Martedì 28 gennaio, al Teatro Rossini di Pesaro, la prima assoluta del concerto-spettacolo di Orchestra Olimpia «Eravamo il suono – la storia dell’orchestra femminile di Auschwitz», tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Matteo Corradini, vincitore del premio speciale della giuria del prestigioso Premio Andersen 2024. Orchestra Olimpia, diretta da Francesca Perrotta, è una realtà tutta al femminile che dai suoi esordi, nel 2018, unisce musica e impegno sociale, che ha recentemente ricevuto il «Premio Giovanni Santi 2024 – Comunicatori di Valori» per le iniziative in favore della Parità di Genere.
Lo spettacolo
Attraverso la musica di Orchestra Olimpia e la recitazione della nota attrice pesarese Clio Gaudenzi, rivive in scena l’esperienza di otto orchestrali, fino a quel momento lontane e sconosciute tra loro, che si ritrovano l’una davanti all’altra in una realtà dolorosa dove lo spazio e il tempo sembrano sospesi e la musica è una possibilità per non morire. Tra loro anche una illustre musicista, Alma Rosé, nipote del celebre Gustav Mahler, che diresse l’orchestra del campo fino alla sua misteriosa morte. In un alternarsi di brani musicali eseguiti dal vivo, da Traumerei di Schumann a J’attendrai di Dino Olivieri, di paesaggi sonori e di monologhi, la narrazione restituisce ambienti, stati d’animo, episodi della vita delle detenute. Tra suoni e voci, emergono le sensibilità e i mondi interiori delle musiciste. L’orchestra, unico elemento rappresentativo sulla scena, diviene il simbolo della Resistenza vitale di fronte al tragico vissuto dei campi di concentramento.
Il progetto
«Questo concerto-spettacolo, che è una produzione interamente di Orchestra Olimpia con regia di Valeria Fornoni, nasce da un felice incontro. La collaborazione con Matteo Corradini è giunta infatti in maniera quasi naturale, dopo esserci reciprocamente ascoltati su Radio 3», spiega Roberta Pandolfi, direttrice artistica e fondatrice, con Francesca Perrotta, di Orchestra Olimpia. «Come Orchestra Olimpia sentivamo il bisogno di raccontare la vicenda dell’orchestra femminile di Auschwitz. Matteo è stato un interlocutore entusiasta, che ha sposato il nostro progetto. Nel percorso si sono uniti preziosi artisti, alcuni che ci sono al fianco già da anni, altri che hanno deciso di accompagnarci in questo frangente, sotto l’egida di Serena Sinigaglia».
«Le storie di ieri ci parlano ancora, narrano di persone che avevano desideri, passioni, dolori in tutto simili ai nostri. Fare memoria significa creare un legame. E il luogo perfetto per accogliere la storia dell’orchestra femminile di Auschwitz è l’Orchestra Olimpia, perché le storie di quelle donne, così uniche e forti, si rispecchiano nelle persone di oggi, nei loro occhi, nella loro musica», racconta Matteo Corradini, ebraista e scrittore, mentre per la regista Valeria Fornoni «Ogni singola parola, in relazione alla vicenda, sembrava essere soltanto un fragile rivestimento e ho sentito emergere, con forza, la contraddizione umana che porta con sé e in sé una domanda fondamentale: perché? Ringrazio per avermi coinvolto Serena Sinigaglia e l’Orchestra Olimpia, quest’ultima in particolare per il coraggio, la straordinaria umanità e la capacità, tanto delicata quanto profonda, di accompagnare la parola con la musica. Una musica che non è solo espressione artistica, ma un gesto essenziale, capace di toccare e, talvolta, salvare le vite».
La lezione concerto per le scuole
L’evento del 28 gennaio si affianca, lunedì 27 gennaio, Giorno della memoria 2025, un momento riservato alle scuole, su iniziativa di Orchestra Olimpia e promosso dal Comune di Pesaro. Orchestra Olimpia terrà, dalle ore 8.30 alle 11, nella Sinagoga di Pesaro, una lezione concerto con Roberta Pandolfi al pianoforte, Simona Cavuoto al violino, Vanessa Scarano al clarinetto e Ulyana Skoroplyas al violoncello. Il quartetto eseguirà Quatuor pour la fin du temps, brano che il compositore francese Olivier Messiaen scrisse nel campo di concentramento Stalag di Görlitz, in Polonia, dove era stato condotto dopo essere stato catturato dai tedeschi nel 1940. Fu un ufficiale responsabile del campo, amante della musica, a mettere in contatto Messiaen con altri tre prigionieri musicisti. Da questo incontro nacque la scintilla per il quartetto, con lo stesso Messiaen al pianoforte, Henri Akoka al clarinetto, Jean le Boulaire al violino ed Étienne Pasquier al violoncello. Il brano venne eseguito per la prima volta nel gennaio del 1941 davanti a un pubblico di cinquemila prigionieri. Sopravvissuti alla guerra, non eseguirono più, tutti e quattro insieme, il brano, che indaga il tema del tempo e che, grazie a questo linguaggio universale, è stato consegnato all’immortalità.