«Daniele Sepe? Un cavallo pazzo, come i sovvertitori dell’ordine che a noi piacciono molto». Così lo ha definito Stefano Bollani, affiancandolo all’altro “cavallo pazzo” del jazz, Antonello Salis, componenti di un ensemble stratosferico che ha visto “tutti insieme appassionatamente”, lo scorso 17 febbraio, i massimi esponenti della scena jazz italiana sul palco del Teatro Rossetti di Trieste: oltre agli stessi Bollani, Sepe e Salis c’erano Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto, Ares Tavolazzi.


E con loro alcune nuove leve come Frida Bollani Magoni, Matteo Mancuso e Christian Mascetta.
Notte magica
Era la magica notte di “Ponte a NordEst”, un concerto che rimarrà nella storia della musica italiana e internazionale. Una produzione dell’associazione Euritmica, realizzata a coronamento della residenza artistica che si è tenuta a Gorizia dal 13 al 16 febbraio, dove il gotha della musica d’improvvisazione è stato accolto nella prima capitale culturale transfrontaliera d’Europa, che unisce appunto Gorizia (Italia) e Nova Gorica (Slovenia). Due città divise dal fiume Isonzo e dalla storia, riunite dal progetto ambizioso di Go 2025!
Emozione vera
Se c’è chi ha scritto, a ragione, che «non ci capiterà mai più di vedere così tanto talento su un palco solo», non può sorprendere come l’emozione abbia raggiunto sfere altissime anche tra gli stessi artisti, come Daniele Sepe, alias “Capitan Capitone”, confessa a Sapereambiente. Abbiamo raggiunto il sassofonista e autore instancabile, dal trasparente impegno politico e sociale, alla vigilia dell’uscita del nuovo disco, di rientro nella sua amata Napoli: «È stata un’esperienza bellissima – dice – e seppure conoscessi molti dei musicisti che erano con me sul palco, ho avuto l’occasione di incontrare personaggi che hanno segnato la mia gioventù, come Ares Tavolazzi. Ed è stata emozione vera. Ringrazio davvero Stefano Bollani e Valentina Cenni per avermi voluto tra le “All Stars”, non era scontato».
Ascolta il nuovo brano di Daniele Sepe
Mondo di contrasti
Per un attento viaggiatore come Sepe, il Friuli-Venezia Giulia è apparso anche un mondo di contrasti: «Trieste, la porta d’Europa sul mare, con l’area portuale internazionale che fa da traino» aggiunge il musicista. A differenza di Gorizia, piccola città di confine, un angolo di mondo di rara bellezza, lontano dai grandi circuiti, cartina al tornasole per quei territori a nord est a lungo abbandonati e ora in cerca di riscatto. «Gorizia ci ha accolto benissimo e calorosamente. È stata anche l’occasione per un’immersione nella natura. Spero che Go 2025! possa essere il rilancio della città, con la spinta di Nova Gorica e della Slovenia».
Le contraddizioni di Napoli
E se la cultura, la musica, il turismo, possono essere motore di sviluppo per ogni territorio, specie se “ai margini”, non bisogna mai perdere d’occhio il tema della sostenibilità, che invece, in una città d’arte ma complessa come Napoli, è ancora secondario.
Racconta Sepe: «Io abito a un chilometro dal porto e il turismo ha portato benessere. Però ci sono delle evidenti contraddizioni. C’è chi non ha i soldi per comprare un’auto elettrica ed è costretto a girare in utilitarie e, suo malgrado, a inquinare. Dall’altra parte però l’impatto ambientale del turismo da crociera è fortissimo, è come avere vicinissimi interi quartieri galleggianti».


Diritti umani al centro
Un contrasto che continua a creare divari insostenibili. Se, come diceva Alex Langer, «la conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile», incalza Sepe, «l’ambientalismo senza lotta di classe è semplice giardinaggio», citando Chico Mendes. E ancora: «Il benessere e i diritti di tutti devono essere al centro». Per fare questo, sottolinea Daniele Sepe, che non ha mai interrotto il suo impegno politico e sociale, non bisogna cedere alla propaganda. «Io penso che sia importante, per una persona giovane, accedere a un lavoro dignitoso, pagato decentemente. Mentre c’è un gran discutere sui diritti civili, che spesso diventano terreno di scontro e che ci dividono. Mai avrei immaginato di vivere tra guerre e ingiustizia sociale un periodo storico così tremendo, ma non dobbiamo rinunciare a rivendicare il diritto a una vita migliore».
Diluvio universale
E mai come in questi tempi, proprio la musica può aiutarci ad alleggerire la nostra vita e una buona colonna sonora può cambiare le nostre giornate. Daniele Sepe non si ferma: «Abbiamo lavorato con il collettivo Capitan Capitone (costituito dalle migliori lame della Napoli contemporanea, ndr), al nuovo disco». Il primo brano, Il diluvio universale, è uscito nelle scorse ore, con molti apprezzamenti, sulle piattaforme streaming.
«Sono reduce dall’esperienza in Giappone – riprende – una bellissima avventura e quest’estate tornerò in tournée, riproponendo anche il progetto musicale su Victor Jara, il musicista cileno torturato e trucidato a Santiago, dopo il golpe a Salvator Allende, dai militari fascisti cileni».
Prima gli ultimi
E tra i prossimi progetti? «Non smetto di rileggere la musica tradizionale e popolare di tutto il mondo. A partire da quella napoletana. Un altro progetto che mi sta molto a cuore è la riscoperta delle musiche dei film di Totò. Spesso mi capita di scoprire che i più giovani non conoscono quella cinematografia, ma personaggi come Totò, Peppino De Filippo, Nino Taranto, sono nel nostro Dna».


E allora grazie Daniele Sepe, “cavallo pazzo e sovvertitore dell’ordine”, per questo viaggio tra le note e i diritti, senza mai dimenticare gli ultimi.