Fermiamo le microplastiche nell’acqua. Parte il il crowdfunding per “0-Out”

Il filtro progettato dalla start-up italiana Pea&Promoplast, in collaborazione con Save The Planet e testato dall’Università di Torino, blocca sia i composti organici inquinanti,  sia i costituenti tossici presenti nell’acqua di rete, senza eliminare sali minerali e sostanze nutritive
7 Luglio, 2020
2 minuti di lettura

Purificare l’acqua dal rubinetto da microplastiche, inquinanti organici e metalli pesanti, senza cambiare la composizione e il tenore di sali minerali naturalmente presenti, riducendo il consumo di plastica e favorendo al contempo la salute. È l’obiettivo di “0-Out”, il filtro per l’acqua progettato dalla start-up italiana Pea&Promoplast, in collaborazione con Save The Planet e testato dall’Università di Torino. Un sistema di filtraggio all’avanguardia per sostenere il quale è partito anche un crowdfunding e che si distingue, rispetto a quelli in commercio, perché in grado di bloccare sia i composti organici inquinanti,  sia i costituenti tossici presenti nell’acqua di rete, senza eliminare sali minerali e sostanze nutritive preziosi per l’alimentazione umana.

Un risultato che si ottiene grazie all’azione combinata dei carboni attivi e di speciali resine a scambio ionico, diverse da quelle comunemente utilizzate, capaci di abbattere oltre 130 specie chimiche, tra microplastiche, inquinanti organici e metalli pesanti, come arsenico, cadmio, cromo, rame, nichel, piombo e mercurio per piombo, mantenendo allo stesso tempo il tenore di sali minerali naturalmente presenti.

 

Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet
Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet

 

«Vista la natura e la mission della nostra associazione, non possiamo che sostenere con tutte le nostre forze iniziative come quella di “0-Out” – spiega Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet – Sia perché punta a ridurre l’utilizzo della plastica oggi presente in quantità elevatissima soprattutto nei nostri mari, sia  perché le persone in questo modo possono bere acqua corrente epurata da sostanze nocive e batteri».

Le resine sono state individuate dopo un anno di test, svolti in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino. Queste ricerche hanno portato a realizzare un tap-filter facile e veloce da installare, con una durata di filtraggio di oltre mille litri, in grado di ridurre al minimo il numero di sostituzioni della cartuccia filtrante. Inoltre, grazie all’app dedicata, con 0-Out sarà possibile monitorare da mobile non solo lo stato di usura del filtro, ma anche la riduzione del consumo della plastica e il relativo risparmio economico. Un progetto dalla forte valenza in termini ambientali, specie in un Paese come l’Italia, al terzo posto nel mondo per consumo di acque minerali in bottiglia, dopo Messico e Thailandia. Stando agli ultimi dati, nel solo 2019 sono state vendute 10 miliardi di bottiglie di plastica, per una stima totale di circa 400.000 tonnellate di plastica.

 

Il tap-filter 0-Out Project ha una durata di filtraggio da oltre mille litri
Il tap-filter 0-Out Project ha una durata di filtraggio da oltre mille litri

 

«Il crowdfunding è l’ideale per i progetti innovativi. Abbiamo scelto per la prima volta questo metodo perché vogliamo validare il prodotto prima di lanciarlo sul mercato, facendo tesoro dei feedback che riceveremo dagli adopter/sostenitori della campagna – dici Fabrizio Aprile, fondatore di 0-Out – Con il progetto vogliamo dimostrare che rispettare il pianeta, muovendosi verso un futuro sostenibile, è un’azione che riguarda tutti noi. Anche un gesto semplice come bere un bicchiere d’acqua può portare a risultati molto importanti». “0-Out” sarà distribuito a livello globale ad un costo pari a 80 euro (49 se acquistato durante la campagna di crowfunding su Indiegogo) e 15 euro a ricarica, in grado di coprire il fabbisogno di una famiglia di 3 persone per un anno. Inoltre sarà certificato dall’Nsf International, l’ente americano che si occupa dei test di filtraggio sui prodotti che trattano l’acqua, più quella per il mercato europeo.

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