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Hy-Brasil, la leggendaria isola fantasma dell'Irlanda

L’isola che non c’è, gli arcipelaghi fantastici che hanno guidato le scoperte del mondo

Nel saggio pubblicato da Il Mulino, lo storico Antonio Musarra percorre un viaggio letterario fra isole del Mediterraneo e dell’Atlantico narrate fin dall’antichità, la cui ricerca ha permesso di ampliare il confine delle terre conosciute
19 Dicembre, 2023
2 minuti di lettura
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Le antiche carte geografiche medievali, tracciate su pergamene ingiallite, ricche di colori e con disegni che descrivevano il mondo conosciuto, indicano spesso la presenza di isole dai nomi poco noti: San Brendano, Thule, Hy-Brazil. Sono isole immaginarie e fantastiche, narrate per secoli dai letterati, che hanno attirato gli antichi navigatori verso la loro scoperta e permesso così di ampliare i confini del mondo. La storia di questi luoghi, che si tratti di arcipelaghi sparsi in mezzo all’Atlantico o di lembi di continenti nei mari del Nord, e della loro ricerca, è raccontata da Antonio Musarra, docente di Storia medievale presso La Sapienza Università di Roma, in L’isola che non c’è. Geografie immaginarie fra Mediterraneo e Atlantico.

Un viaggio letterario e reale, alla scoperta di isole immaginarie protagoniste di utopie, delusioni, conquiste.

 

Antonio Musarra. Professore associato di Storia medievale presso la Sapienza – Università di Roma

Mappe e miti

Come gli esploratori studiavano le mappe per raggiungere nuove terre, Musarra va alla ricerca delle isole “fantastiche” inseguendo le loro tracce nella letteratura classica, monastica e medievale: da Omero a Dante, passando per le saghe norrene e i diari di Colombo. Scritti nei quali si faceva riferimento a «arcipelaghi meravigliosi, baciati dal sole, dove sorgevano frutti spontanei e la fatica era assente», sparsi nell’Atlantico, o a «isole di fuoco e di ghiaccio, in cui il sole non tramontava mai» nell’estremo Nord.

Narrazioni che hanno alimentato il mito di questi luoghi, spesso mai trovati, e spinto i navigatori a dare forma e collocazione geografica alle isole della loro immaginazione.

È il caso delle Isole Fortunate, o Isole dei Beati, narrate, fra i vari, anche da Plinio il Vecchio e da Dante e identificate come le Canarie o talvolta come le Azzorre. È la storia dell’Isola di San Brendano, la fantastica isola-pesce dell’Atlantico il cui mito risale all’odissea monastica “Navigatio sancti Brendani”, che racconta i pellegrinaggi per mare dell’abate Brendano durante il VI secolo. Isola anch’essa identificata talvolta come una delle Canarie, altre come un’isola delle Azzorre. Oppure sono le vicende dell’Ultima Thule: isola leggendaria citata per la prima volta dall’esploratore greco Pytheas nel IV secolo a.C e che, durante l’epoca d’oro delle grandi esplorazioni, è stata attribuita geograficamente all’Islanda o alla Groenlandia, a lungo considerata l’estrema periferia settentrionale del mondo.

Viaggi reali e letterari

Come emerge dal racconto di Musarra, la ricerca di questi luoghi, il mito che li avvolgeva e la convinzione della loro esistenza, basata sui racconti del passato, hanno dato il via e hanno permesso molti viaggi fondamentali per la storia dell’umanità. È anche grazie alla leggendaria Antilia, o Isola delle Sette Città – mai raggiunta – che Cristoforo Colombo, per esempio, pianificò il suo viaggio verso oriente passando per l’Atlantico e scoprendo, alla fine, il Nuovo Mondo.

Con la stessa attenzione con la quale i marinai tengono la propria rotta, seguire Musarra nel suo viaggio letterario da Nord a Sud richiede concentrazione e un certo spirito di avventura.

Per ognuna delle isole indagate, l’autore usa come “mappa” i diversi riferimenti letterari lasciati nel corso dei secoli (fra i quali non è semplice districarsi) distinguendo ciò che è reale da ciò che è fantastico. Il suo racconto intreccia mito e realtà, immaginazione e storia. Con il mare a fare da collegamento. È questa, inoltre, l’idea di “isola” che emerge dal libro. «Uno degli spazi più frequentati dall’immaginazione», come scrive l’autore, che al tempo stesso però esiste nella realtà ed è stato motore di nuove scoperte.

Mielizia

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Enrico Nicosia
Enrico Nicosia
Giornalista e divulgatore, dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza”, ha partecipato in Mozambico ad un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, Saperambiente e Terraneamagazine alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare.
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