l'altra faccia della diversità

L’altra faccia della diversità

La diversità è ricchezza. Come si può evincere da questa intensa esperienza di educazione ambientale condotta in una scuola di Napoli, che ha portato a un ragazzo diversamente abile serenità e nuovi stimoli, ai suoi compagni empatia e un’accresciuta sensibilità LEGGI TUTTO IL SERVIZIO
13 Maggio, 2020
2 minuti di lettura

Quarantadue anni fa la Legge Basaglia stabiliva che le persone con problemi psichici non dovessero essere isolate e rinchiuse nei manicomi, ma accolte e integrate nella società, dando così il via a un processo di apertura sociale, di svecchiamento della mentalità e di valorizzazione della diversità e delle diverse abilità che va ben oltre la chiusura dei manicomi.

In ambito educativo le ricadute sono state importanti, permettendo a ragazzi diversamente abili di crescere e imparare insieme agli altri, con arricchimento reciproco, come ho potuto verificare spesso nella mia esperienza di educatrice. In particolare ricordo un progetto Por di qualche anno fa, “Siamo tutti ecoreporter” nato dalla collaborazione fra Legambiente e una scuola napoletana, l’istituto comprensivo Raffaele Viviani. I partecipanti – bambini degli ultimi due anni della Primaria – erano un gruppo vario e vivace, costituito da ragazzi di intelligenza straordinaria, ma anche da qualcuno con problemi di apprendimento e/o relazionale.

 

La piccola redazione di Siamo tutti ecoreporter
La piccola redazione di Siamo tutti ecoreporter

 

Fra tutti ricordo Carlo (nome di fantasia), un ragazzo affetto da un forma severa di sindrome di Down. Carlo, che aveva ripetuto diversi anni scolastici, non parlava salvo qualche rara parola strascicata, scriveva a stento il suo nome e aveva difficoltà a comunicare.

Ma si appassionò immediatamente alle lezioni, complice la didattica attiva e ludica e la chiara scelta della scuola che fin dal primo momento aveva messo a disposizione, oltre alla tutor, un’insegnante di sostegno con il ruolo di assistente, per consentirgli di partecipare.

Quando uscimmo a esplorare il territorio intorno alla scuola, mentre i suoi compagni intervistavano i passanti o prendevano appunti sulle emergenze individuate, Carlo osservava e riferiva, a suo modo, alla bravissima assistente che lo capiva al volo. E in classe, si divertiva per le slide con vignette sul doppio senso di parole come “bufala” e “coccodrillo”.

Nel frattempo il gruppo si era affiatato e i compagni lo coccolavano, scherzavano con lui, tolleravano i suoi scherzetti (si infilava sotto i banchi e scioglieva i lacci delle scarpe di chi gli stava simpatico, incluse me e l’assistente).

 

 

Quando fu il momento di produrre degli articoli da inserire nel nostro blog  Viva la Natura, fu chiaro che Carlo non avrebbe potuto scrivere un articolo, nemmeno lavorando in gruppo con gli altri. Ma volle dare comunque il suo contributo e, con l’aiuto dell’assistente, produsse due disegni che andarono a illustrare il blog insieme a quelli dei compagni.

 

Un disegno realizzato da Carlo durante l'attività di Siamo tutti eco-repor
Un disegno realizzato da Carlo durante l’attività “Siamo tutti ecoreporter”

 

A fine corso la Preside mi convocò e, con mia sorpresa e soddisfazione, mi riferì che i genitori di Carlo le avevano chiesto di ringraziarmi perché da tempo non vedevano il loro figlio così sveglio e partecipe. Ma – e qui sta la meraviglia – anche alcuni genitori degli altri ragazzi si erano detti contenti dell’effetto che la collaborazione con un ragazzo così diverso aveva avuto sui loro figli, rendendoli più empatici, più attenti agli altri e più pronti ad andare oltre la superficie nelle relazioni. Scrive Stefano Conforti nel suo “L’altra faccia della diversità” (Euroedizioni, Torino, 2002):

«Allora ho capito che sono sotto la sindrome di Down. E ho pensato: che me ne importa di essere diverso? Io sono come tutti gli altri, con delle difficoltà come tutti i cittadini… A una persona disabile non bisogna mai dire che ha difetti anche se ha difficoltà, ma bisogna farla sentire sicura, perché se è sicura di farcela ce la farà sicuramente. Non bisogna mai sottogiudicare una persona diversa. È bello che ci sia la diversità, perché se no saremmo in una uguaglianza di persone e cose».

Noi educatori sappiamo che l’apprendimento non è mai unidirezionale. Si impara gli uni dagli altri e Carlo ha insegnato a tutti noi che la diversità è ricchezza.

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