"Il bosco degli scrittori" è una collana di Aboca Edizioni e uno spazio culturale nel Salone del Libro di Torino (Foto: PH_MIP per il Salone Internazionale del Libro di Torino)

Il Bosco degli Scrittori, laboratorio di futuro verde al Salone del Libro

L'anfiteatro di 1000 piante, alberi, arbusti, realizzato da Aboca edizioni all'interno del grande evento torinese, è stato spazio di presentazioni e dibattiti. Da Amitav Ghosh a Eshkol Nevo, tanti gli autori presenti, accomunati dalla ricerca di una riconnessione con la Natura
27 Maggio, 2022
3 minuti di lettura

È stato lo spazio più frequentato, più fotografato, più vissuto di questo Salone Internazionale del Libro. Un’idea rivoluzionaria, partita da un bagliore improvviso e trasformatasi in anfiteatro naturale, con 1000 alberi, piante e arbusti pensati come un’oasi di rifugio, uno spazio sottratto alla calura di fine maggio, segno tangibile – se mai ce ne fosse bisogno – dell’ineluttabilità del cambiamento climatico.

Si è radicato nell’attualità il Bosco degli Scrittori di Aboca ospitato nel padiglione Oval, ed è già storia per essere stato laboratorio e luogo di incontro, officina di pensiero e manifesto del futuro.

Merito della tenacia dell’editore, di uno sguardo acuto e ‘fuori misura’ già dispiegato nei progetti di pubblicazione, tra sostenibilità, agricoltura, nuovi modelli di impresa e di sviluppo. «La nostra collana di narrativa si compone di storie vive, che raccontano il mondo a partire da un albero. – ha dichiarato Daniele Pasquini, addetto stampa di Aboca edizioni. «L’abbiamo chiamata Il Bosco degli Scrittori per dare il senso della comunità, di un rapporto uomo-natura che può essere ripensato a partire dall’ambiente. Volevamo mettere in pratica questa missione, e allora ci siamo detti: perché non creare un bosco vero?».

 

L’idea di legarla al Salone è stata immediata, come svelato dall’AD della casa editrice Massimo Mercati, che ha teso la mano anche agli altri editori per «dare un segnale di come si possa recuperare il rapporto con la natura anche in un contesto artificiale, urbano, come quello di una fiera».

Questa piccola selva non è sembrata, tuttavia, una mera riproduzione. Nulla di posticcio, di affettato, bensì una lunga immersione nel verde come simbolo di rinascita, significativamente innescata dall’Albero della fortuna, che ha accolto i visitatori nel segno dell’omonimo titolo di Carmine Abate, fiore all’occhiello della collana Aboca. Quello che nel romanzo era un fico è diventato, nel Bosco torinese, una canfora di otto metri, legata alla città di Hiroshima perché prima a ricrescere dopo l’apocalisse atomica. Un altro elemento di attualità, in tempi squassati dalla guerra, dalla minaccia nucleare come termine del mondo.

 

Lo scrittore Amitav Ghosh nel Bosco degli scrittori (Foto: PH_MIP per il Salone Internazionale del Libro di Torino)

 

Non c’è speranza più grande, in questi mesi, che cogliere il potenziale di tali simboli, l’idea di una ripartenza che si incarna nelle fronde, nei tronchi d’albero divelti dalle forti piogge a mettere in guardia dall’abuso del territorio, a indicare una via di uscita dal gorgo. L’atmosfera che si è respirata nel Bosco ha raccontato infatti una storia diversa, densa di curiosità e volta al recupero di un rapporto positivo con l’ambiente. I libri disposti sui tronchi hanno richiamato alla mente le antiche favole, i racconti di smarrimento e riappropriazione a partire dalla natura, laddove il sapere procede da piccoli dettagli, da improvvise illuminazioni. Tanti gli autori del Bosco ospitati in questo spazio: da Alessandro Zaccuri a Federica Manzon da Giuseppe Lupo a Gian Luca Favetto. A dialogare con loro, il direttore editoriale Antonio Riccardi, padrone di casa con garbo, capace di affiancare l’orgoglio per il progetto a una divulgazione puntuale e pacata, in costante equilibrio tra vecchi e nuovi paradigmi.

 

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E se gli incontri con Amitav Ghosh (20 maggio) e Eshkol Nevo (22 maggio) hanno dato respiro internazionale alla vocazione del luogo, è stato l’intenso scambio con gli autori Aboca a innescare una riflessione sulla necessità di riconnettersi con la natura anche nell’ottica di un equilibrio psicofisico. Significativi, in tal senso, gli incontri del 21 e 22 maggio con Stefano Bartolini, autore di Ecologia della felicità, con Alberto Grandi e il suo L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa e Pier Luigi Rossi, che ha ragionato attorno a Conosci il tuo corpo, scegli il tuo cibo.

«Bisogna riscoprire i rapporti umani, uscire dalla dittatura della performance»,

ha dichiarato Bartolini richiamando a distanza la lezione di Grandi sugli sprechi della società capitalistica, sulla commercializzazione del ghiaccio per dare sollievo all’Occidente mentre il caldo diventa sempre più intenso, insostenibile. «Ricordo come fosse oggi una rivolta paradossale in aereo, quando i passeggeri statunitensi minacciarono uno steward perché era finito il ghiaccio», ha raccontato l’autore. Reazioni introiettate, che spingono a interrogarsi sulla nostra parte di colpa, per uscire anche da quella gli esperti hanno definito ‘ecoansia’, ovvero un impasto di disturbi fisici e psicosomatici derivati dalla percezione di un pericolo incombente: quello di un rapporto sballato con la natura.

 

 

Ecco che il Bosco degli Scrittori, nel quale si è respirata un’aria nuova, quasi sospesa, può porsi come base di ripartenza per il futuro. Secondo Antonio Riccardi: 

«Il mondo arboreo, come quello delle lettere, non ha confini. I libri come le piante viaggiano, si muovono», fungono da motore per una ristrutturazione del pensiero.

Si riparte da qui, dunque, per un mondo verde (anche) fuori Salone.

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