Un crimine di guerra, in risposta ad un altro crimine di guerra. La voce di Amnesty International si fa sentire, tra le tante che in questi giorni stanno condannando la reazione di Israele a fonte dell’orrore assoluto compiuto da Hamas. «Il blocco delle forniture di acqua, energia e carburante nei confronti di un’intera popolazione è una forma di punizione collettiva vietata dal diritto internazionale e pertanto ciò che Israele sta attuando a Gaza è un crimine di guerra, anzi più crimini», aveva dichiarato pochi giorni fa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, in un’intervista al Fatto Quotidiano. Oltre a ricordare quanto stabilito dalla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 a proposito di protezione dei civili in tempo di conflitti e doveri delle potenze occupanti nei confronti di chi vive nelle zone occupate, l’associazione chiede a gran voce di revocare il blocco e la chiusura dell’unica centrale elettrica di Gaza. L’assedio imposto dal governo israeliano, infatti, comprende il blocco di cibo, acqua, carburante ed elettricità.
Se crimine chiama crimine
Come riportato dalla Nbc, anche la Croce rossa internazionale dichiara illegale l’embargo in quanto «punizione collettiva per le persone che vivono nella Striscia di Gaza». L’assedio è “inconcepibile” per Medici Senza Frontiere, che denuncia, nelle parole di Darwin Diaz, coordinatore medico Msf a Gaza: «Negli ospedali il personale medico riferisce di essere a corto di anestetici e antidolorifici. Abbiamo spostato le forniture mediche dalle nostre riserve di emergenza di due mesi all’ospedale di Al Awda e ora abbiamo utilizzato tre settimane di scorte in soli tre giorni». Anche il Papa, insieme al lavoro della diplomazia vaticana, si è rivolto direttamente alle due parti in causa, chiedendo la liberazione degli ostaggi dopo la condanna della strage compiuta da Hamas nel kibbutz ai confini con Gaza lo scorso 7 ottobre (tra le vittime, come pare da fonti affidabili, potrebbe esserci anche un caro amico argentino del Pontefice). «Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza dove è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione. Già sono morti moltissimi, per favore non si versi altro sangue innocente né in Terra Santa né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo. Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre», le parole accorate di Bergoglio all’ultimo Angelus.
Gaza, “territorio ostile” dal 2007
Circa 2,2 milioni di persone sono attualmente intrappolate nella Striscia di Gaza, e nel momento in cui scriviamo le vittime accertate degli attacchi aerei israeliani sono oltre 2000. È importante ricordare che l’assedio della Striscia è materialmente iniziato nel 2007, dopo che le locali elezioni legislative del gennaio 2006 vennero vinte da Hamas, l’organizzazione politica paramilitare sunnita e fondamentalista responsabile del massacro del kibbutz. In quel frangente, Israele dichiarò Gaza “territorio ostile” interrompendo, tra le altre cose, anche la fornitura di elettricità e carburante. La punizione collettiva, iniziata da Israele nei confronti dell’intera popolazione di Gaza quasi vent’anni fa non ha in alcun modo scalfito la leadership di Hamas, che ha invece pericolosamente mantenuto il proprio potere. Dopo evacuazioni, raid, distruzione e nuovi orrori il rischio è che possa aumentarlo.