Un'immagine da un workshop di architettura e autocostruzione sostenibile, in uno degli spazi "rigenerati"
Un workshop di architettura e autocostruzione sostenibile in uno degli spazi "rigenerati" del progetto Dolomiti Contemporanee (Foto: Mattia Rizzi)

Dolomiti Contemporanee. La fucina tra le rocce, tra arte, recupero e trasformazione

Nelle Dolomiti Patrimonio dell' Unesco, un progetto di rigenerazione trasforma siti e spazi degradati in centri artistici e culturali che dialogano con il paesaggio circostante
29 Novembre, 2021
4 minuti di lettura

Tra le guglie e i pinnacoli dolomitici vivono da tempo immemore i camosci e le aquile, i silvani e le anguane. Ora, tra i monti pallidi si muove anche un organismo nuovo, che ricorda nel suo operato la danza cosmica di Shiva, con i suoi cicli di distruzione e creazione di mondi.

Dolomiti contemporanee fa cosรฌ: identifica i โ€œsiti necroticiโ€ nel paesaggio dolomitico, dove lโ€™opera dellโ€™uomo ha fatto, disfatto e lasciato materia inerte, disintegra lo status quo e li riattiva, avviando interventi di rigenerazione.

Laboratorio dโ€™arti visive in ambiente che dal 2011 si muove tra le pieghe del territorio con lโ€™attitudine dello scalatore che affronta una parete scolpita nella dolomia, con occhio critico e in concentrata progressione verticale: Dolomiti contemporanee individua siti e spazi problematici e inerti, ma dal grande potenziale collettivo, e li trasforma in cantieri di arte e cultura in simbiosi con il territorio.

 

Un'immagine delle Dolomiti, patrimonio dell'Unesco
Le Dolomiti fanno parte dei siti Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanitร  (Foto: Mara Marchesan)

 

Un laboratorio verticale

Vecchi edifici, fabbriche abbandonate, ex scuole, intere colonie di villeggiatura si scuotono cosรฌ dal torpore entropico e diventano centri di produzione artistica e culturale che dialogano in modo viscerale, profondo, con lโ€™ambiente circostante.

ยซIndividuiamo siti che sono diventati dei grandi crateri nel paesaggio dolomitico โ€“ spiega Gianluca Dโ€™Incร  Levis, architetto, ideatore e curatore di Dolomiti contemporanee โ€“ e la rigenerazione consiste nellโ€™affrontarli e nel ripensarliยป.

Ripensarli in modo pragmatico eppure rivoluzionario, applicando un modello che scuote e genera nuovi equilibri. La strategia รจ cosรฌ innovativa, multifattoriale e sinergica che Dolomiti contemporanee questโ€™anno ha aperto il padiglione Italia โ€œComunitร  resilientiโ€ della Biennale di Architettura di Venezia, dedicato in particolare alle sfide legate al cambiamento climatico.

 

Un primo piano di Gianluca D'Incร  Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee
L’architetto Gianluca D’Incร  Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee

 

Dolomiti perchรฉ

Al di lร  dellโ€™icona patinata e bidimensionale, le Dolomiti sono un tuffo nella potenza primordiale, nella bellezza assoluta e maestosa della natura. Quel tipo di bellezza che comunica con le profonditร  piรน ancestrali del nostro essere. Anche per questo, dal 2009 le Dolomiti fanno parte del Patrimonio Mondiale Unesco: tutela, conservazione e sviluppo sostenibile del territorio diventano cosรฌ un impegno formale, sebbene fossero giร  nelle corde degli umani che popolano questi territori da secoli e millenni. Ed รจ qui che si innesta lโ€™azione visionaria e iconoclasta di Dolomiti contemporanee.

 

Progettoborca

A Borca di Cadore, semi occultato tra gli abeti e i larici che crescono ai piedi del monte Antelao, cโ€™รจ il Villaggio Eni, un complesso residenziale concepito negli anni Cinquanta dalla mente illuminata di Enrico Mattei e realizzato dallโ€™architetto Edoardo Gellner. La colonia ebbe vita relativamente breve e le strutture, assai innovative per lโ€™epoca, rimasero cristallizzate nel tempo con tutte le masserizie che contenevano. Unici frequentatori del luogo, piante, funghi e piccoli animali del bosco. Fino al 2014, quando a questi organismi si รจ aggiunto Dolomiti contemporanee.

Lโ€™ex Villaggio รจ cosรฌ diventato Progettoborca, un centro di rigenerazione territoriale che negli anni ha ospitato centinaia di artisti e ha messo in rete realtร  di solito tra loro impermeabili: architetti, forestali, pianificatori, ecologi, imprenditori, antropologi, scienziati, letterati.

