Fotografare significa scrivere con la luce. Anche Ernesto Emili, che è nato a Cerveteri (Rm), che risiede a Ladispoli e che abita di fronte a Torre Flavia, scrive con la luce.
La luce dell’alba, che è delicata e promettente.
La luce del tramonto, che è calda e nostalgica. La luce dell’inverno, che è antica e asciutta. La luce del bianco e nero, che è così ricca di grigi. La luce del mare, che è riflettente e prospettica.
Emili non solo scrive, ma descrive i suoi luoghi con la luce.
Lo fa sulla Torre Flavia che scorge dalla sua finestra, lo fa con il Castello di Santa Severa e con quello di Palo a portata di gita.
Emili non solo scrive e descrive, ma riscrive le sue storie sempre con la luce.
Il mare che dipende dalle onde, la spiaggia e il molo che dipendono da uomini e donne, il senso che dipende da un abbraccio o da una nave o proprio dalla solitudine.
Tutto può cambiare in un attimo, un attimo prima o un attimo dopo, un attimo per sempre.
Nelle fotografie – scritte con la luce – di Emili si riconosce il senso di appartenenza a un territorio, la cura dell’inquadratura, la solennità del gesto, soprattutto l’orgoglio di poter trasmettere un paesaggio o un sentimento nel proprio ambiente, come se l’ambiente – e lo è – facesse parte di sé.
Il Cammino dei Vulcani ha chiesto a fotografi del territorio di accompagnarci attraverso pezzi del loro repertorio e patrimonio. Anche negli scatti di Emili il Cammino dei Vulcani ha trovato lo stesso rispetto, la stessa dedizione, la spessa passione, la stessa riconoscenza verso una terra che sa ancora di fuoco.
In un riflesso, in un’eco, in una parola. In uno sguardo.