Sarà difficile, a Roma, trovare durante la calura dei mesi estivi un luogo più fresco e allo stesso tempo più suggestivo delle Terme di Caracalla: visitarle sarà occasione di scoprire non solo i due ambienti aperti per la prima volta al pubblico, ma anche (fino al 5 novembre 2023) la mostra Letizia Battaglia Senza Fine.
Riconosciuta come una delle figure principali nella storia della fotografia internazionale, per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo e per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia, Letizia Battaglia (per la sua biografia si rimanda al bel volume Mi prendo il mondo ovunque sia. Una vita da fotografa tra impegno civile e bellezza edito da Einaudi nel 2020, scritto in prima persona dalla fotografa insieme alla giornalista Sabrina Pisu) viene ricordata per il coraggio indomito che non ha mai smesso di dimostrare al tempo della collaborazione con il quotidiano L’Ora di Palermo, durante la sanguinosa guerra di mafia degli anni Settanta e Ottanta. Così ha spiegato Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma:
«Nel trentesimo anniversario degli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro la Soprintendenza le dedica questa mostra, inaugurando alla fruizione due nuovi ambienti delle Terme di Caracalla, per dimostrare come le sue immagini raccontino a tutto tondo un’epoca entrando a pieno titolo nella storia della fotografia».
Alla distanza di un cazzotto. O di una carezza
In quello che originariamente era un ingresso alla palestra occidentale dell’impianto, si viene accolti da Graziella, del 1983, uno dei lavori realizzati all’ospedale psichiatrico di Palermo: un giovanissimo volto femminile porge all’obiettivo un fiore. Soggetto e fotografa sono alla “distanza di un cazzotto o di una carezza”, come sempre consigliava di fare. Arduo trovare parole che sappiano rendere la bellezza da cui si viene travolti osservando lo scatto, sospeso nel vuoto, all’interno della magnificenza delle Terme. Merito sì delle dimensioni (le mura in alcuni tratti superano 30 metri di altezza) e delle mirabili decorazioni di uno degli edifici imperiali meglio conservati dell’antichità, ma anche dell’allestimento dell’esposizione, curato da Paolo Falcone (a cui si deve anche la bella mostra Letizia Battaglia.
Per pura passione, al MAXXI di Roma nel 2016-2017), in omaggio all’architetta Lina Bo Bardi che nel 1968 per la collezione d’arte del MASP-Museu de arte de São Paulo in Brasile sospese le opere con dei cavalletti di cristallo. Qui, i cristalli diventano una foresta sospesa, con le fotografie bifacciali di grande formato che abitano quattro differenti ambienti, venendo così a creare un’installazione aperta delle 92 opere esposte. «Questo nuovo progetto mantiene la tradizione di comporre un’opera unica, atematica, atemporale e priva di gerarchie dove fotografie iconiche, appunti di viaggio, vita quotidiana costruiscono una narrazione aperta per conoscere e scoprire i tanti aspetti di Letizia Battaglia. E la sua grandezza. Una costellazione di fotografie dove amore e dolore, dolcezza e dramma, passione e impegno, raccontano momenti della nostra storia», ha detto il curatore della mostra, Paolo Falcone.
Graziella, Rosaria, la mafia e tutto il resto
Passeggiando tra i fasti che furono della Roma imperiale e questa simbolica foresta di immagini in bianco e nero, si incontrano poco più avanti altri celeberrimi scatti. Come quello a Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, ucciso nell’attentato di Capaci, l’ultimo che Letizia Battaglia decide di fare ai fatti di mafia, dopo le stragi di Falcone e Borsellino e dei loro agenti di scorta, nel 1992, e la barbara uccisione di Padre Pino Puglisi a Brancaccio.
Nella sala “tepidaria con funzione di destrictaria”, un ambiente anticamente riscaldato in maniera moderata, con una vasca tiepida, dove detergere il sudore nel transito tra la palestra e i laconica, le saune, le immagini legate a Cosa Nostra si avvicendano con i tanti visi di bambine e bambini, protagonisti nella sua Sicilia come in Russia o in Turchia, o la serie di nudi femminili, tra gli ultimi progetti di Battaglia, prima della sua scomparsa nell’estate del 2022. A chiudere il percorso, Olimpia a Mondello, del 2020.
Durante il cammino, si attraversa una storia professionale spesso condivisa con Franco Zecchin, compagno di lavoro e di vita con cui per diciotto anni ha scritto una delle pagine più struggenti della storia della fotografia italiana.
Si penetra attraverso il suo sguardo nel cuore di Palermo, dove ricchezza e povertà convivono con rassegnata indifferenza, si entra nei vicoli, nei rioni, nei palazzi dell’aristocrazia, si approda nelle montagne innevate dello Utah, ci si immerge nelle atmosfere della prima manifestazione del movimento femminista.
Eros e Thanatos, da Pasolini a Piersanti Mattarella
E poi i volti celebri: Pier Paolo Pasolini al Cinema Turati durante un dibattito contro la censura, Franca Rame e Dario Fo sul palco della Palazzina Liberty, Enrico Berlinguer, Piersanti Mattarella, in un perenne dialogo tra Eros e Thanatos, tra immagini forti e dolci, poetiche e drammatiche, che hanno saputo catturare con profondo rispetto i loro soggetti. C’è tempo fino al 5 novembre 2023 per non perdere la mostra, senza dimenticare che l’iniziativa si inserisce nel Caracalla Festival 2023 del Teatro dell’Opera; nei giorni 25 e 28 luglio e 1° agosto presso il Teatro del Portico si terranno degli incontri dedicati a Letizia Battaglia e alla ricorrenza degli attentati alle chiese di Roma (il 28 luglio 1993). In questa occasione sarà presentato il volume Letizia Battaglia Senza Fine, edito da Electa, dedicato alla fotografa siciliana.