bambino che beve a fontana

Giornata dell’acqua, contro la crisi idrica è ora di cambiare marcia

Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria è lo slogan della Giornata mondiale dell’acqua 2023. Al via la conferenza Onu, in Italia studi e proposte dalla società civile
22 Marzo, 2023
2 minuti di lettura

Il Water World Day ha l’obiettivo di portare l’attenzione sulle risorse idriche promuovendo consapevolezza e iniziative concrete nel contempo. Nasce nel 1993, l’anno dopo la Conferenza di Rio, primo incontro mondiale delle Nazioni Unite dedicato all’ambiente.

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Quest’anno il focus proposto dalle Nazioni Unite è Accelerating Change, sull’urgenza di risolvere la crisi idrica e sanitaria che riguarda vaste aree del mondo. La campagna dedicata alle azioni si intitola Be The Change, simbolizzata dal colibrì, che in un noto racconto di origine Quechua lotta contro l’incendio della foresta portando, goccia a goccia, acqua nel proprio becco. Inoltre, a New York, da oggi fino a venerdì si svolgerà la UN 2023 Water Conference, organizzata dai governi di Tagikistan e Olanda. La Conferenza, anche con lo strumento della Water Action Agenda, si propone di sollecitare i paesi del mondo e di unirli intorno al centrale tema dell’acqua. Gli elementi chiave dell’Agenda di Azione per l’acqua sono infatti l’impegno ad agire, la realizzazione di iniziative sostenibili e riproducibili e il seguimento e il resoconto dei processi.

 

il colibrì di Be the Change

 

In Italia

In occasione della Giornata Mondiale dell’acqua, Greenpeace Italia prende la parola sul tema siccità. Sulla base del dati anticipati dall’Osservatorio Siccità del CNR-IBE, evidenzia che il 38% delle risaie e delle colture irrigue italiane soffre per un deficit di pioggia che dura da due anni, e presenta al Governo Italiano otto proposte: velocizzare la decarbonizzazione dell’Italia, riducendo e poi azzerando le emissioni climalteranti, attraverso un aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), smettere di investire sulle fonti fossili e le relative infrastrutture, abbandonando al più presto lo sfruttamento di petrolio, gas e carbone e puntando su energia rinnovabile ed efficienza energetica, ridurre i consumi idrici in agricoltura, rendendo prioritario  l’uso di terreni e acqua per la produzione di alimenti destinati al consumo umano diretto anziché alla filiera mangimistica o alla produzione di biocarburanti, ridurre la domanda di mangimi, riducendo gradualmente il numero degli animali allevati e adottando misure per incoraggiare l’adozione di diete a base principalmente vegetale, adottare misure per incoraggiare l’utilizzo di tecniche agroecologiche che migliorino la salute dei suoli, inclusa la capacità di trattenere l’umidità, ridurre drasticamente il consumo di suolo e la cementificazione, incrementando le superfici di boschi e aree naturali, pianificare l’eventuale costruzione di nuovi invasi e laghetti in base ai dati di riempimento storici degli invasi esistenti e agli scenari meteo-climatici futuri, evitando opere dannose oltre che inefficaci. Infine, adottare un grande piano di ristrutturazione della rete idrica e di messa in sicurezza idrogeologica, aumentando le risorse dedicate nel PNRR, anche con il contributo degli enti gestori del servizio idrico integrato.

 

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Legambiente invece lunedì ha presentato il dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” in cui fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: pari a 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi. Serve, secondo Legambiente, una nuova governance dell’acqua, che abbia come obiettivo non solo l’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d’acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori. L’ambiente urbano può fare da “laboratorio” in cui migliorare concretamente la gestione idrica nel paese e fronteggiare l’allarme siccità attraverso azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Il dossier arriva infatti a un decalogo creato dall’analisi di best practices nazionali e internazionali: dal trattenere l’acqua piovana in eccesso all’incrementare la permeabilità del tessuto urbano, dall’applicare norme edilizie per risparmiare e recuperare l’acqua all’utilizzare l’innovazione tecnologica per intervenire sulla mitigazione e sull’adattamento.

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