Qual è l’impatto delle politiche di militarizzazione su clima e ambiente? Perché la crisi ecologica può generare conflitti e avere degli effetti devastanti su popolazioni e territori? A queste domande si cercherà di dare una riposta negli incontri del 27, 28 e 29 ottobre, a Trento, organizzati da Rete Italiana Pace e Disarmo, Associazione 46° Parallelo, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, in collaborazione con il MUSE (Museo delle scienze), l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente della Provincia Autonoma di Trento e Trentino Agenda 2030.
«La Rete italiana pace e disarmo si è da tempo interrogata sul legame tra questione climatica e militarizzazione delle guerre. Dopo l’approfondimento fatto nel 2021, abbiamo elaborato un documento sul disarmo climatico»
ha spiegato Francesco Vignarca, Coordinatore Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo, «e per questo abbiamo deciso insieme al Forum trentino dei diritti umani e all’Associazione 46° parallelo, che edita l’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, di organizzare questo primo incontro nazionale a Trento. Sul tema del disarmo climatico abbiamo molto da imparare: su quanto gli inquinamenti militari impattino sul cambiamento climatico, sui territori e l’ambiente, e quanto, al contrario, le conseguenze della crisi climatica vengano gestite in maniera militarizzata. Insomma, non crediamo che ci possa essere soluzione alla crisi climatica senza una diminuzione della militarizzazione di molti aspetti della nostra società».
Con il documento Disarmo climatico, pace, sostenibilità e futuro della Rete Italiana Pace e Disarmo del 2021, sono state individuate le azioni più urgenti da compiere per provare ad affrontare le guerre e la crisi ecologica. In questi contesti la pace, come già indicato dalla Nazioni Unite con 2030 Agenda for Sustainable Development, ha la doppia valenza di essere premessa e conseguenza di un cambiamento in direzione della sostenibilità.
L’insostenibilità delle soluzioni militari
Ogni giorno assistiamo alla militarizzazione della pace. Basterebbe pensare a come vengono affrontate le emergenze climatiche, migratorie e sanitarie. Ricorrendo all’intervento di eserciti, non tenendo contro di altre modalità: istituzioni civili, politiche condivise e modalità nonviolente. Inoltre, si parla poco dell’impronta insostenibile dell’industria bellica: le sole spese militari europee ricadono sul cambiamento climatico come le emissioni di 14 milioni di automobili. Ma quali sono le strategie da adottare per giungere al disarmo climatico?
È necessario pretendere trasparenza dalle industrie militari su impronta ecologica e armamenti, costruire campagne di advocacy in una logica di valutazione della messa a terra degli obiettivi dell’Agenda 2030, costruire una narrativa sul disarmo climatico, che contrasti quella su crisi climatica e emergenza posta dall’apparato militare e dal sistema capitalistico.
Oltre a ciò, non possiamo non considerare anche i nuovi conflitti che sorgono per il controllo dell’acqua e delle terre fertili, per le deforestazioni e l’accaparramento di materie prime. Nel solo Congo, ad esempio, che possiede più del 50% delle riserve mondiali di cobalto, ci sono ben 122 milizie armate per il controllo degli interessi economici di quel territorio. Come suggerisce l’Agenda 2030, tutti sono invitati al cambiamento, dai governi alle comunità. Perché la pace non va intesa soltanto come assenza di conflitti e guerre. C’è una “pace positiva” che si può edificare solo se le persone possono sviluppare le proprie capacità e soddisfare le proprie aspettative di vita.
Gli incontri
Nel primo appuntamento al Muse, giovedì 27 ottobre, dalle ore 20.30, nel corso di una serata aperta al pubblico, si parlerà di come scienza e società civile possano essere a sostegno di percorsi di sicurezza climatica collettiva. Gli incontri del 28 e 29 ottobre saranno, invece, organizzati in sessioni tematiche, per approfondire l’approccio sistemico del disarmo climatico, analizzando con esperti e attori interessati l’impatto ambientale di armi e guerre ed elaborando percorsi collettivi possibili verso un futuro di sicurezza climatica globale.
Gli incontri si svolgeranno nella sala di Rappresentanza del Consiglio Regionale della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, venerdì 28 ottobre dalle 14.00 alle 18.00 e sabato 29 ottobre dalle 9.00 alle 12.00.
Previsti gli interventi di Giuseppe Onufrio (GreenPeace), Ellie Kinney (The Conflict and Environment Observatory-CEOBS), Radhya Almutawakel (Mwatana for Human Rights), Stefania Divertito (Edizioni Ambiente), Francesco Vignarca (Rete Italiana Pace e Disarmo), Raffaele Crocco (Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo), Ainhoa Ruiz Benedicto (Centre Delas), Roberto Barbiero (APPA Trentino), Nick Buxton (Transnational Institute), Marzio Marzorati (Legambiente), Alice Pistolesi (Atlante delle Guerre e dei Conflitti), Agnese Bertello (Ascolto Attivo), Gianluca Ruggieri (Università dell’Insubria), Luciano Butti (avvocato e docente dell’Università di Padova) e Daniele Taurino (Movimento Nonviolento).
Per saperne di più o per iscriversi ai seminari del 28 e 29: www.retepacedisarmo.org – [email protected]