L’11 aprile si celebra la Giornata Nazionale del Mare, istituita nel 2017, un’occasione per sensibilizzare sulla necessità di proteggere gli ecosistemi marini. Il “mare nostrum”, il Mediterraneo, accoglie oltre 17mila specie, di cui sono endemiche (originarie solo di quest’area) tra il 20 e il 30 per cento.


Pinna nobilis, mollusco bivalve conosciuto come nacchera di mare, è tra queste ed è considerata una specie simbolo del Mediterraneo.
Un mollusco ecologicamente importante
Con misure che possono superare il metro di lunghezza, Pinna nobilis è il mollusco più grande del Mediterraneo. Ha straordinarie capacità di filtraggio che gli permettono di ridurre la torbidità dell’acqua: organismi di circa 30 cm possono filtrare fino a 3000 litri d’acqua. Inoltre accoglie molte altre specie, tanto che ogni individuo dà vita a una sorta di micro-ecosistema. La grande conchiglia, infatti, rappresenta una ghiotta opportunità per gli animali che si nutrono di piccoli organismi e di particelle organiche fluttuanti, come spugne, echinodermi e tunicati.
Da specie comune al rischio estinzione
In tutto il Mediterraneo, fino a pochi anni fa, si potevano trovare popolazioni di Pinna nobilis di centinaia di esemplari, dai fondali sabbiosi alle praterie di Posidonia oceanica. In un lago salato della Dalmazia grande poco più di un campo da calcio, ne erano state contate addirittura 30.000. Dal 2016 in poi, invece, la specie si è decimata a causa di una mortalità multifattoriale, ed è quasi scomparsa dai nostri mari. Oggi nella lista rossa IUCN è nella categoria “critically endangered” ed è protetta da leggi internazionali.
Un progetto di salvaguardia
Per conservare e ripristinare questa specie, alla fine del 2021 è nato il progetto Life Pinna. Cofinanziato dall’Unione Europea e capitanato da Arpal Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure, coinvolge quattro regioni italiane e una slovena. I partner del progetto sono sia pubblici che privati, tra cui l’Università di Genova, l’Università di Sassari, il Parco Nazionale dell’Asinara, la società Shoreline, l’Istituto Nazionale di Biologia della Slovenia e Triton Research.


Ripopolamento con trapianti…
I biologi del progetto hanno già spostato individui sani prelevati nei fondali della Laguna di Venezia, uno degli ultimi luoghi dove ancora vivono esemplari di Pinna nobilis, nell’Area Marina Protetta di Capo Mortola (IM). Nelle prossime settimane, se le analisi genetiche escluderanno la presenza di patologie infettive, infatti, alcuni esemplari attualmente allevati nelle vasche del laboratorio di Camogli (GE), saranno trapiantati nell’Area Marina Protetta di Bergeggi (SV) in cui storicamente era nota la presenza della specie. Qui periodicamente verranno controllati per verificare il loro stato di salute.
…e con riproduzione in laboratorio
Dal gennaio 2025 tre istituti diversi, l’Università di Genova, la società cooperativa Shoreline a Trieste, e l’Acquario di Pola, in Croazia stanno lavorando in parallelo nel tentativo di ottenere una maturazione gonadica “anticipata”. Temperatura dell’acqua e ore di luce vengono aumentati gradualmente per arrivare all’emissione dei gameti qualche mese prima rispetto a quanto accade in natura e avere la possibilità di incrementare i ripopolamenti.


I tre istituti lavorano all’unisono secondo un unico protocollo, per confrontarsi in tempo reale su ciò che accade nelle vasche. I primi risultati di questo lavoro saranno resi noti a maggio.