La tragica estate del 2022 e le parole di Draghi sul clima

L’ennesima catastrofe del clima, stavolta sulle Marche, conferma l'incombenza del caos climatico. Mentre le dichiarazioni d'intenti del Presidente del Consiglio cozzano con le politiche che si stanno preparando e una verità macroscopica: il riscaldamento globale non si può affrontare mentre il mondo è in guerra  
16 Settembre, 2022
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Finisce così, sempre che altri fenomeni non sopraggiungano, l’estate italiana del 2022. Con una nuova tragedia del clima che fa il paio, seppure i due eventi sembrino distanti anni luce fra loro, con il crollo del ghiacciaio sulla Marmolada costato all’inizio di luglio la vita a 11 persone, semmai qualcuno se ne fosse dimenticato.

Fenomeni imprevedibili, si dice.

Perché non si poteva sapere se e quando quel seracco sarebbe venuto giù dalla montagna e non si poteva immaginare che una normale perturbazione settembrina potesse generare, nel placido entroterra marchigiano, il finimondo cui stiamo assistendo. Apriranno fascicoli, per capirlo, al fine d’individuare giuridicamente chi ha la colpa di non aver avvertito o di aver avvertito troppo tardi le popolazioni. Sempre con lo sguardo concentrato sul dito, anziché sulla Luna. Vale a dire verso ciò che è più difficile cogliere: le cause profonde di queste manifestazioni estreme che si collocano agli apici di una stagione già segnata da una pesantissima siccità che provoca anch’essa delle vittime, seppure non tutte insieme.

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L’imprevedibilità è un altro concetto, un’altra verità scomoda con cui adesso bisogna fare i conti, nella civiltà digitale che ritiene di avere tutto sotto controllo, di cogliere ogni respiro del pianeta attraverso gli occhi infallibili dei satelliti artificiali, la modellistica, i sensori. Ma a cosa servono i dati se il caos climatico spariglia ogni previsione? Sembrano velleitarie adesso, come lo sono state dopo la tragedia delle Dolomiti, le dichiarazioni del presidente Draghi circa la necessità di affrontare con urgenza il problema del riscaldamento globale. Parole vuote, di circostanza, che impone la cronaca. E che cozzano con le politiche vere che si stanno preparando in vista del primo inverno senza il gas russo, dove si sbandierano le rinnovabili ma intanto si riaccende il carbone, si perpetra l’utilizzo delle fonti fossili a prescindere da chi governerà.

Veri e propri proclami, soprattutto, che stridono con la mancanza di una parola per la pace, come se la questione climatica possa risolverla un paese solo o una sola parte del mondo.

Sfugge questo dettaglio, macroscopico come la Luna: se davvero quella per il clima è la priorità bisogna far tacere subito le armi perché la pace con il pianeta non si fa senza quella fra i popoli. E il negoziato sulle emissioni, come quello che riprenderà a novembre con la Cop 27 di Sharm El Sheikh, in un mondo spaccato dalla guerra rischia di diventare un altro passo verso la resa. Di tutti.

 

Mielizia

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Marco Fratoddi
Marco Fratoddi, giornalista professionista e formatore, è direttore responsabile delle riviste Sapereambiente e Terraneamagazine. Insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino con un corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media dal quale è nato il magazine studentesco Cassinogreen. Insegna inoltre Comunicazione ecologica presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Partecipa come direttore artistico all'organizzazione del Festival della virtù civica di Casale Monferrato (Al), ha promosso la nascita del Festival europeo di poesia ambientale e del Poetry Village di Roma. Ha diretto dal 2005 al 2016 “La Nuova Ecologia”, il mensile di Legambiente, dove si è occupato a lungo di educazione ambientale e associazionismo di bambini, è stato fino al 2021 caporedattore del magazine Agricolturabio.info e fino al 2019 Direttore editoriale dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé futuro-Weec network di Torino. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014. Fa parte di “Stati generali dell’innovazione” dove segue in particolare le tematiche ambientali. Fra le sue pubblicazioni: Salto di medium. Dinamiche della comunicazione urbana nella tarda modernità (in “L’arte dello spettatore”, Franco Angeli, 2008), Bolletta zero (Editori riuniti, 2012), A-Ambiente (in Alfabeto Grillo, Mimesis, 2014), Tre domande sull'economia circolare (Mdc, 2024).
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