e la carta stampata come prima opzione e per il 35% le testate on line, mentre solo 12,7% e il 7,7% ha scelto rispettivamente di cercare notizie su pagine ufficiali o siti istituzionali.

Come sottolineato dalla Cooperativa Erica, dal questionario non traspare una particolare preoccupazione per la gestione dei rifiuti legata al virus, anche se purtroppo le informazioni corrette su come comportarsi, fanno notare gli autori del questionario, sono state carenti e si rileva una certa confusione su dove cercare comunicazioni attendibili.

 

Guarda l’intervista a Roberto Cavallo

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