 

L'aula magna dellโ€™ex Villaggio Eni a Borca di Cadore, vista dall'estarno, illuminata di notte
L’aula magna dell’ex Villaggio Eni a Borca di Cadore (Foto: Giacomo De Donร )

 

Una visione chiara, olimpica

Di recente, una nuova opportunitร  di sviluppo territoriale sostenibile si รจ profilata allโ€™orizzonte per questโ€™area: le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Da Villaggio Eni a Villaggio olimpico, la transizione appare naturale. Perchรฉ costruire ancora, sprecare altro suolo, creare nuovi impatti, quando lรฌ a pochi chilometri da Cortina cโ€™รจ giร  tutto? Una scelta consapevole e responsabile che diverrebbe lโ€™anello di congiunzione verso lโ€™obiettivo finale: la realizzazione, nellโ€™enorme ex Colonia, di un Centro Studi Reattore della Montagna, sostenuto da svariati partner pubblici e privati.

ยซIn tal modo, lโ€™Olimpiade darebbe un primo spunto al recupero intelligente del sito โ€“ chiarisce Dโ€™Incร  Levis โ€“ per lasciarlo in ereditร , riattivato, al territorioยป. Una visione cristallina e lungimirante di una montagna attiva, che contribuisce alla propria crescita attraverso gli strumenti creativi della sensibilitร  e dellโ€™ingegno.

 

Guarda il video di Dolomiti Contemporanee

 

Openstudio

Nel frattempo, a fine ottobre i cancelli dellโ€™ex Colonia si sono aperti per lโ€™Openstudio, cinquantacinque ore piรน o meno ininterrotte di attivitร  fluide e strabilianti dentro e intorno al labirinto di corridoi, stanze, refettori, saloni, rampe e terrazzini della struttura principale.

Ovunque, installazioni, opere artistiche, creazioni, tutte realizzate da artisti residenti con materiali di recupero trovati allโ€™interno delle strutture stesse.

Come i cappotti di Anna Poletti, ottenuti dalle coperte con il logo del cane a sei zampe, un vero e proprio progetto di upcycling. O le opere di Stefano Caimi, che si ispirano alle forme della natura amplificandole: la sua performance Roots, le radici del paesaggio sonoro, รจ un susseguirsi di immagini e suoni che interpretano il complesso sistema di comunicazione delle piante, basato su segnali chimici emessi dalle radici.

 

 

In Vajont

Cโ€™รจ poi unโ€™altra storia, lunga, complessa e veramente tragica.

รˆ quella della diga del Vajont, costruita in un luogo a forte rischio idrogeologico e conclusasi nel peggiore dei modi: nellโ€™ottobre del 1963, una frana si staccรฒ dal monte Toc, al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, e finรฌ nel lago creato dalla diga, provocando unโ€™imponente onda di piena che rase al suolo i paesi circostanti.

Della tragedia si รจ parlato molto ed รจ bene che si continui a farlo. Ma anche qui Dolomiti contemporanee interviene con un taglio diverso e un punto fermo: guardare rigorosamente avanti.

 

La terrazza del Nuovo Spazio Museale di Casso, di fronte al monte Toc
La Terrazza del Nuovo Spazio Museale di Casso, proprio di fronte al Monte Toc (Foto: DC Archive)

 

Spazio museale di Casso

Lโ€™ex scuola elementare di Casso, uno dei paesi piรน colpiti dal disastro, diventa cosรฌ uno spazio museale dedicato allโ€™arte contemporanea che, ancora una volta, dialoga con il territorio montano e le sue peculiaritร  naturalistiche e culturali. La mostra attualmente in corso, Vaccanza, del collettivo di artisti Fondazione Malutta, รจ emblematica: quadri e sculture affrontano il tema del turismo superficiale, distratto e stereotipato che nuoce gravemente alla natura (e a noi, lo sappiamo).

Qualche giorno fa, tra mucche che sorseggiano cocktail e villeggianti alpini che fanno la siesta in una giungla stile Rousseau ma molto piรน inquietante, si รจ svolto un incontro di visioni e progetti sulle forme di ripristino e tutela dinamica del paesaggio. Ancora una volta, riflessioni e approcci integrati e multiformi con un fine unico: la rigenerazione sostenibile, creativa, sensata del territorio.

 

Il dipinto "Cocktail Cows" di Thomas Braida
“Cocktail Cows” di Thomas Braida. รˆ una delle opere della mostra Vaccanza The Mountain Tropical Experience (Foto: Giacomo De Donร )
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